Imprese, lavoro e sostegno al reddito. Il punto sull’Italia tra 2022 e 2023

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600


Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Imprese, lavoro e sostegno al reddito. Il punto sull’Italia tra 2022 e 2023

Imprese, lavoro e sostegno al reddito. Il punto sull’Italia tra 2022 e 2023

06 Marzo 2023

Nel 2022 si è parlato moltissimo di Italia in recessione, le conseguenze inflazionistiche di guerra e pandemia sembravano catastrofiche. In realtà, il nostro Paese ha retto bene, anche all’avvicendamento al governo tra Draghi e Meloni. Tuttavia, ci sono degli indicatori che suggeriscono cautela. Non tanto perché l’Italia stia per sprofondare in una crisi, ma perché i difetti strutturali del sistema produttivo e occupazionale italiani sono da tenere sotto controllo.

Nel 2022 meno imprese e più mismatch tra domanda e offerta di lavoro

L’anno scorso sono nate 89.192 nuove imprese. Si tratta di un calo del 10,6% rispetto al 2021 e del 5,9% rispetto al 2019, dovuto alla crisi economica, all’aumento dei prezzi e dei tassi d’interesse e all’incertezza sul futuro. Secondo uno studio del Cerved, tale diminuzione avrà un impatto negativo sull’economia complessiva, perché le start-up sono state il motore della crescita occupazionale negli ultimi 15 anni. La mancanza di nuove imprese si tradurrà in 27.080 addetti in meno e in un calo di 2,5 miliardi di fatturato. La flessione riguarda soprattutto il settore dei servizi (-7.945 imprese) e l’area geografica del Sud e delle Isole (-13,2%).

Allo stesso tempo, lo scorso anno è stato raggiunto un altro record negativo. Nonostante due milioni di Neet e altrettanti di disoccupati, sono rimasti ben due milioni di posti di lavoro vacanti. Tra calo demografico, formazione inadeguata e trasferimenti all’estero, il mismatch tra domanda e offerta lavorativa sta diventando una questione non più ignorabile. Per dare una dimensione al problema, parliamo di 15 miliardi di PIL. Mica noccioline.

Addio reddito di cittadinanza, arriva il Mia

Marina Calderone, ministro del Lavoro, ha lavorato affinché il reddito di cittadinanza, misura bandiera del M5S nella scorsa legislatura, sia sostituito da un nuovo strumento entro settembre. Con il Mia, Misura di inclusione attiva, cambiano la durata e la consistenza dell’assegno, che dipenderà dalla categoria di appartenenza. Sono due, famiglie povere con e senza possibilità di lavorare, e verranno trattate con quote a scalare. Per i primi il tetto massimo di sussidio sarà di 375 euro, invece, per le seconde l’importo base sarà di 500 euro. Le prime sono quelle con almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile. Nelle seconde, invece, non si verificano tali condizioni e si è in presenza di almeno un soggetto tra 18 e 60 anni d’età. Ancora non si è stabilito se la quota extra per l’affitto da 280€ verrà mantenuta o meno.

Per gli occupabili la nuova misura durerà al massimo un anno, per gli altri si può arrivare a 18 mesi, ovvero come previsto dalla formulazione attuale del reddito di cittadinanza.  Il tetto ISEE per l’accesso al sussidio dovrebbe scendere da 9360 euro a 7200 euro, diminuendo in modo sostanziale la platea dei beneficiari. Dimezzati gli anni necessari di residenza in Italia, da dieci a cinque, viene riformulato anche il concetto di offerta congrua. Sarà ritenuta tale se in linea con la profilazione della persona occupabile. Inoltre, sede del lavoro dovrà coincidere con la provincia di residenza. Va detto, infine, che rientreranno nella categoria anche le offerte di lavoro con contratti di 30 giorni.

Rispetto agli 8 miliardi annuali odierni, queste modifiche permetteranno il risparmio di quasi tre miliardi. Ad ogni modo, sarà Giorgetti a esprimersi sulla sostenibilità della riforma.