Il segno della croce, scandalo vero tra finte trasgressioni

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Il segno della croce, scandalo vero tra finte trasgressioni

08 Marzo 2021

Cosa posso fare, a Sanremo, per farmi notare? E’ la domanda che gli artisti che partecipano al festival si pongono con ansia, nel timore che il passaggio sul palco dell’Ariston si risolva in un’occasione mancata, un’apparizione dimenticabile. Cosa inventarsi, disponendo raramente di vero talento? Come evitare che una canzone poco interessante si perda nel mucchio di tante altre? Cosa fare, visto che il confronto con l’ultraottantenne Ornella Vanoni, con la sua straordinaria capacità di interprete, è impari?

La risposta al tormentoso quesito è: puntare sulla trasgressione. Però la trasgressione oggi non è cosa facile, anche perché deve essere spettacolarizzata, e dunque banalizzata. Deve essere immediatamente comprensibile, alla portata di tutti, e non deve comportare nessun vero scandalo. Insomma deve essere una trasgressione finta, mai veramente disturbante, qualcosa di vagamente pruriginoso ma che non ferisca nel profondo, che smuova solo certezze già smosse. Piercing e tatuaggi sono roba abusata e vecchissima, i piedi nudi li usava già Sandie Shaw negli anni Sessanta, il velo da sposa non colpisce nessuno dopo il pancione esibito a suo tempo da Loredana Berté, le parolacce nei testi sono acqua fresca, chiamarsi Rappresentante di Lista o Willie Peyote è un giochino da ragazzi, il sangue finto che esce dagli occhi fa ridere con tutte le immagini splatter che girano, e persino i baci  omosex si sono già visti a Sanremo, ma soprattutto si vedono ormai in prima serata in ogni fiction Rai che si rispetti.

Achille Lauro ha provato a rinverdire le polemiche, facendo risentire voci, riconoscibili e note, che esprimevano critiche nei suoi confronti, durante l’ esibizione dell’ultima serata. L’impatto però è stato debole, le conseguenze sui media scarse. Le discussioni sul festival hanno riguardato più che altro il calo di ascolti e l’effetto vagamente deja vu di tutto lo spettacolo, la disaffezione di telespettatori un po’ annoiati che, nonostante la clausura forzata e la mancanza di alternative, hanno preferito andare a dormire piuttosto che sorbirsi Sanremo.

Però, in realtà, una trasgressione si è vista, anzi, intravista. E’ stato un gesto poco visibile, certo non plateale, ma essendo davvero trasgressivo, ha immediatamente suscitato proteste. E’ il segno della croce fatto da Amadeus, prima che lo spettacolo iniziasse. “Il segno della croce prima di entrare sul palco? L’ho fatto anche l’anno scorso. Sono molto credente, ringrazio Dio in qualsiasi momento della giornata. L’ho fatto in modo naturale, senza ostentare né mancare di rispetto a nessuno.” Eppure, benché effettivamente non ostentato, il gesto è stato notato. “Il gesto di Amadeus si incastra perfettamente in una tv pubblica orientata a promuovere il cattolicesimo, spendendo soldi pubblici per farlo”. È l’accusa dell’Unione atei italiana, mentre commenti negativi sono stati espressi anche da esponenti musulmani.

Un piccolo, veloce segno della croce può allarmare qualcuno, in un’epoca in cui niente riesce davvero a scandalizzare i benpensanti? Certo. Il nuovo conformismo veste panni diversi da un tempo, e i gesti che erano considerati provocatori non sollecitano più alcuna reazione. Ma la croce… la croce è stata sempre scandalosa, e continua ad esserlo. Quel Dio che si fa uomo, che è disposto a morire per amore delle sue creature, sconvolge ogni supponente buonsenso, ogni radicata mediocrità. In una società che non sa più guardare verso l’alto, che limita il senso dell’esistenza nel consumo dell’ora e qui, la croce è un richiamo a una dimensione che non si vuole considerare, che fa paura. E accade che di fronte a un piccolo, rapido segno della croce, si possa restare sconcertati.