In Russia fra il nuovo FSB e il vecchio KGB c’è l’imbarazzo della scelta

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In Russia fra il nuovo FSB e il vecchio KGB c’è l’imbarazzo della scelta

22 Ottobre 2010

Si stava meglio quando si stava peggio. E’ la massima che potrebbe saltare alla mente dopo la lettura di "The new nobility: the restauration of Russia’s Security State and the enduring legacy of the KGB", il libro di Andrei Soldatov e Irina Borogan – non pubblicato nel Paese di Medvedev e Putin – che prende il titolo da una frase proferita dal vecchio capo Patrushev nel 1999, sullo stato dell’ arte nell’ intelligence di Mosca.

Secondo gli autori, il vecchio servizio segreto comunista, nella sua efferatezza, aveva il pregio di rispondere a un partito, mentre l’ attuale erede naviga in territori ancora più misteriosi e densi di pericoli, senza precisi controllori politici e parlamentari. La Borogan si è spinta, in una recente intervista alla Reuters, a paragonare l’ agenzia spionistica interna russa a un Mukhabarat arabo (specie per via della mancanza di responsabilità istituzionale e dei metodi sbrigativi) , e questo rende bene l’ idea di quanto stimi nocchieri e agenti nipoti dei celebri inquilini della Lubianka che intimoriva il mondo.

Non comandata da alcun ente , la "Nuova Nobiltà" ha mostrato rapidamente il suo volto sinistro, tanto che alcuni attivisti per i diritti umani sono arrivati, forse metaforicamente, a riabilitare i metodi dei cekisti d’antan, con tanto di ospedali psichiatrici per il rinsavimento degli oppositori di regime.

Oggi i generali dell’ FSB, narrano i due scrittori, sembrano la vecchia aristocrazia della Russia zarista. Il loro amore per uno stile di vita ridondante, foraggiato dalla ricchezza ottenuta attraverso le posizioni occupate, contrasta con l’epoca sovietica, quando i capi degli 007 subivano blocchi temporanei su benefici, prebende e privilegi. Un esempio lampante di questo assunto è costituito dall’alienazione di 99 ettari di terreno sull’esclusiva Rublyovka Highway nel 2003, poi rivenduti per milioni di dollari da fortunati "addetti ai lavori".

Altro problema delicato è la dipendenza di ampi settori dei servizi di sicurezza da quegli oligarchi che fanno il buono e, soprattutto, il cattivo tempo sotto i cieli russi. In sostanza, Soldatov e Borogan bocciano seccamente uomini, modus operandi e prospettive future dell’ Intelligence dell’ex Urss. Un’analisi impietosa che ha destato inevitabile nervosismo nelle stanze che contano all’ombra del Cremlino.

Visto da lontano, il quadro sembra un poco indulgente verso il KGB, che sarà pure stato efficacemente controllato, ma quanto ad operazioni sanguinose, specie all’ interno dei confini nazionali, non aveva bisogno di imparare da nessuno. Il nuovo assetto dell’ FSB, infine, altro non è che la naturale conseguenza di un sistema che ha cambiato qualche connotato conservando la fisionomia originaria.