In Italia c’è ancora chi dà un senso alla vita, nonostante Fazio e Saviano
28 Novembre 2010
Si parla tanto di chi in TV parla senza contraddittori di eutanasia e di aperture verso la fine della vita; ma c’è chi – e sono la maggioranza dei malati- non vuol sentir parlare di morte, e costruiscono luoghi e reti di sopravvivenza e di amore. Un esempio? Si è tenuto il 28 novembre a Pisa il convegno dell’associazione “La Quercia Millenaria” dal titolo “Il figlio amato: dalla diagnosi infausta alla terapia dell’accoglienza”, in collaborazione con l’Università degli Studi di Pisa.
Il convegno è stato l’occasione di incontrare esperti di alto livello nel campo della vita nascente e di far il punto sull’aiuto che le coppie ricevono quando sono travolte dal dolore di una prognosi negativa sul loro bambino nascente. Chi è intervenuto ha scoperto “La Quercia Millenaria”: una di quelle realtà di cui non parla nessuno, perché se ne parlassero cambierebbe il mondo. Infatti è l’esatto contrario della parola d’ordine della cultura occidentale, che ci insegna: “se un problema è davvero grosso, non ingegnarti a risolverlo, fallo sparire”.
Invece questa associazione di medici e genitori fa l’esatto opposto: accoglie i bambini malati, la cui malattia si vede prima della nascita e che è così grave da destinarli a morte. “Perché non farli morire prima che nascano?” ci chiede la solita voce. Perché sono i nostri bambini, ci rispondono i membri di quest’associazione, che non sono marziani, ma gente comune, e che capisce bene che la risposta che elimina volontariamente il figlio, crea altri problemi, tanti, e gravi, perché il problema non affrontato scava nella memoria e nella coscienza, e perché il lutto non vissuto genera fantasmi. E perché la vita di un figlio non è una nostra proprietà.
Allora si ingegnano ad aiutare chi scopre di avere un feto malato grave, di indirizzare la famiglia ai migliori centri e ai migliori specialisti, fino a creare un “Hospice Prenatale” unico in Italia e tra i pochi in Europa cioè un centro in cui l’Associazione offre ricovero, cure e compagnia alle famiglie che aspettano un bambino con una patologia che ha un alto rischio di farlo morire entro breve tempo dalla nascita.
Pensate qual è la tragedia di una mamma che sa di aver in sé un bambino destinato a morire in breve tempo: che senso di delusione, di sconfitta, di depressione, di sofferenza; ebbene, queste persone aiutano a vincere questo dramma, non incorrendo in una depressione maggiore che come tutte le eliminazioni e le rimozioni è una sconfitta che brucia e distrugge, cioè evitando l’eliminazione del feto. A queste coppie viene affiancata una Rete di Famiglie, disposte ad offrire la propria testimonianza e aiuto.
Al Congresso ha voce tramite il prof Pino Noia l’innovativa frontiera della chirurgia prenatale, cioè la possibilità di intervenire per curare il feto, branca della medicina recente, di grandi prospettive e di già dimostrato successo. Infatti ora è possibile in molti casi un affronto chirurgico efficace di alcune patologie malformative senza dover aspettare la nascita, ma operando il feto, e lasciandolo poi ancora dei mesi nel pancione perché dopo l’intervento continui a svilupparsi dentro la sua mamma. Non è una tecnica molto nota, perché sui giornali si preferisce parlare di altro, ma ha al suo attivo ottimi successi.
Il sito della Quercia Millenaria è: www.laquerciamillenaria.org e vale la pena di andarli a conoscere, perché portano una visione controcorrente, nuova e audace della vita, che non si arrende quando la vita sfugge di mano. Oggi assistiamo in TV solo alle istruzioni per l’uso su come sbarazzarsi della vita propria o metter fine a quella dei figli, quando la sofferenza vera o presunta incalza. C’è invece chi ci insegna a non fuggire, ma –purtroppo- non hanno i riflettori puntati su di loro.