“Immuni” sì, ma dal giacobinismo
23 Aprile 2020
Privacy. La parola ormai è pesantemente inflazionata. Famoso è il GDPR che dovrebbe tutelarla. Tornata di moda dopo l’ipotesi di tracciamento che il Governo vorrebbe porre in essere tramite l’applicazione “Immuni”.
Il problema, però, non è affatto la tutela della riservatezza in sé.
Così come, a maggior ragione, non è la libertà quella maggiormente castrata dalla retorica del “restate a casa”.
Un sguardo realista, ci fa infatti comprendere che il pericolo maggiore consista nell’attacco alla natura umana, sulla cui unicità si è soffermato anche Roger Scruton in uno dei suoi ultimi scritti.
E la natura umana si caratterizza essenzialmente per due peculiarità: l’uomo come animale sociale per natura (Anthropos physei politikon zoon) e l’uomo come essere religioso (homo religiosus).
Se vogliamo, riconducibili ad un concetto: l’uomo come creatura razionale che vive di relazioni, verso l’Alto, e con gli altri.
Impedire, danneggiare, distruggere queste relazioni, significa colpire al cuore l’essenza dell’essenza dell’essere umano.
Ed è interessante notare anche la gerarchia di queste due relazioni, in senso verticale, ed in senso orizzontale, ben rappresentate dal simbolo della croce, dove divino ed umano si incontrano proprio sulla Croce.
Dagli studi di Julien Ries, Mircea Eliade e tanti altri, è stato dimostrato che la dimensione religiosa, l’asse verticale, non può essere in alcun modo divelto o distrutto. L’uomo mantiene sempre un’essenza religiosa. Anche la persona più atea, alla fine crede religiosamente in qualcosa. Con tutta probabilità crede in sé stesso, nelle proprie granitiche convinzioni, nei propri dogmi. Comunque resta essere religioso. E non si sfugge. Dunque l’asse verticale, può essere al massimo proiettato verso il basso, rovesciato verso gli istinti primordiali, verso il regno animale. Come diceva il Santo Curato d’Ars: togliete i parroci, chiudete le chiese, e presto le persone adoreranno gli animali. O si inchineranno davanti alla nuova religione dell’umanità vagheggiata da Comte: la Scienza. Ossia lo scientismo dogmatico che non ammette ricerca, confronto, interrogativi.
Nel piano orizzontale, invece, ossia nelle relazioni con gli altri, l’asse di questa croce se non può essere del tutto divelto, può essere rovinato e spezzato.
In modo da trasformare l’uomo in una monade infelice, isolato dagli altri, e chiuso nella sua gabbia di odio, rancore, consumo, istinti.
Nel quadro di questo processo, realizzato da diversi fenomeni storico-politici, si cerca di distruggere ogni tipo di relazione umana in modo da poter esercitare un controllo totale ed evitare che la gente cooperi, inducendo una diffidenza capillare nei confronti di chiunque. Tutti sono sospetti. Tutti sono nemici. L’essere umano è completamente solo, fragile, debole, senza potersi fidare di nessuno, in balia della propaganda mediatica di chi detiene il potere. La croce è spezzata.
Ed oggi, non corriamo forse questi rischi?
La psicosi del virus, quando tutto sarà riaperto, non farà tenere le persone a distanza? Ognuno non vedrà forse l’altro come potenziale minaccia alla propria salute? La fiducia è già ridotta a zero. Perché il terrore ha preso il sopravvento, anche grazie ad una narrazione mediatica martellante. Fino al punto che la gente preferisce nascondere un infarto, piuttosto che chiedere aiuto ai sanitari. Per paura di infettarsi e morire di COVID-19. Purtroppo, però, a volte muore proprio di infarto. O di altre mille malattie e problemi che sono passati tutti in secondo piano. O addirittura scomparsi.
E chi non indosserà la mascherina, sarà visto come nemico pubblico, come queste settimane ci hanno insegnato?
Saranno affissi cartelli all’ingresso dei supermercati e dei ristoranti – sempre che qualcuno ci torni – con le scritte “vietato l’ingresso ai deboli”? Vietato l’ingresso a chi non ha determinati profili immunologici? Una volta nella Germania nazista si vietava gi ingresso agli Ebrei. Oggi saranno stigmatizzati altri, coloro che non superano certi profili sierologici? Coloro che non risulteranno ”immuni”. Non siamo forse alla minaccia concreta della ghettizzazione di nuove categorie sociali indicate come “deboli”: anziani, malati cronici, chiunque rifiuti di scaricare un’app o, liberamente, di sottoporsi a determinati trattamenti sanitari?
Non c’è forse il rischio di tenere alla larga dalla vita pubblica, in un rinnovato darwinismo, quelli che le linee guida di un ministero riterranno i meno adatti a sopravvivere? Ma magari saremo prontissimi ad accogliere in pizzeria i cani. Perché il virus non si trasmette ai nostri animali da compagnia. E perché “gli animali sono migliori delle persone”, come sostiene la propaganda anti-umana della gnosi animalista.
Ma nel delirio giacobino che si prospetta, neanche la malattia sarà più una colpa sociale. Siamo già oltre. Sarà la potenziale malattia a rappresentare una colpa. Sarà l’essere potenzialmente deboli una colpa sociale. Non avere l’app. Non essere “immuni”. O non essersi sottoposti a determinati trattamenti sanitari, in alcuni casi per scelta, in altri perché costo inutile per lo Stato. Sarà mantenere la propria personalità la grande colpa che questi esperimenti di ingegneria sociale, ben noti, vogliono innescare.
In fin dei conti, la grande colpa sociale, sarà il restare autenticamente umani. Ossia razionali e relazionali.
Ecco che davanti all’attacco alla natura umana, anche la diatriba su privacy e libertà perde di senso. Perché chi non è più de facto uomo, non ha diritto né alla privacy, né alla libertà.
E soltanto difendendo la natura umana, la croce integra, verso l’Alto e verso gli altri, hic et nunc, qui ed ora, abbiamo qualche speranza.