Il tempo del debito pubblico vola e non si ferma mai
26 Ottobre 2010
Un secondo vale oro. Perlomeno quello che registra il nostro debito pubblico. Eredità degli anni Settanta e Ottanta, il debito pubblico italiano in tutti questi anni ha rubato risorse all’economia. Risorse che si sarebbero potute impiegare per avviare vere stagioni di riforme, per abbassare le tasse, per finanziare gli investimenti o completare quelli già avviati. E invece il debito pubblico ha finito per pesare – e pesa, oggi più che mai – come un macigno sulla crescita e sullo sviluppo. La sua riduzione è quindi un obbiettivo ineludibile e prendere coscienza della sua entità (mostruosa) non può che far bene a questo Paese e a ogni suo abitante.
E’ per questo che anche l’Occidentale ha deciso di “indossare” un orologio che scandisce il tempo del nostro debito pubblico. A fornircelo ci ha pensato chi da anni promuove un punto di vista autenticamente liberale: l’Istituto Bruno Leoni, che sulla sua home page ha reso pubblico, visibile, tangibile, l’ingombrante fardello-verità che ci trasciniamo dietro.
Quanto vale il debito pubblico italiano? Si chiede l’Ibl. E la risposta è eloquente: questo debito a 13 cifre (valore riferito al 31 luglio 2010) equivale a circa 30.724 euro per ogni italiano, inclusi neonati e ultracentenari, ovvero 80.327 euro per ogni occupato. Tra gennaio e luglio 2010 il debito pubblico è aumentato di 50.100.143.820 euro, più di 7 miliardi al mese, 236 milioni al giorno, quasi 10 milioni di euro all’ora, 164.112 euro al minuto.
Ogni secondo, questo debito immenso è cresciuto di 2.735 euro, più di quanto guadagni una famiglia media in un mese. E il Bruno leoni lo registra ogni tre secondi (la stima dello stock di debito si basa su – e viene continuamente corretta con – i rapporti mensili della Banca d’Italia). Obiettivo: aiutare i cittadini a capire perché e in quali termini si parla così di frequente – ahinoi – di "debito pubblico record", oppure cosa si intende quando si dice che siamo gravati di un debito pari a circa il 120 per cento del prodotto interno lordo. Perché rendere accessibile a tutti la mostruosità del nostro debito pubblico se da una parte dà la misura dell’irresponsabilità della nostra classe politica, dall’altra ci fornisce una fotografia degli oggettivi vincoli di finanza pubblica a cui il nostro paese deve sottostare.
In attesa di tempi migliori, per capire quanto e perché sia necessaria una politica del rigore, basta vedere "che ora è" nell’orologio dell’Ibl. Con la speranza che il tempo, per una volta, rallenti.