Il vertice di Londra sull’Afghanistan ha fatto i conti senza l’oste (talebano)

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Il vertice di Londra sull’Afghanistan ha fatto i conti senza l’oste (talebano)

28 Gennaio 2010

I rappresentanti di quasi settanta paesi si sono riuniti a Londra per discutere due temi di scottante attualità: la stabilizzazione dell’Afghanistan e la predisposizione di  aiuti in favore dello Yemen affinché riesca a combattere più efficacemente le cellule terroristiche affiliate ad Al Qaeda sul proprio territorio. L’Afghanistan è stato oggetto di una vera e propria conferenza che si è svolta alla Lancaster House, luogo storico per gli accordi internazionali. La conferenza si è aperta giovedì mattina e ha visto tra i partecipanti tutti i Paesi che contribuiscono alla missione Isaf, il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki Moon, e Mrs. Pesc la baronessa Ashton.

Da molti l’incontro viene considerato un’occasione importante per fare il punto della situazione e per rilanciare una strategia vincente che miri a lasciare sempre più autorità al governo Karzai e sempre meno alle forze internazionali. E’ su questo punto che i leader mondiali si sono confrontati, anche se la conferenza non si è aperta sotto i migliori auspici. Secondo alcuni analisti, il summit sarebbe stato fallimentare e ha prodotto solo dei risultati che erano nelle aspettative. Al tavolo, infatti, manca una componente essenziale della questione in agenda: i Talebani. Se le potenze occidentali sono molto restie a trattare con gli studenti coranici, il governo afghano ha suggerito di coinvolgere nelle trattative quella componente "moderata" dei Talebani che dal 2001 si è progressivamente staccata da Al Qaeda. Per questo motivo, lo stesso Karzai ha proposto all’Onu di rivedere la lista nera dei talebani, eliminando alcuni nomi che non sono sgraditi alle autorità afghane. L’accoglimento della richiesta di Karzai ha portato le Nazioni Unite a depennare dalla lista, che consta di 140 nomi, almeno cinque leader talebani.

In un’intervista rilasciata poco prima dell’apertura della conferenza alla Bbc, Hamid Karzai ha affermato di voler “riconciliare e reintegrare nella società civile i talebani che accetteranno la costituzione afghana”. Durante il suo intervento alla conferenza, il presidente afghano ha ribadito di voler invitare i talebani moderati a partecipare a dei colloqui nella Jirqa (l’assemblea degli anziani afghani) per a mettere in piedi una strategia comune atta a limitare l’azione delle frange terroristiche, nonostante un comunicato diffuso nella giornata di mercoledì dai talebani definisse la conferenza di Londra “inutile”. L’ipotesi sembra aver convinto anche Gordon Brown, che ha sostenuto la necessità “di indebolire i talebani” per attuare una strategia di transizione il più rapida possibile. Una data per il completo passaggio di consegne con le autorità afghane però ancora non c’è. Secondo Karzai, il suo Paese avrà bisogno per almeno altri cinque-dieci anni dell’apporto militare occidentale. Se si considerano anche i tempi di addestramento delle nuove forze armate afghane, questo limite potrebbe spostarsi in avanti impegnando per almeno altri 15 anni le forze della Coalizione.

L’ipotesi del coinvolgimento progressivo dei talebani moderati nella stabilizzazione del Paese trova una sponda anche gli Stati Uniti. In una intervista, Richard Holbrook, inviato di Obama per l’Afghanistan ed il Pakistan, si è detto convinto che questa possa essere la strategia giusta, poiché obiettivo principale della presenza militare è quello di “portare fuori dal campo di battaglia chi spara, in modo tale che non possa più uccidere”. La riconciliazione, in ogni caso, dipende da due impegni su cui non si può trattare: il ripudio totale di Al Qaeda e il riconoscimento dei diritti umani da parte dei Taliban, "che trattano le donne in modo inaccettabile". Holbrooke è convinto che “la maggioranza dei Taliban probabilmente non sostiene Al Qaeda, ma combatte per dissidi locali, per incomprensioni sul motivo della presenza delle nostre truppe nel loro Paese”.

Le divergenze tra chi ritiene di dover coinvolgere anche i talebani nelle trattative, tra cui il generale McChrystal, e coloro che sostengono di intensificare l’apporto economico-militare non sono molto profonde. Ad oggi, il progressivo coinvolgimento della componente moderata dei talebani in nuove trattative per la stabilizzazioni di aree particolarmente a rischio dell’Afghanistan, come quella del confine con il Pakistan, appare una soluzione praticabile e durevole, e capace di garantire un progressivo disimpegno delle forze armate Nato. Ma l’Afghanistan necessita di maggiori sforzi sotto il profilo della cooperazione allo sviluppo. Sforzi che la Conferenza di Londra ha cercato di coordinare e di avviare, senza però riuscire ad andare oltre. Cooperazione che non dovrà esaurirsi soltanto nel finanziamento del governo Karzai, ma dovrà essere molto più incisiva e comportare una riduzione della povertà nel Paese asiatico in un arco di tempo ragionevole.