In politica se vuoi che una cosa venga fatta chiedi alle donne
28 Novembre 2013
"In politica se vuoi che una cosa venga detta, chiedi ad un uomo. Se vuoi che venga fatta, chiedi ad una donna". Quest’aforisma di Margaret Thatcher sintetizza perfettamente la mia visione dell’impegno delle donne in politica. È insita nella natura femminile la propensione ad essere multitasking, con un occhio concentrato sul lavoro ed uno sulla famiglia ed è proprio la stringente necessità di ottimizzare i tempi che ci porta a trovare le soluzioni migliori ai problemi con celerità.
Considero il pragmatismo il nostro valore aggiunto e la chiave del successo nell’assolvere una missione molto importante: la ricerca del bene comune, ascoltando le esigenze dei cittadini con sensibilità e responsabilità, per non deludere chi ha creduto in noi e ci ha dato fiducia. Tracciare un bilancio dei primi sei mesi di attività parlamentare non è cosa facile, molti i pensieri affastellati nella mente ed altrettanti i fotogrammi di momenti significativi impressi nel cuore, che lasceranno un segno tangibile nel mio bagaglio di esperienze di vita.
Dal momento in cui ho messo piede nell’aula del Senato, ho avuto subito la percezione della grande responsabilità che stavo per assumere ed ho deciso di mettermi a lavoro, tenendo presenti i valori che da sempre ispirano la mia attività politica, per delineare i punti programmatici del mio futuro impegno. Chi scende in campo, sceglie di farlo perché ha in mente un ideale e dei principi-guida cui restare saldamente ancorato, soprattutto nei momenti più critici. I principi non negoziabili su cui si basano l’identità e la credibilità del nostro partito da difendere con energia e determinazione; la vita, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna e la libertà di scelta educativa e religiosa. Queste le basi su cui costruire progetti ed azioni.
In cima alla lista delle priorità ho collocato il mio territorio. Mi sono da subito impegnata per rendere la ricostruzione post-sisma dell’Aquila priorità nazionale, con un approccio bipartisan ed un appello alla sinergia fra i diversi livelli istituzionali. Al centro della mia agenda politica, un focus sulle donne. Pur essendomi dichiarata a lungo contraria all’affermazione di un ruolo imposta dalla fissazione di quote rosa, ho dovuto ricredermi perché queste rappresentano uno strumento necessario per conquistare spazi difficilmente raggiungibili, quantomeno per posizionarci sulla stessa linea di partenza dei colleghi maschi nell’espressione di talento e potenzialità.
Ma affrontare la questione femminile a trecentosessanta gradi significa anche occuparsi di un fenomeno dilagante, che troppo spesso riempie le pagine di cronaca nera: la violenza di genere. Sensibile al problema, ho scelto di firmare con altre colleghe del Pdl una proposta legislativa per l’introduzione del reato di femminicidio nel codice penale, con misure incisive di prevenzione ed aggravanti per chi commette atti contro le donne, in linea con quanto sancito dalla Convenzione di Istanbul, poi recepita nel nostro ordinamento. Introdurre un valido deterrente per contrastare le condotte violente e garantire pari diritti e maggior tutela alle donne è un primo, importante passo ma in verità, credo che occorra innescare una vera e propria rivoluzione culturale per estirpare il fenomeno alla radice e superare il pregiudizio di sostanziale diseguaglianza fra i sessi, responsabile delle vere discriminazioni che inibiscono l’emancipazione femminile.
In questi mesi la mia attenzione è stata catturata anche da altre tematiche sociali. Ho presentato in Senato una mozione sulle politiche di contrasto alla povertà, mettendo in rilievo la priorità d’interventi di emergenza, riforme strutturali e di misure per fronteggiare i tagli al sistema del welfare, sviluppando ed integrando le politiche socio-assistenziali e sanitarie per rilanciare il ‘Piano nazionale contro la povertà e l’esclusione sociale – Aiuta l’Italia che aiuta’.
Anche la ludopatia – vera e propria patologia sociale con risvolti che toccano la sfera psicologica, economica, affettiva e lavorativa- è una tematica che mi sta a cuore. Per contrastarla, ho lanciato l’idea di una campagna di sensibilizzazione ed informazione contro il messaggio distorto, veicolato tra i più giovani, di un gioco d’azzardo- formula di guadagno facile ed immediata e comoda alternativa ad investire tempo ed energie nello studio e nel lavoro. Occorre dare opportuno rilievo a quanto l’azzardo dreni risorse ai consumi e rubi una risorsa dal valore inestimabile al mercato del lavoro: il tempo. Introdurre misure restrittive per scoraggiare l’accesso al mondo dell’azzardo è sinonimo di un approccio responsabile al problema, di questo sono convinta.
Fra i momenti più emozionanti degli ultimi mesi, c’è senza dubbio la mia partecipazione al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini. Quest’anno ho avuto l’onore di essere relatrice all’incontro dell’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà: ‘Valorizzare i talenti’. Nel mio intervento, ho sottolineato la grande ricchezza rappresentata dai giovani talenti per la crescita del sistema-paese e la priorità di valorizzarne le qualità, mettendo in atto strategie per incentivarli a restare in loco, piuttosto che alimentare il flusso dei così detti ‘cervelli in fuga’.
In un momento critico come l’attuale, in cui siamo al bivio tra sviluppo e declino, una riflessione sulle azioni per un miglioramento qualitativo e quantitativo dei talenti è sinonimo di lungimiranza e di avere realmente a cuore il futuro dell’Italia. Riformare l’istruzione, esortare i giovani ad assecondare le proprie attitudini, premiare il merito ed incentivare la ricerca e lo sviluppo significa investire sulle generazioni future ed interpretare – alla luce dei tempi attuali – il pensiero di Plutarco per cui le menti dei giovani non sono vasi da riempire con asettiche nozioni e conoscenze, bensì fiaccole da accendere con entusiasmo, curiosità e voglia di scoperta.
(Tratto daAbruzzo Impresa Novembre 2013)