Il taglio dei costi non intacca il valore delle esposizioni della GNAM
06 Novembre 2012
di Carlo Zasio
Roma, prima domenica di novembre, mattinata uggiosa: i pochi passanti su via delle Belle Arti possono assistere a una scena inedita all’ingresso della Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Sullo scalone monumentale del museo si snoda una lunga fila di turisti italiani e straneri in attesa mentre il solo addetto alla biglietteria, con pazienza, cerca di sfoltire con solerzia la coda.
All’interno, centinaia di visitatori, superata la prima sala rinnovata lo scorso febbraio con l’installazione Passi di Alfredo Pirri, affollano le sale dove gli allestimenti consueti sono arricchiti dalla mostra Paul Klee e l’Italia e dagli eventi espositivi dedicati a Gino Marotta e all’artista israeliano Shay Frisch. Decine di bambini, invece, giocano all’interno dell’installazione Foresta di menta dello stesso Marotta o danno libero sfogo alla propria creatività nel laboratorio didattico fortemente voluto dalla Soprintendente Maria Vittoria Marini Clarelli, inaugurato proprio con la mostra di Klee e destinato a divenire uno spazio permanente della Galleria.
Folla vitale, dunque, nonostante le critiche decise rivolte alle curatrici Tulliola Sparagni e Mariastella Margozzi per una mostra priva del sostegno e dei prestiti del Zentrum Paul Klee di Berna, detentrice della più grande collezione di opere – oltre 4.000 – dell’artista svizzero, con molti quadri provenienti da collezioni private e composta in gran parte da tele di artisti suoi contemporanei. Lo spettacolo è ancor più sorprendente per chi è abituato a frequentare i saloni solitamente rarefatti di questo splendido museo ed è il segno di una visione lungimirante che porta ad investire nell’offerta culturale e rinnovare gli spazi espositivi con una intelligente alternanza e dialogo tra la collezione permanente, le mostre temporanee e le tantissime opere presenti nei depositi.
Una scelta senza dubbio dettata da esigenze di contenimento della spesa – meno prestiti internazionali con conseguenti risparmi sui costosi trasferimenti e gli altissimi premi assicurativi – ma che non intacca la valenza scientifica dell’esposizione che, val la pena ricordarlo, è il primo obiettivo di ogni museo e sulla lunga distanza viene sempre premiata dal pubblico.