Se da un lato la Basilicata è la regione dove il Covid-19 ha mietuto meno vittime, dall’altro è una delle regioni del mezzogiorno che va incontro ai problemi di povertà che Gaetano Quagliariello e Nicola Benedetto hanno esposto ieri su questo giornale. Dopo l’intervista al governatore della Liguria Giovanni Toti abbiamo chiesto al Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi come sta affrontando l’emergenza Coronavirus e cosa pensa delle proposte per il Sud lanciate ieri sull’Occidentale.
Presidente, mentre al Nord si discuteva se chiudere tutto o meno, lei sin da subito ha avuto un approccio deciso nel contenere il contagio dal Covid-19 emanando ordinanze che hanno portato poi a “isolare” la Basilicata, cosa che le ha attirato non poche critiche. Ne è pentito?
No, assolutamente. Non è il momento delle recriminazioni e delle polemiche, è il tempo delle scelte. E le mie scelte, oggi come allora, sono improntate al principio che la salute viene prima di ogni altra cosa. Per questo firmai l’ordinanza del 23 febbraio, dopo che in Lombardia era stata annunciata la chiusura delle scuole e delle università. Quel giorno mi arrivarono tantissime telefonate di persone preoccupate, che chiedevano se c’era o meno il rischio che i nostri ragazzi, che in quelle ore stavano ritornando in massa dalle sedi universitarie, potessero in qualche modo contagiare i loro parenti. Il rischio era più che concreto, e così a notte fonda firmai per l’obbligo di quarantena per chi ritornava dal Nord Italia. Un provvedimento che ha solo anticipato, in realtà, misure ben più restrittive attuate su tutto il territorio nazionale. Ed oggi mi pare ci sia la necessaria consapevolezza che bisogna avere la forza di andare avanti con i sacrifici richiesti”.
Oggi l’Italia intera viene considerata una grande e unica “zona arancione” praticamente al pari della Lombardia. Secondo lei, era necessario differenziare le strategie di contenimento del contagio tra Nord e resto d’Italia?
Era ed è ancora oggi necessario. Così come, all’interno delle regioni, è necessario individuare e isolare immediatamente i possibili focolai del virus, come abbiamo fatto nei casi di Moliterno, Tricarico e Irsina. La stessa comunità scientifica è concorde nel sostenere che in questa inedita situazione solo misure drastiche possono evitare o quantomeno ritardare l’espansione dei contagi. Ecco perché in Basilicata abbiamo adottato ogni misura utile a tutelare il nostro territorio e nostri cittadini. Sappiamo di chiedere uno sforzo enorme ai lucani ma dobbiamo farlo. E contemporaneamente stiamo definendo misure straordinarie per tutelare le famiglie, il mondo del lavoro e le imprese.
Se il Sud “pre-virus” era un malato cronico, ora rischia definitivamente il collasso. Per metterlo almeno in “terapia intensiva”, la sua giunta ha stanziato fondi per una social card al fine di tamponare i primissimi bisogni delle famiglie. Crede che questa possa diventare una misura nazionale?
Credo proprio di si, e mi risulta che altre Regioni stiano pensando a qualcosa di simile così come a livello nazionale si parla di estendere misure di contrasto alla povertà quali il reddito di cittadinanza. Il provvedimento a carattere emergenziale che abbiamo adottato è rivolto alle famiglie che si trovano in gravi difficoltà e che non hanno alcun sostegno, ma naturalmente non è il solo. Ci saranno altri provvedimenti per le famiglie ed abbiamo attivato misure per la cassa integrazione in deroga e per il sostegno alle imprese che subiranno gravi ripercussioni da questo momento così drammatico. Altre importanti iniziative sono allo studio.
Dal punto di vista della sua regione, quali sono i problemi economici più gravi che il Sud si troverà ad affrontare?
È l’intero sistema economico del Sud e della Basilicata ad essere messo a dura prova dallo stop forzato alle attività produttive. Penso innanzitutto al settore agricolo, a quello turistico e ai trasporti, ma anche le attività di commercio al dettaglio, che con gli artigiani sono il cuore pulsante dell’economia di prossimità. Sta a chi governa ad ogni livello il compito di operare con serietà per governare l’emergenza e per provare a immaginare già da oggi i meccanismi per promuovere la ripresa produttiva. Noi stiamo cercando di farlo.
Volendo rivolgere un appello al governo nazionale, cosa chiederebbe per evitare o almeno contenere il contagio economico del Sud?
Mentre l’emergenza sanitaria continua e richiede uno sforzo eccezionale per la gestione di tutte le problematiche connesse alla tutela della salute dei cittadini, chiediamo al Governo nazionale di fare uno sforzo per cominciare a ripensare una seria politica di investimenti e di opere pubbliche per il Sud e per l’Italia, che uscirà certamente più debole dalla crisi. Ma se è vero che “nulla sarà più come prima”, così come si sente dire da più parti, occorrerà presto anche una riflessione sulla leva fiscale: per favorire lo sviluppo bisognerà abbassare le tasse ai cittadini e alle imprese, che devono trovare vantaggi localizzativi e nuovi incentivi. E la stessa Europa non potrà più essere quella dei divieti e dei vincoli, che rimandano a una stagione da considerare definitivamente conclusa.