Il taglio del rating, le toppe di Padoan e le bugie di Renzi
24 Aprile 2017
di Carlo Mascio
L’agenzia internazionale Ficht ha tagliato il rating dell’Italia dalla categoria BBB+ alla categoria BBB. In poche parole, significa che per il nostro Paese sono aumentati i rischi finanziari dovuti, come ha precisato l’agenzia, al “fallimento” dell’opera di riduzione del debito pubblico – che ha esposto il Paese “a potenziali shock sfavorevoli” – e ai “rischi politici” che dipendono da governi sempre più “deboli ed instabili”. Elementi che dovrebbero richiamare a una assunzione di responsabilità chi ha guidato il Paese negli ultimi anni, ovvero Matteo Renzi.
Intanto il ministro Padoan, per salvare il salvabile, ha cercato subito di metterci una toppa. E da Washington, dove stava partecipando agli incontri del Fondo Monetario internazionale, ha tuonato contro il responso dell’agenzia di rating: “non accetto la parola fallimento” per poi tornare alla carica con il solito mantra del debito pubblico che “si sta stabilizzando”. Peccato però che quello di Ficht è solamente l’ultimo di una lunga serie di dati che smentiscono la tesi del Ministro dell’Economia. Solo per citarne alcuni, Bankitalia ha stimato che negli ultimi tre anni, durante il governo Renzi, il debito pubblico è aumentato di ben 135 miliardi di euro. E i dati diffusi da Unimpresa, analizzando l’ultimo Def, confermano che la tendenza per il futuro non è affatto rosea: secondo l’associazione, il debito aumenterà di altri 45 nei prossimi tra anni. Tradotto: il fallimento tratteggiato da Ficht è vero.
Immaginiamo che Padoan, in cuor suo, tutto questo lo sappia bene. E se da un lato ha cercato di difendere Renzi e le sue evidenti responsabilità per la critica situazione dei conti pubblici, dall’altro però sembra condividere la posizione di Ficht, secondo cui l’attuale situazione è legata ai “rischi politici in aumento dovuti a governi deboli e instabili”. Espressione, quella che trova d’accordo il ministro, che, dopo le pressioni renziane sulla manovrina, suona come un messaggio in codice all’ex premier: basta minacce e incursioni che mettono a repentaglio la stabilità del governo.
Renzi, dal canto suo, risponde alle critiche sui conti con il ritornello del momento: “Il mio governo ha lasciato un tesoretto di 47 miliardi”. Salvo poi scoprire che si tratta del solito effetto annuncite, stavolta a lunghissimo termine. I 47 miliardi previsti per il “Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese”, istituito dal suo governo, sono stati solo “assegnati” dal 2017 al 2030. Per cui, si tratta di fondi virtuali da trovare di anno in anno. Insomma, nulla di nuovo: è il solito Renzi che fa di tutto pur di mascherare i suoi disastri, solo che ormai sono sotto gli occhi di tutti.