In morte di Elio Sgreccia: padre della bioetica italiana

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In morte di Elio Sgreccia: padre della bioetica italiana

In morte di Elio Sgreccia: padre della bioetica italiana

07 Giugno 2019

«C’è una via che sembra dritta a qualcuno, ma sbocca in sentieri di morte»: così scrisse San Gregorio Magno nel suo commento morale al libro di Giobbe, quasi sintetizzando, e sostanzialmente anticipando di ben più di quindici secoli, la situazione del mondo attuale in cui le sfide bioetiche sono all’ordine del giorno, come dimostrano il problema dell’aborto, dell’eutanasia, della fecondazione artificiale ecc.

In tale scenario si inscrivono la vita e l’opera di Elio Sgreccia che ha speso l’intera esistenza e la sua attività intellettuale e pastorale per forgiare, introdurre e diffondere nel mondo culturale italiano il paradigma bioetico, cioè il momento di riflessione di sintesi tra scienza, morale e teologia che gli sviluppi tecnici e scientifici sollecitano incidendo inevitabilmente sull’uomo.

Elio Sgreccia, scomparso lo scorso 5 giugno 2019, teorizzava, infatti, la necessità di un dialogo fecondo tra i saperi diversi, quelli scientifici e quelli umanistici, per un reciproco riconoscimento epistemico e un arricchimento gnoseologico.

La bioetica, secondo il pluridecennale insegnamento di Sgreccia, infatti, non può né ridursi ad esporre asetticamente le diverse posizioni assiologiche riscontrabili nella società, né confinarsi in apriorismi fideistici che non tengano conto del dato di realtà.

La bioetica, in questo senso, deve impegnarsi a problematizzare le ripercussioni etiche, sociali e antropologiche delle nuove scoperte scientifiche, ma anche fornire risposte obiettive fondate su criteri razionalmente validi, cioè universali.

Ecco, quindi, che l’interdisciplinarietà è per Sgreccia un connotato tipico della riflessione bioetica in quanto questa si può definire nel vicendevole supporto della medicina, dell’etica e della teologia tutte incentrate sul bene dell’essere umano.

L’importanza dell’essere umano è per il pensiero di Sgreccia un punto di riferimento nella costellazione della bioetica, ed in questa prospettiva l’antropologia del personalismo ontologicamente fondato costituisce l’orizzonte di senso in cui il bioeticista può e deve muoversi.

Sgreccia, infatti, ha sempre invitato a fugare ogni riduzionismo che, ora in chiave ideologica, ora in chiave biologistica, possa sostanzialmente negare la complessità, la profondità, la ricchezza della natura umana, cioè il suo essere persona.

L’umanesimo di Sgreccia, dunque, inserendosi nel solco del bimillenario insegnamento della Chiesa, è un umanesimo integrale, un umanesimo che cioè considera l’uomo nella sua natura corporea e spirituale, senza negare nessuna delle due o senza ridurlo ad una delle due.

La riflessione bioetica assurge allora, nel pensiero di Sgreccia che per primo ha inaugurato una tale disciplina in modo sistematico nel contesto culturale italiano più di 40 anni or sono, come una manifestazione di quell’unione di fede e scienza che tramite la ragione e la verità rivelata dovrebbe condurre l’uomo alla conoscibilità e al perseguimento dell’autentico bene sia nel campo filosofico-teologico-morale sia nel campo bio-medico.

Lo stesso Sgreccia, nel suo manuale su cui si sono formate intere generazioni di studiosi e di bioeticisti di ogni segno, credo, provenienza, scrive, infatti, che «la bioetica, a partire dalla descrizione del dato scientifico, biologico e medico, razionalmente esamina la liceità dell’intervento dell’uomo sull’uomo. Questa riflessione etica ha il suo polo immediato di riferimento nella persona umana e nel suo valore trascendente, ed il suo riferimento ultimo in Dio, che è Valore Assoluto».

Ciò che si ritrova nell’introduzione fondativa del suo pensiero costituisce, in sostanza e in conclusione, anche l’auspicio e la rotta da seguire che lo stesso Sgreccia lascia in eredità, tra gli altri molteplici, numerosi e fecondi insegnamenti, a tutti i bioeticisti per affrontare tutte le nuove impegnative sfide che il mondo contemporaneo, e quello futuro, pongono e porrannò quotidianamente mettendo in pericolo l’unitarierà di senso della persona e dei suoi imprescindibili diritti fondamentali.