In Georgia, Saakashvili sembra disposto a tutto per mantenersi al potere
08 Giugno 2012
Mancano appena cinque mesi dalle elezioni parlamentari in Georgia. Elezioni che dovrebbero rinnovare l’intero Parlamento del Paese e porre finalmente fine (si spera) a una situazione decisamente anomala.
Anomala perché dal Parlamento georgiano mancano i partiti politici che, quattro anni fa, rifiutarono di prendere posto nei loro seggi parlamentari, non riconoscendo i risultati finali delle elezioni stesse, che diedero la vittoria con quasi il 60% dei voti al partito di Saakashvili – "Ertiani Natsionaluri Mozraoba" (Movimento nazionale – destra) -, che si aggiudicò 119 seggi su 150.
Secondo i politici dell’opposizione, c’erano state delle gravissime violazioni e falsificazioni a favore di Saakashvili durante le votazioni, e quindi non avevano ritenuto corretto legittimare questi risultati. Anche gli stessi osservatori dell’OSCE ammisero le numerose imperfezioni nel processo di voto, ma ritennero queste elezioni migliori di quelle fatte fino ad ora…
In seguito, con la mediazione di alcuni governi occidentali, una piccola parte di questi politici acconsentì a rientrare nel Parlamento tra le file dell’opposizione, ma senza né poter alterare né quantomeno cambiare l’equilibrio delle forze. Dal 2008 in poi, il partito di Saakashvili, con la sua "maggioranza bulgara" non ha mai avuto problemi nel governare e nel legiferare.
Purtroppo, numerosi analisti concordano sul fatto che, durante questi ultimi cinque anni, non c’è stato nessun dibattito politico serio tra il governo, i partiti politici dell’opposizione e le parti sociali del Paese. Questa specie di gestione “mono-partitica” del Parlamento ha portato un’influenza negativa sulla “crescita” e la “maturazione” delle istituzioni in Georgia.
Oggi la politica interna della Georgia è estremamente complicata. C’è un totale distacco tra il presidente del paese e i leader dei partiti all’opposizione. Il partito al potere sta conducendo uno scontro molto duro contro l’opposizione e gli oppositori, e come abbiamo rilevato in precedenza, usa spesso la minaccia russa per screditare i leader dell’opposizione e per far nascere tra la popolazione locale un vago sospetto di "collaborazionismo" con il nemico (in questo caso, il Cremlino). L’opposizione, invece, ha cercato di cambiare la tattica del gioco e ha iniziato a riunirsi intorno ad un unico candidato.
Il nuovo candidato si chiama Bidzina Ivanishvili, un miliardario uomo d’affari franco-georgiano, che scese in campo pochi mesi fa come candidato molto credibile, annunciando di voler entrare in politica per sconfiggere Saakashvili e portare in Georgia "una democrazia reale e non la sua caricatura". Bidzina Ivanishvili ha già fondato un suo partito – “Georgian Dream” – e ha cominciato a organizzare delle manifestazioni a Tbilisi per poter sondare il terreno e vedere come avrebbe reagito la gente. Il 27 Maggio scorso, durante la marcia anti-Saakashvili riuscì a far scendere in piazza da 50.000 a 100.000 persone in un Paese di soli quattro milioni di abitanti.
Lo stesso giorno ha proposto il programma con cui il suo partito intende scendere in campo e ha promesso di iniziare la ripresa del Paese, incominciando dalla parte società georgiana più vulnerabile, quella toccata dai temi delle pensioni, degli stipendi minimi, dell’agricoltura, per arrivare al miglioramento delle relazioni con la Russia e al rafforzamento della politica pro-NATO per accelerare l’adesione, e via dicendo.
Ma, da quando Ivanishvili ha formato un’alleanza di partiti d’opposizione, e ha cominciato a raccogliere forte consenso popolare, il partito di Saakashvili ha cominciato ad "attaccare" direttamente la persona di Bidzina Ivanishvili.
Si tratta di una vicenda seria che attualmente è sotto la strettissima osservazione da parte dei politici statunitensi ed europei che non hanno ben visto questa notizia. Principalmente si tratta della doppia cittadinanza di Bidzina Ivanishvili che Saakashvili sta sfruttando a suo favore. La posizione del governo georgiano in merito alla vicenda è molto rigida e viene annunciato che il presidente Saakashvili se ne accorge solo adesso che non aveva mai approvato la doppia cittadinanza a Ivanishvili (dopo la sua naturalizzazione in Francia), e che quindi, lo considera un cittadino francese. Così facendo, si cerca di evitare che Ivanishvili si candidi personalmente per le elezioni, ma rimane veramente difficile di argomentare il motivo di tale rifiuto.
La legge per la doppia cittadinanza è una delle leggi introdotte da Saakashvili stesso ed è tra le più criticate dal mondo politico interessato all’argomento. In sintesi, la doppia cittadinanza è di fatto consentita: riguarda solo i georgiani di nascita che acquisiscono la seconda cittadinanza ed è diversa dalla legge di naturalizzazione dei cittadini stranieri in Georgia. Ma è riconosciuta solo dopo un formale consenso del presidente Saakashvili. Questa discrezionalità, del tutto personale, non rientra in alcun parametro di correttezza ed uguaglianza. Normalmente tale consenso è concesso regolarmente quasi a tutti quelli che ne fanno richiesta e non ci sono stati segnalati problemi di questo tipo prima d’ora.
Ovviamente, tutti i politici dell’opposizione e buona parte dell’opinione pubblica del Paese, secondo le numerose interviste condotte a Tbilisi e dintorni, hanno visto una motivazione politica sotto questo rifiuto, domandando l’intervento del corpo diplomatico accreditato in Georgia e chiedendo di analizzare la situazione di Ivanishvili più attentamente.
Quindi, la situazione attuale in Georgia è veramente dinamica e vede da una parte moltissimi partiti dell’opposizione in accordo per incrementare la loro forza politica e stringersi attorno a Ivanishvili, e dall’altra il partito di Saakashvili che, preoccupato della perdita di consensi e di alcune critiche ricevute dal mondo occidentale, è pronto a tutto pur di mantenere il controllo del Paese.
Si prospetta un’estate molto calda per la politica interna georgiana, in cui molto dipenderà dalle posizioni ufficiali che prenderanno rispettivamente gli Usa e l’UE.