In Afghanistan gli italiani combattono e l’Espresso fa disinformazione

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In Afghanistan gli italiani combattono e l’Espresso fa disinformazione

19 Giugno 2009

In Afghanistan la situazione si surriscalda. Finalmente anche in Italia iniziano a giungere notizie di ciò che sta accadendo realmente in quel Paese: i “nostri” non sono lì a distribuire caramelle, ma intraprendono veri e propri combattimenti, riportando spesso danni e feriti. Non sempre, però, queste informazioni sono riportate correttamente. Poco zelo nella verifica delle notizie o malevolo tentativo di manipolarle a scopo politico?

Da qualche giorno un filmato imperversa in rete. Dal sito del quotidiano spagnolo El Mundo.it ha fatto il giro del mondo. È firmato da Mónica Berbé, giornalista spagnola freelance che da anni si occupa di Afghanistan. Titolo: Así es la guerra en Badghis. Contiene le immagini esclusive di combattimenti condotti a Bala Morghab, 200 chilometri a nordest di Herat, provincia di Badghis, la zona “calda” da cui, ultimamente, giungono notizie di duri scontri condotti dall’esercito afgano che, appoggiato dalle truppe Isaf, cerca di strappare porzioni di territorio agli insorgenti.

In Italia il filmato ha suscitato, ovviamente, scalpore. È stato ripreso da tutti i più importanti quotidiani sui rispettivi siti internet. Qualcuno, però, lo ha spiegato accompagnandolo con informazioni a dir poco “inesatte”.

“Ecco cosa significa l’intesa di Silvio Berlusconi con Barack Obama: ecco cosa significa un maggiore impegno in combattimento delle nostre truppe insieme con i marines in Afghanistan. Questo video di El Mundo mostra una delle battaglie in corso a Bala Murghab nelle ultime ore”, si legge, sul sito di “L’Espresso.it”, nel testo che accompagna le immagini girate da Mónica Berbé. Il testo dell’Espresso.it è datato 17 giugno. Barack Obama e Silvio Berlusconi si sono incontrati il 15 giugno. Gli scontri mostrati nel video non sono delle “ultime ore”, bensì del 10 giugno. Ben prima, dunque, dell’incontro tra Obama e Berlusconi.

“Io ero lì quel giorno – afferma il Magg. Marco Amoriello, portavoce del RC-West, il Comando Regionale Ovest, la zona dell’Afghanistan sotto responsabilità italiana – e ho incontrato la giornalista Mónica Berbé. Non era al nostro seguito, bensì al seguito dei militari americani”.

Questa la ricostruzione dei fatti: il 10 giugno scorso, nella valle di Bala Morghab, l’esercito afgano, con il supporto dei militari italiani e americani, conduce una delicata operazione, che dura circa sei ore. Si tratta, come sempre, di riconquistare al controllo dell’esercito regolare afgano alcune porzioni di territorio. Mentre due elicotteri italiani A129 Mangusta "fissano" i nemici sul terreno (tradotto vuol dire che, sparando, li tengono "impegnati"), da terra si effettua un’operazione "a tenaglia", circondando le forze insorgenti e neutralizzandole. Bilancio: 90 insorgenti uccisi. Tra questi anche due importanti capi talebani. Due elicotteri italiani rimangono danneggiati.

La complessità delle operazioni che stavano per avere luogo aveva spinto il Comandante dell’Rc-West, Gen. Rosario Castellano, a recarsi sul posto. Durante gli scontri, il generale e gli uomini della sua scorta seguono l’evolversi degli eventi da un fortino che si trova su un’altura a circa 5 chilometri dal luogo della battaglia e a circa 2 dalla base avanzata italiana di Bala Morghab, la FOB “Todd”. Il fortino è regolarmente presidiato dalle forze di sicurezza afgane e dai militari americani. È al seguito questi ultimi che si trova la giornalista spagnola.

Improvvisamente, come si vede dal filmato di El Mundo, alcuni colpi raggiungono il fortino, ma “non erano i colpi della battaglia che si stava svolgendo nella valle, a 5 chilometri di distanza – prosegue il maggiore Amoriello nel suo racconto – bensì proiettili “volanti”. A un certo punto arrivavano colpi da ogni direzione”. La scorta del gen. Castellano mette in salvo il Comandante, che si allontana dal fortino a bordo di un blindato Lince. Niente immagini di combattimenti condotti dai militari italiani, quindi, ma l’operazione di messa in salvo del comandante da parte degli uomini della sua scorta. Vale a dire il compito per il quale sono addestrati.

Gli italiani, quindi, rientrano in base. Restano gli americani e gli afgani a rispondere al fuoco. E la giornalista spagnola a documentare. Con l’aggiunta, tuttavia, di qualche particolare ad hoc. “Gli uomini che sparavano in direzione del fortino erano vicini – puntualizza Amoriello – ma non così vicini da poter essere raggiunti dal lancio di una bomba a mano”, come invece si vede fare a un militare americano.

Intanto, in Italia, iniziano a uscire agenzie stampa che parlano di danneggiamenti a due elicotteri italiani. Lo Stato Maggiore della Difesa dirama un comunicato per raccontare l’operazione appena conclusa. Non menziona il gen. Castellano e quanto è accaduto nel fortino. Non è stata quella la vera battaglia: i veri scontri sono quelli che si sono svolti a 5 chilometri da lì.

È normale che immagini del genere scuotano l’opinione pubblica italiana. Fino a poco tempo fa, le uniche notizie che arrivavano dall’Afghanistan riguardavano costruzione di scuole, strade e ponti. E la distribuzione di aiuti umanitari. Il tutto faceva parte di una strategia tutta e solo politica che aveva l’obiettivo di non scombinare equilibri parlamenti già precari.

Finalmente anche l’Italia sta scoprendo cosa succede e cosa stanno facendo veramente i nostri militari in Afghanistan. Sacrosanto discutere se sia giusto o meno starci. Nessuna motivazione, però, può giustificare uno scorretto uso di queste informazioni. Meno che mai a scopi politici.