In Europa solo i vescovi investono ancora sul matrimonio

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In Europa solo i vescovi investono ancora sul matrimonio

27 Novembre 2007

di Stefano Fontana

Una politica a sostegno della
coppia e del matrimonio. Sì, della coppia e del matrimonio. Coraggiosi questi
vescovi dell’Unione Europea. Mentre alcuni Stati riconoscono il matrimonio tra
omosessuali, altri approvano il divorzio breve, qualcun altro parla del
matrimonio “a termine”, i vescovi della COMECE approvano un articolato
documento in cui chiedono l’esatto opposto.

Prevenire i fallimenti di coppia,
evitare tensioni esistenziali laceranti (i 2/3 dei matrimoni delle famiglie che
emigrano per lavoro entrano in crisi) aiutare la coppia ad allevare i figli,
investire nel matrimonio. Il Documento dal significativo titolo  “Proposal for a Strategy of the European Union
for the Support of Couples and Marriage
” non parla tanto di
famiglia, quanto proprio di coppia e di matrimonio. A ben vedere, però, si
tratta di un coraggio richiesto dalla realtà se, come afferma il Documento, le
separazioni e i fallimenti familiari sono tra le principali cause della
povertà, penalizzano i figli nella lotta della vita, mettono in difficoltà
soprattutto la donna. La debolezza dei legami di coppia, la fragilità del
matrimonio indebolisce il capitale sociale e, quindi, è anche un costo.

Il Documento ricorda che una
ricerca UNICEF del febbraio 2007 pone in relazione l’aumento delle famiglie con
un solo genitore e l’aumento del rischio di povertà. In questi casi aumenta
anche la possibilità di insuccessi scolastici per i figli, una salute più
carente, minori competenze nel futuro lavoro e, spesso, una paga inferiore.
Inoltre, dato che le famiglie monoparentali fanno capo per l’85% ad una donna,
come mostra una ricerca su “Donne e povertà” condotta dall’Unione Europea, le
principali danneggiate sono appunto le donne. La crisi della famiglia
diminuisce la capacità di aiutare gli anziani e i disabili ed aumenta la
dipendenza dai meccanismi statali di protezione sociale. I bambini che vivono
con il solo padre o la sola madre hanno maggiore possibilità di vivere la povertà.
Anche per questo, forse, dagli anni Ottanta in poi la povertà infantile è
aumentata in molti Paesi europei tra cui 
– strano ma vero – l’Austria, la Germania, l’Itala, l’Irlanda, l’Olanda
e il Regno Unito, secondo una ricerca della OECD.

Per questi motivi, secondo la
COMECE, l’alto tasso di divorzi nell’Unione Europea dovrebbe rappresentare per
i parlamenti e i governi una seria preoccupazione. Negli ultimi 25 anni
(1980-2005) il numero dei divorzi è aumentato di oltre il 50%. Negli ultimi 5
anni oltre 13,5 milioni di divorzi hanno riguardato più di 21 milioni di
bambini.

I vescovi dell’Unione europea
fanno molte proposte, diciamo, di tipo tradizionale: dalle politiche per la
casa a legislazioni che favoriscano la conciliabilità tra casa e lavoro. Ma
dove il Documento è maggiormente coraggioso e innovativo è laddove si chiede
una politica preventiva a sostegno della coppia, anche con percorsi di
formazione per i giovani che intendano “metter su famiglia”, con interventi di
counseling sull’educazione e l’allevamento dei figli, con il sostegno di
psicologi per aiutare la coppia a saper gestire le inevitabili crisi senza che
ciò comporti – con il divorzio facile a portata di mano – il crollo del quadro
familiare. Nuovo e coraggioso perché in totale controtendenza, l’invito ad
attuare programmi di formazione affinché – udite, udite – il matrimonio ritorni
ad avere un suo appeal nei confronti dei giovani. E’ come dire che se oggi
questa è la situazione è anche perché il matrimonio viene deriso nei media,
presentato sotto falsa luce, mentre le case sono invase da messaggi televisivi
a carattere individualistico ed edonistico.

Al di là della prassi politica in
atto, nell’ufficialità dell’Unione Europea, che posto ha il matrimonio? Il
Documento della COMECE informa che La Convenzione
Europea sui diritti dell’Uomo
e la Carta
sui Diritti Fondamentali dell’Unione Europea
affermano entrambe il “diritto
al matrimonio”. La Corte Europea dei
diritti dell’uomo
ha stabilito in una sentenza che «il matrinonio è strettamemente
collegato con le tradizioni culturali e storiche di ogni società e le sue più
profonde convinzioni sull’unità della famiglia». La Corte Europea di Giustizia si è rifatta al tradizionale e
generalmente accettato concetto di matrimonio, affermando in una sentenza: «Le
nozioni comunitarie di matrimonio e coppia riguardano esclusivamente una
relazione fondata sul matrimonio civile nel tradizionale senso del termine». In
altri termini, le istituzioni europee rimandano agli Stati nazionali per la
legislazione sul matrimonio, ma nello stesso tempo ritengono che le
prescrizioni della legge internazionale garantiscono gli standard minimi per la
tutela dei diritti umani in materia. L’esistenza di un “diritto al matrimonio”
e nella Convenzione e nella Carta preclude ogni tentativo di eliminare il
matrimonio come categoria giuridica.