Il vero segreto della vittoria di Lombardo in Sicilia

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Il vero segreto della vittoria di Lombardo in Sicilia

Il vero segreto della vittoria di Lombardo in Sicilia

16 Aprile 2008

Il plebiscito che ha portato
Lombardo alla presidenza della Sicilia è andato oltre ogni rosea previsione, e
non ha precedenti neanche nelle percentuali dei tempi d’oro di Totò Cuffaro.
Quest’ultimo però, ed è una riflessione confermata anche dai risultati al
senato, si conferma di nuovo l’uomo chiave dell’isola, il vero artefice di
questo successo.

È riuscito nell’impresa di negare
ancora una volta il diritto a Forza Italia-Pdl di pretendere lo scranno più
alto. Nonostante la nuova formazione politica sia la prima forza dell’isola
attestandosi, per quel che riguarda il senato, ben al di sopra della media
nazionale (sette punti), il patto territoriale con l’Mpa ha costretto i
coordinatori siciliani del Pdl a scegliere tra una vittoria in coalizione per
Lombardo o una sconfitta a vantaggio delle sinistre. Con buona pace per le
comprensibili aspirazioni di Miccichè, che ha desiderato invano una Sicilia
“integralmente” azzurra.

Considerato da molti al
capolinea, e addirittura senza chance di rielezione, Cuffaro è riuscito in due
imprese non da poco. Innanzitutto mantenere una certa influenza territoriale
facendo da ago della bilancia e recuperando un partito letteralmente decimato
dai passaggi al Pdl. Ad Agrigento, regno cuffariano, riesce addirittura a
battere il Pd nelle liste regionali, cosa che lo fa ben sperare di imporre agli
alleati il suo candidato per la provincia, Luparello. In secundis, ha ottenuto insieme agli altri due compagni di lista
immediatamente dietro di lui la guida dell’unica rappresentanza senatoriale
dell’Udc, che sebbene politicamente ininfluente e non sufficiente nemmeno per
costituire un gruppo parlamentare, porterà ad un riequilibrio importante
all’interno del partito.

Nel frattempo all’interno del Pd
si prepara un’aspra resa dei conti. 35 punti di distacco sono troppi anche in
una regione di destra come la
Sicilia, diminuendo rispetto a due anni fa quando la
candidata era Rita Borsellino. Il risultato atteso era maggiore perché si
sperava di sfruttare le dimissioni e la condanna di Cuffaro per ottenere un training positivo. Ma evidentemente ha
avuto più presa l’onda di consenso nazionale a favore di Berlusconi, che ha
indotto i siciliani a dare ancora più consensi al neogovernatore Lombardo,
ritenendo che più forza all’autonomista potesse significare un legame più
stretto con il governo nazionale.

Francantonio Genovese, segretario
regionale del Pd, ha cercato di girare la frittata ostentando il fatto che i
voti del suo partito sono aumentati rispetto alla somma algebrica di Dl e Ds.
Ma non basterà neanche questo per impedire lotte intestine e diatribe interne.

Adesso il centrodestra dovrà
impegnarsi per un vero rilancio dell’isola realizzando quelle infrastrutture
essenziali che da sempre sono l’handicap siciliano. Prima di tutto il ponte,
che porterebbe ad un aumento consistente del commercio e dei trasporti, con
ricadute positive anche per il turismo. Il rapporto privilegiato che il leader
catanese ha con Umberto Bossi impedirà eventuali ripensamenti della Lega su
questo argomento. Altro punto scottante è la sanità, sulla quale bisognerebbe
investire di più e meglio. Lo statuto autonomo concede infatti piena sovranità
su questo settore. Non è utopico ritenere che di qui a una decina d’anni scelte
oculate porterebbero ad un sistema sanitario invidiabile.

Ma, soprattutto, bisognerà
risolvere il problema più grave della macchina amministrativa siciliana: la
proliferazione degli enti inutili, dei carrozzoni pubblici e delle logiche
clientelari e spartitorie che oltre ogni limite “di casta” dissanguano i
contribuenti siciliani. La classe politica è chiamata ad un atto di
responsabilità e di rilancio morale di se stessa, e la vittoria schiacciante
della coalizione stavolta non lascia più nessun alibi.