Il Sud non ha bisogno di un nuovo partito (e nemmeno il resto d’Italia)

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Il Sud non ha bisogno di un nuovo partito (e nemmeno il resto d’Italia)

20 Luglio 2009

1. Da alcune settimane sull’arena politica nazionale ha fatto la sua comparsa un fantasma: il Partito de Sud. All’inizio era sembrata la solita trovata siciliana, furba ma non intelligente, utile solo per elevare il potere contrattuale del Governatore Lombardo nell’intricata partita politica del rimpasto della Giunta siciliana. Una trovata perfettamente ascrivibile al noto adagio secondo cui quella siciliana sarebbe una grandissima intelligenza applicata al nulla.

 

Nelle settimane successive però la cosa comincia ad assumere un’altra consistenza e, in attesa che il Presidente Berlusconi assuma una chiara posizione in proposito, l’intera classe dirigente del PdL (e non solo) comincia a confrontarsi sul tema. C’è ad esempio una corrente di “pensiero” che sostiene che una prospettiva del genere non sarebbe affatto sgradita al Cavaliere, perché tatticamente gli consentirebbe di confrontarsi da posizioni di maggiore forza con il riottoso alleato leghista. Sul punto però occorre essere estremamente chiari, perché da un eccesso di tattica politica sopraffina ne possono derivare disastri strategici per il Paese (e per il Pdl).

2. La prospettiva di regionalizzare la politica italiana non è affatto una buona prospettiva. L’attuale sistema politico nazionale sta faticosamente cercando di portare a compimento quella ristrutturazione integrale avviata con il crollo dei partiti della prima repubblica. Lo scenario naturale di tale transizione è l’emersione di due grandi partiti a vocazione maggioritaria che si contendono la leadership politica cercando di attrarre i voti degli elettori moderati che si posizionano al centro. Ciò accade in tutte le democrazie avanzate e rappresenta la migliore garanzia di una politica equilibrata ed efficace.

3. L’esperienza della Lega Nord non è riproducibile al Sud. Non è riproducibile per ragioni storiche e per ragioni culturali. Storicamente la Lega nacque nel pieno della fase terminale della Prima Repubblica ed anzi rappresentò un potente fattore di accelerazione di quella crisi. Nacque essenzilamente come strumento per dar voce ai ceti produttivi del Nord che a causa della crisi della Democrazia Cristiana e dell’involuzione del Partito Socialista erano di fatto rimasti senza rappresentanza politica. Ed è evidente che nessun Paese può reggere a lungo se le aree geografiche trainanti del sistema rimangono fuori dal circuito della rappresentanza democratica. Oggi la nascita di un Partito del Sud avrebbe l’unico effetto di bloccare la transizione politica verso un assetto bipolare e far precipitare la politica italiana verso esiti balcanici.

4. In ogni caso quella della Lega rappresenta in una certa misura un’anomalia che trova la sua ragion d’essere proprio nella persistenza della questione meridionale. Quando il Paese avrà veramente superato il carattere duale che da sempre lo caratterizza, il ruolo della Lega sarà di fatto esaurito. E si tratta di un’anomalia al tempo stesso utile e pericolosa. Utile perché costringe tutti a confrontarsi con la domanda di modernizzazione, di efficienza, di sicurezza pubblica, di riduzione dello statalismo e della pressione fiscale che proviene con forza dalle regioni del Nord. Pericolosa perché sempre tentata dal cadere nella tentazione del separatismo, del settarismo, del razzismo, del clientelismo in versione padana. Ma la nascita di una “contro-Lega” al Sud non farebbe che azzerare i benefici ed esaltare i pericoli insiti nella presenza della Lega al Nord.

5. In ogni caso il Sud non appare attrezzato per imbarcarsi in una strada così complessa. Quarant’anni di assistenzialismo, di connivenza con la criminalità organizzata, di interventismo statale inefficiente, di sperpero di danaro pubblico hanno anche minato in profondità le capacità della classe dirigente meridionale. Le entusiastiche adesioni al progetto che immediatamente sono arrivate da Bassolino e Loiero si commentano da sole. Un partito del Sud potrebbe nella migliore delle ipotesi assurgere al ruolo di sindacato del Mezzogiorno nella rivendicazione di maggiori risorse che poi (come già oggi accade) rimarrebbero in buona parte inutilizzate e per la restante utilizzate male.

6. Ma il Sud non ha bisogno tanto di maggiori capitali pubblici, ha bisogno piuttosto di innovazione politica. L’approccio alla questione meridionale che abbiamo seguito in questi (fallimentari) sessant’anni è stato centrato sul finanziamento a carico dello Stato diretto o indiretto di iniziative imprenditoriali con l’obiettivo di surrogare la cronica insufficienza dei capitali e dell’iniziativa imprenditoriale privata. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’ultimo tentativo, la c.d. programmazione negoziata, che grazie al coinvolgimento degli enti territoriale e dei sindacati, avrebbe dovuto garantire maggiore efficacia e maggiore qualità alle nuove iniziative imprenditoriali, presenta un bilancio costi-benefici raccapricciante.

7. Per superare gli atavici problemi del Sud non c’è altro da fare se non intervenire con decisione sulle cause (emergenza sicurezza pubblica, deficit infrastrutturale, scarsa qualità del capitale umano) che tutt’oggi rendono meno conveniente l’investimento privato al Sud (che è la vera causa de mancato decollo dell’economia meridionale) e nell’attesa che tali cause siano rimosse cercare di compensare in qualche le imprese che decidano di investire nel Mezzogiorno. Come? Si potrebbe ad esempio pensare ad una forte riduzione del carico fiscale per le nuove imprese nate al Sud che vada a compensare almeno parzialmente i maggiori costi che tali imprese inevitabilmente incontrano. Ma una prospettiva del genere (che avrebbe pure un costo moderato per il bilancio dello Stato) non sembra entusiasmare i cantori del nuovo meridionalismo. Non sarà forse perché una misura di semplice riduzione fiscale non avrebbe alcuna ricaduta in termini di intermediazione politico-burocratica e di clientelismo?

8. Non di un nuovo partito il Sud ha bisogno. Ma di una nuova politica. Una politica in cui siano chiari e ben distinti il ruolo dello Stato e quello del mercato. Il Sud ha già di suo grandi problemi … ci manca solo che debba occuparsi del Partito del Sud!