Il Trattato di Roma ha 60 anni, un compleanno rovinato da Juncker
09 Marzo 2017
Nostalgie aristocratiche. “Tutto nella House of lords appare obsoleto, più adatto alle fiabe che alla democrazia. Eppure …” sulla Repubblica del 9 marzo Enrico Franceschini fa intravedere una qualche nostalgia per un’istituzione gloriosa, forse appena appena un po’ elitistica ma che comunque intrepidamente si è spesa per intralciare il procedere della Brexit. Da fan “senza se e senza ma” di P. G. Wodehouse non posso non apprezzare chi apprezza stile e storia dei lord. Per il momento però mi sento di smentire le voci che parlano, connessa a queste nostalgie, di una radicale modificazione della testata del quotidiano di Largo Fochetti: non è vero che non si chiamerà più La Repubblica e quindi non è altrettanto vero che si chiamerà La Monarchia.
Il Trattato di Roma ha 60 anni, un compleanno rovinato da Juncker. “Eccoci giunti ai 60 anni dei Trattati dell’Unione europea, anniversario che deve celebrarsi in Roma prossimamente e che viene anticipato dalla presentazione al mondo del cosiddetto Libro bianco che il Presidente Juncker ha pubblicato con grande imbarazzo da parte di tutte le delegazioni diplomatiche e dell’opinione pubblica ancora indipendente e pensante”. Niente di meglio di Giulio Sapelli sul Sussdiario del 4 marzo per commentare il pasticciato libretto bianco confezionato da Jean-Claude Juncker per l’anniversario del Trattato di Roma. Anche Ivo Caizzi sul Corriere della Sera del 2 marzo, peraltro è abbastanza criticamente efficace: “La fretta, l’assenza di idee nuove e le divisioni interne hanno prodotto il testo generico” nonché Sergio Fabbrini sul Sole 24 Ore del 5 marzo: “Un contributo modesto e confuso”.
Incombe Bisanzio. “Non possiamo permetterci che si accrediti l’immagine di un paese che è una specie di Bisanzio del XXI secolo” Paolo Pombeni scrive sul Sole 24 Ore riferendosi ai vari pasticci connessi al caso Consip, poi aggiunge al suo accorato appello, questa frase: “Abbiamo il governo Gentiloni che mostra capacità di tenuta”. Mah! Un governo espressione di un Parlamento in cui un quarto dei membri hanno rotto con il loro elettorato, sorretto da due organizzazioni di sinistra che passano il tempo a insultarsi, da un movimento che annuncia il proprio suicidio (Ncd) e da una formazione (Ala) il cui leader è in disperate condizioni, mostrerebbe capacità di tenuta? Come quella che dimostrò Costantino XI rispetto all’attacco di Mehmet II alle mura della suddetta Bisanzio?
Aridatece i dorotei! “Un partito politico è di quel tipo quando diventa il portabandiera di soluzioni immediate” Federico Fubini descrive così su Sette del 3 marzo, quella che secondo lui è la “definizione perfetta dei populisti”. Ma se i populisti sono quelli che cercano soluzioni immediate, i loro principali antagonisti sono dunque gli antichi dorotei che rinviavano sempre tutto?