Il senso di sicurezza facilita il complotto
01 Luglio 2011
– Il cugino di Tano Mendo ha inglobato tutto. Ma non credo sia farina del suo sacco: lo conosco e ti assicuro che è un emerito imbecille.
– Secondo te da chi prende gli ordini?
– Non saprei dirtelo, Laerte. Ma so come li riceve. Il mio uomo li ha visti mentre si scambiavano gli ordini: un tale che nessuno ha mai visto si fa seguire da uno scagnozzo di Peppe Mendo, il giornale che fa finta di leggere lo butta per terra e subito quello che lo segue lo legge e poi se lo mette in tasca.
– Quindi gli ordini sono scritti sul giornale proprio come se si trattasse di una lettera.
– Sì.
– Oggi ho visto che alcuni ragazzi hanno sparato a uno dei Berillo. Mi sai dire chi fossero i ragazzi?
– Tutto sommato penso che si trattasse proprio della banda di Mendo. Ricordati che si tratta di persone nuove. Da quando Tano è morto, molti sono stati presi: si sono espansi. È incredibile che siano bastate poche ore! Peppe ha portato all’interno del clan alcune sue conoscenze. Si tratta di spietati assassini, ma sanno il fatto loro.
– Mi sai dire come mai quello camminava così tranquillo per Piazza del Ferrarese senza nemmeno una scorta?
– “Il senso di sicurezza facilita il complotto”.
Per una strana coincidenza, la frase che aveva citato Ricky faceva parte della stessa scena del “Giulio Cesare” di Shakespeare che mi aveva inviato Massimiliano prima di morire.
– Da quando è morto Mendo, tutti quanti abbiamo allentato la tensione. Quel bastardo non rispettava le regole, aveva le mani in pasta dappertutto. Era una vera e propria piaga per tutti. Adesso il problema è questo sconosciuto che dà ordini a Peppe. Nessuno avrebbe potuto prendere il posto di Tano, a meno che non fosse stato proprio lui a designarlo come proprio successore.
Bisognava scoprire quanto prima chi fosse lo sconosciuto. Doveva essere un tipo pericoloso quanto e più di Tano, che aveva captato la vulnerabilità dei concorrenti di Peppe Mendo.
(Fine capitolo 9)