In America si è già aperta la guerra di successione a Hillary Clinton

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In America si è già aperta la guerra di successione a Hillary Clinton

16 Febbraio 2010

Hillary Clinton mollerà nel 2012: “Svolgere questo incarico per otto anni, sarebbe una sfida troppo grande per me. Non sarei neppure disposta ad accettare la nomination per un seggio al Senato, o come nuovo governatore di New York”. Sembra sfinita. I due ‘mandati’ da first lady sono passati da un pezzo. Erano gli anni Novanta e tutti stavano lì, immobili, a interrogarsi. A riflettere sugli orrori del Novecento. Le morti, le guerre, i muri che cadono. Lei incassa il tradimento del marito, il sexygate, il gossip politico, apparentemente senza un sussulto. Non perde di lucidità e guarda al futuro.

Arriva il nuovo millennio. Nel 2001 Hillary è senatrice di New York. Il motore della storia riparte. È un attimo. Un nuovo inizio. Lady Clinton dimostra di avere fibra e personalità. La si può amare o odiare, ma non si può ignorare l’autorevolezza che ha assunto all’interno del Partito democratico e sulla scena politica americana. Nel 2003 arriva il (suo) voto che condanna Saddam Hussein e apre all’invasione dell’Iraq, una decisione che la inseguirà per anni. Poi la sfida con Obama. La prima donna e il primo nero competono per la presidenza. Lei perde e accetta di guidare il Dipartimento di Stato. Oggi, dopo neppure due anni, annuncia il suo ritiro.

Chi sostituirà Lady Clinton? Voci autorevoli e osservatori esperti della politica estera statunitense fanno sapere che la scelta ricadrà su un nome che sia legato all’immagine che il presidente Obama pensa di dare all’America nel mondo. Gli Stati Uniti sono a un bivio. “Siamo in un momento di transizione – afferma il politologo Walter Russel Mead – le future scelte del Presidente saranno condizionate sicuramente dal modo in cui intenderà agire nelle aree di crisi: se vorrà insistere con la cortesia, o adottando misure meno delicate”. Proviamo allora a immaginare una lista dei possibili candidati per la poltrona di Segretario di stato:

John Kerry desidera questo incarico da prima che Obama venisse eletto. Quando l’Afghanistan andò alle urne, lo scorso agosto, si comportò da vero diplomatico nel convincere il presidente Hamid Karzai ad accettare una nuova elezione. Inoltre, la seria gestione della Commissione Affari Esteri al Senato sembra aver cancellato qualsiasi dubbio sulle sua capacità di leader. Ora che ha assunto un convincente profilo a livello internazionale, sembra pronto a rinunciare al suo seggio nel Massachussetts.

Richard Lugar, senatore del GOP dal 1976, è rispettato da entrambi gli schieramenti. La sua nomina sarebbe un’ulteriore conferma della volontà di Obama di avere un gabinetto bipartisan, o potrebbe essere semplicemente il prezzo da pagare per ottenere qualche chance di vittoria in più alle prossime elezioni. Uomo di notevole esperienza, Lugar si è impegnato nel campo della non proliferazione nucleare ed ha una profonda conoscenza dei problemi internazionali. È stato un difensore accanito della burocrazia del Dipartimento di Stato. C’è solo un problema: un ottantenne avrà la forza per svolgere un ruolo così impegnativo?

Jim Steinberg. Si dice che Steinberg sia rimasto alquanto deluso per non aver ottenuto un incarico di rilievo in questa amministrazione. La sua attività come vice segretario di stato però non è stata molto convincente. Ha lavorato sodo, interessandosi soprattutto di Asia. Conosce il Dipartimento di Stato e questo dovrebbe permettergli una facile transizione. Le inimicizie che si è procurato nei vari uffici governativi costituiscono il suo unico ostacolo.

Susan Rice. Non fatevi ingannare dal cognome, o dal colore della pelle. Condoleezza non è neppure una lontana parente. Susan Rice è ambasciatrice presso le Nazioni Unite, ma trascorre gran parte del tempo a Washington. Gioca un ruolo importante in politica estera e gode della personale amicizia del Presidente. La sua nomina significherebbe raddoppiare gli sforzi in diplomazia. Tutto dipenderà dalle contingenze internazionali. Se i tempi saranno particolarmente difficili e le guerre diventeranno una ipotesi concreta, le sue quotazioni potrebbero scendere.

Richard Holbrooke/George Mitchell, entrambi questi diplomatici potevano essere considerati, fino allo scorso anno, i naturali successori della Clinton. Hanno grande esperienza in politica estera ma il rispettivo impegno negli affari internazionali ha prodotto risultati di scarsa rilevanza. In Afghanistan, come in Medio Oriente. Dovranno migliorare molto in questi due anni, per poter aspirare ad un ruolo così importante.

Chuck Hagel è un nome che suscita simpatia nei media. Fiero di essere un repubblicano indipendente, nel 2005 Hagel criticò duramente Bush per la conduzione della guerra in Iraq. Eleggere un repubblicano segretario di stato costituirebbe un passo importante per Obama, ma la sua personalità non sembra accordarsi con l’intellettualismo accademico del presidente. In realtà, Hagel ha rifiutato già in passato ruoli di ambasciatore, perché non ama viaggiare. Difficilmente  verrà preso in seria considerazione.

Gen. David Petraeus. Attualmente è il responsabile strategico di tutto il teatro medio-orientale. Sono molte le voci che circolano sul suo prossimo incarico. Se il clima internazionale dovesse riscaldarsi, la sua fama potrebbe aiutarlo a vincere la preoccupazione diffusa tra gli americani di vedere un militare chiamato a rappresentare la politica estera del Paese. Non bisogna dimenticare, inoltre, che Obama ha mostrato la tendenza a volersi contornare di potenziali rivali: Petraeus, nonostante neghi ambizioni politiche, figura tra i possibili candidati repubblicani per le presidenziali del 2012.