Il sacrificio del Cav. e il sì a Monti sul programma del Pdl hanno frenato lo spread

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Il sacrificio del Cav. e il sì a Monti sul programma del Pdl hanno frenato lo spread

13 Marzo 2012

Per la prima volta lo spread sui nostri BPT è sceso nella chiusura della scorsa settimana sotto quota 300 a 287, un livello che non si vedeva dalla fine di agosto dello scorso anno. Questo fatto si collega alla chiusura positiva della vicenda della crisi del debito pubblico greco, derivante dal fatto che i creditori privati con la maggioranza dell’83% hanno accettato la riduzione di 100 miliardi su 170 del debito di cui erano creditori con una perdita media sul valore nominale del 60 % (ma molto meno per chi ha comprato debito deprezzato ad alto tasso di rendimento).

E si collega al concomitante fatto che, a causa di ciò il Fondo europeo di stabilizzazione finanziaria eroga alla Grecia 120 miliardi di nuovi prestiti. Non si sa se la Grecia riuscirà a pagare i debiti residui negli anni a venire, dato che la sua economia  è in profonda recessione e quindi non riuscirà certo a pareggiare il bilancio o ad arrivarvi vicino. Il suo debito pubblico è ora è  il 120% del Pil. Ma il 60% di questo debito oramai è delle istituzioni internazionali: Fondo europeo di stabilizzazione finanziaria, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea e solo il 40% è sul mercato. Il fatto che l’83% dei creditori privati abbia accettato la ristrutturazione del debito, diventando titolare di titoli trentennali a basso tasso di interesse, che valgono il 40% di quelli originari con cui sono stati cambiati (ovvero fatti oggetto di swap) comporta, dal punto di vista legale, che la Grecia non è fallita. E questo genera un precedente positivo per l’eurozona. 

Dunque, lo spread sui Bund tedeschi dei nostri titoli pubblici decennali  si è avvantaggiato di ciò e ha potuto calare nella zona che indica sostanziale tranquillità , che è quella nell’area fra 240 e 290, sia pure per un breve intervallo. Va poi aggiunto che, comunque se questa è la causa prossima, quella meno prossima della discesa è la politica monetaria della Bce che ha iniettato oltre 500 miliardi di prestiti triennali all’1 per cento sul mercato dei finanziamenti alle banche, che possono dare, come garanzia, titoli pubblici e privati . Ciò ha reso possibile ad esse di acquistare debito pubblico con scadenze sino a tre anni senza alcun rischio, lucrando la differenza fra tasso a cui prendono il denaro e tasso di interesse sui presiti.

Ciò ha esercitato un effetto molto rilevante nel ridurre il costo del debito pubblico infra annuale, annuale, biennale, triennale e anche quadriennale, dato che le banche non rischiano nulla per i titoli sino a tre anni mentre per i quadriennali hanno un coefficiente di rischio solo sul quarto anno, cioè sul 25% del loro investimento in questione. La concorrenza fra banche a praticare queste operazioni ha fatto scendere il tasso di interesse sui titoli a breve e breve-medio termine, ma ha esercitato una influenza, che si va accentuando anche sui tassi dei titoli a lungo termine, come i BPT . Ciò perché le banche, le assicurazioni, i fondi di investimento e tutti gli altri operatori che si erano rivolti ai titoli pubblici (ma anche privati) a breve e breve-medio termine data la loro elevata remunerazione, adesso, che il tasso di interesse su questi titoli si è di molto ridimensionato, tornano ai titoli a medio-lungo e lungo termine e la concorrenza fra di loro esercita una riduzione anche sui loro tassi.

Va aggiunto che i tassi sui titoli sono collegati fra di loro dal fatto che si può finanziare l’acquisto di titoli a lungo termine mediante indebitamenti a breve-medio termine, lucrando il differenziale fra i rispettivi tassi. Questi quindi tende a ridursi, sino al punto derivante dal margine di rischio degli impieghi a più lunga scadenza. Quest’ultima riflessione aiuta a capire che c’è una riduzione di rischio che consente che i BPT siano scesi sotto quota 300 sia pure solo temporaneamente e comunque siano poco sopra quota 300 o ora oscillino in tale ambito. Sino a poco tempo fa erano vicino ai 500 punti di spread. Ciò non dipende solo dalla Grecia e dalla Bce, dipende anche dal fatto che i rischio Italia è tornato ad essere quello che si percepiva alla fine di agosto. Cioè  prima che intervenisse la grande svolta derivante dal fatto che gli Usa furono costretti a modificare per legge il tetto al loro debito e ci fu una crisi del dollaro che indusse la Federal Reserve e gli operatori finanziari Usa a tirare i remi in barca, a disinvestire in euro, a comprare il debito del governo americano che altri vendevano.

I mercati internazionali cominciarono a dubitare nell’euro, in quanto mentre la Fed interviene a comprare debito pubblico per sostenere la finanza pubblica del  dollaro, sin che è necessario, la Bce non fa (e legalmente non può fare) altrettanto perché il suo statuto le vieta di finanziare i deficit pubblici . Siamo tornati alla situazione di metà agosto, perché i fattori di turbativa dei mercati finanziari di origine internazionale si sono placati , in quanto la Bce ha agito, sia pure con strumenti diversi dalla Fed a sostegno delle finanze pubbliche dell’eurozona, mentre la Grecia è stata salvata con uno sforzo comune. Ma se il governo Berlusconi non avesse varato 75 miliardi di misure correttive del bilancio pubblico e il governo Monti non  ne avesse varati altri 25 per garantire il pareggio entro il 2013 nonostante il peggioramento congiunturale e non avesse fatto la riforma delle pensioni, secondo il programma del Pdl osteggiato dalla Lega Nord, ora lo spread sui nostri titoli pubblici non sarebbe nell’area fra 300 e 280, ma sopra .

E se non ci fossero stati gli ostacoli del Pd e della Cgil alla riforma dei contratti di lavoro prevista dall’articolo 8 del decreto di agosto, che comporta le contrattazioni aziendali con possibile deroga alle rigidità dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori nella sua attuale consolidata interpretazione, il ministro Fornero avrebbe potuto varare la modifica dell’articolo 18 richiestaci dalla Commissione europea e dalla Bce, con riferimento a questi contratti di secondo livello. Ed ora lo spread sarebbe già sotto quota 300. Il sacrificio fatto da Berlusconi dimettendosi spontaneamente e successivamente sostenendo un governo tecnico in cui non ci sono tecnici di area Pdl nel settore economico-sociale ma che attua il programma che lui avrebbe voluto attuare, se non ci fossero stati gli ostacoli frapposti da Lega, Tremonti, scissionisti finiani e dalla rabbiosa campagna contro la sua persona, si è rivelato molto utile alla nazione. Berlusconi e il Pdl hanno fatto la scelta giusta, di interesse generale, dimostrando un senso di responsabilità e una maturità di cui altri leader, come Bossi e altri partiti, come la Lega Nord non hanno dato prova.

E’ comprensibile che un partito di sinistra contrario all’economia di mercato rimanga ora all’opposizione, ma non è comprensibile che lo faccia un partito che dovrebbe rappresentare le partite Iva e il Nord che produce. Hanno preferito il “particolare” dei loro interessi scarificando anche la causa federalista, che comporta sensibilità per gli obbiettivi complessivi del paese,  ma non hanno diritto di denigrare chi ha preferito l’interesse generale, mettendo a rischio gli immediati destini elettorali.