Il trasporto ferroviaro resta il più sicuro, ma il sistema va rifondato

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Il trasporto ferroviaro resta il più sicuro, ma il sistema va rifondato

01 Luglio 2009

 

Nell’attesa che le Autorità competenti si esprimano in merito al recente disastro ferroviario di Viareggio, sembra piuttosto evidente che da un po’ di tempo a questa parte la percezione comune sia quella di un sistema, quello dei trasporti in generale, sempre meno sicuro e maggiormente soggetto al verificarsi di eventi negativi.

Il trasporto ferroviario rimane di gran lunga il più sicuro se confrontato con quello aereo, stradale e navale, ma la tragedia dovrebbe tuttavia spingere la politica ad interrogarsi sui costi di un assetto che si ispira da una parte alle regole della concorrenza ed dall’altra ad un uso esageratamente stringente delle risorse finanziarie (pubbliche e private), il tutto all’interno di un quadro di regole non del tutto coerenti.

È probabile infatti che molti di coloro pronti ad esaltare le virtù dei treni ad alta velocità finiranno per condannare il trasporto ferroviario e le sue inefficienze. Sembra invece sufficiente ricordare al lettore che la maggior parte del sistema ferroviario italiano ricalca ancora l’impostazione di inizio XX secolo e che il trasporto delle merci per ferrovia è stato da tempo sacrificato a favore di quello su gomma, i cui costi per la collettività non vengono quasi mai pronunciati se non in ristrettissime sedi accademiche.

Pochi investimenti e vari indirizzi di politica dei trasporti dichiaratamente “anti” merci per ferrovia hanno, pertanto, ridotto questo comparto della ferrovia ad un sistema che va rifondato dalla testa ai piedi oppure completamente abbandonato.

La prima ipotesi sarebbe ovviamente preferibile, data la centralità dell’Italia nel panorama dei flussi intercontinentali, ma sembra invece che la tendenza sia verso l’affossamento di una modalità di trasporto che, se effettuata correttamente, non solo è di gran lunga più sicura di certi trasporti stradali, ma è sicuramente a minor impatto ambientale. Entrambe sembrano quindi due ragioni per pensare alle ferrovia come fattore di sviluppo e non come macigno della finanza pubblica e pericolo per l’incolumità dei cittadini. Il Ministro Matteoli farebbe pertanto bene nel ricordare che se altri disastri non accadono è solo grazie all’impegno dei ferrovieri negli impianti e sulle linee di trasporto e che il problema è solo ed esclusivamente politico.

Tornando però alla percezione di una maggiore pericolosità dei trasporti vale la pena di riflettere sulla circostanza che è tutto il sistema dei trasporti a soffrire di una debolezza strutturale: la strada è per sua natura il trasporto più rischioso e quasi mai si ricordano i troppi morti causati dagli incidenti stradali, ma i recenti disastri anche nel settore dell’aviazione civile e gli impatti ambientali derivanti dai disastri navali costituiscono sufficienti elementi per aprire un tavolo internazionale che si interroghi sul rapporto tra trasporti e mercato.

La sicurezza, dei cittadini e dell’ambiente, oggi va intesa in senso globale, è cioè un fatto internazionale e va tenuta in considerazione nell’esprimere un giudizio sulle qualità di un sistema, quello mondiale dei trasporti, che spinto dalla ricerca di margini di profitto e di efficienza, tende sempre di più a trascurare elementi per loro natura intangibili e che sfuggono ad una chiara valutazione di carattere economico. Nel settore dei trasporti in genere, le regole sono elemento imprescindibile: quanto più si lasciano gradi di libertà tanto più il sistema inizia ad oscillare verso estremi pericolosi. Se a questo aggiungiamo l’importanza della reti tra sistemi diversi, è evidente il bisogno di raggiungere un equilibrio tra i benefici del libero mercato e la stabilità tecnologica ed economica senza la quale ogni modalità di trasporto è destinata a provocare danni materiali e immateriali.

Al Ministero dei Trasporti e delle Finanze (l’azionista di fatto) farebbero bene alcune letture sulle recenti tendenze in materia trasportistica le quali evidenziano, per i Paesi industrializzati, lo scarso valore delle mega infrastrutture e gli effetti positivi legati al rafforzamento delle reti esistenti, quest’ultimo obiettivo a minor cassa di risonanza immediata ma più economico e benefico per i cittadini.

Il mercato, così come lo intendono oggi gli economisti, non può tener conto di beni che non vengono scambiati secondo le leggi normali della domanda e dell’offerta e fa si che gli effetti negativi derivanti da certe scelte ricadano su terzi soggetti. Il nuovo paradigma e la nuova occasione della politica italiana sta quindi nel proporre soluzioni sempre meno ideologiche e sempre più orientate da una cosciente osservazione della realtà: se una forza politica avrà il coraggio di farsi “trasportare” da questa filosofia conseguirà un triplice risultato: la vittoria elettorale, il maggior benessere per la collettività e la ripresa economica. A noi la scelta.