Il Sanlorenzo non sfigurerebbe al centro di Parigi o New York

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Il Sanlorenzo non sfigurerebbe al centro di Parigi o New York

16 Ottobre 2009

Locale molto bello, elegante, alquanto algido, decentrato rispetto ai percorsi del turismo di massa, ma pur sempre centrale, assai ben frequentato, ad esclusiva vocazione ittica, con pesce di indiscutibile e assoluta qualità, fornito in dosi tendenzialmente omeopatiche, dall’accoglienza perfetta al pari del servizio, decisamente caro, con una cantina straordinaria, ricca di etichette italiane (suddivise per regioni) e internazionali, munito anche di una sala per fumatori.

Le poche note che precedono reputo possano assumersi alla stregua di un’alquanto stilizzata ma esaustiva rappresentazione di una realtà di ristorazione consolidata, che, ormai, è doveroso definire come uno dei più importanti locali della Capitale. Il Sanlorenzo è costantemente cresciuto di qualità nel corso degli anni, sino ad acquisire quella che potremmo definire una “taratura internazionale”. In effetti, esso non sfigurerebbe affatto, tra esercizi di pari livello, se magicamente ricollocato a Parigi o a Londra (e, fors’anche a New York), caratteristica, quest’ultima, veramente non riproponibile per la maggior parte dei locali romani “di prima fascia”, magari anche validi, ma per lo più inguaribilmente “de noartri”.

Per chi da decenni pratica da utente la ristorazione dell’Urbe, le visite in loco – certo di per sé sempre assai gradite – non mancano, tuttavia, di riportare alla mente la brevissima ma divertente stagione di vita del ristorante che ha preceduto, negli stessi locali, Il Sanlorenzo. Credo si chiamasse La tavola scarlatta ed era stato realizzato in ragione della fortissima ma un po’ visionaria passione per i fornelli di Fulvio, un brillante cuoco non professionista, malauguratamente sprovvisto delle specifiche capacità organizzativo/imprenditoriali, che, ancor prima delle derrate alimentari, sono la materia di base fondamentale per chi vuole seriamente e durevolmente praticare il difficile mestiere della ristorazione.

Dei pochi mesi di attività de La tavola scarlatta restano il ricordo di uno straordinario pollo alla brasiliana (un coq au vin gagliardamente carico di peperoncino), della grazia, della simpatia e della competenza di una giovanissima sommellier, degli enormi, meravigliosi sottopiatti laccati di un infuocato colore (ovviamente) scarlatto, i quali accendevano di allegria i tavoli e l’umore degli avventori. A ben pensare, si può forse rilevare che all’impeccabile ma, come si è detto, assai algida eleganza de Il Sanlorenzo forse gioverebbe recuperare il tocco di colore che quei sottopiatti offrivano.

Circa il menù del nostro locale non occorre dilungarsi: il tutto ruota intorno alla straordinaria esposizione di pesci e crostacei che gli avventori  possono ammirare, nel loro variopinto e luccicante splendore, appena entrati, appoggiati davanti al bancone degli aperitivi  (a sua volta prospiciente la cucina “a vista”),  quali perfetti modelli per i più sontuosi dipinti di Giuseppe Recco. Tutto ciò che non proviene dal mare, dai primi piatti ai dolci, dal pane alle verdure, per finire ai sorbetti e alla piccola pasticceria risulta assolutamente a puntino, tanto per qualità delle materie prime quanto per lavorazione.

Circa la già richiamata sontuosità della cantina (si sfiora il migliaio di etichette, con la presenza di vini di straordinario livello) occorre solo aggiungere che i ricarichi sono in linea con il posizionamento tipologico del locale, pur non mancando la possibilità di individuare qualche valida bottiglia a prezzo contenuto. Il ristorante si colloca in una fascia di costo alta, con un corretto rapporto qualità/prezzo.

Il Sanlorenzo Via dei Chiavari, 4/5 – Roma – Telefono: 06/6865097 – chiuso la domenica