In Sicilia è già partita la gara per riequilibrare il peso delle alleanze

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In Sicilia è già partita la gara per riequilibrare il peso delle alleanze

In Sicilia è già partita la gara per riequilibrare il peso delle alleanze

27 Agosto 2009

Un mazzo di carte siciliane dal quale pescare, con un po’ di perizia e fortuna, la briscola vincente. Precisamente una briscola che consente di allargare la mano fino a cinque giocatori.

Il gioco è un perfetto vestito sartoriale da cucire sulla politica siciliana delle ultime settimane, con una sola strategia: riequilibrare il peso delle alleanze sull’Isola, già dall’autunno, e riassestare diversamente il gioco di forze a livello nazionale a cominciare dal prossimo impegno elettorale quello delle regionali 2010, che coinvolgerà diverse regioni del Mezzogiorno.

I giocatori al tavolo sono per il momento 5: il presidente della Regione Raffaele Lombardo; l’ex governatore Salvatore Cuffaro, lo stesso Udc, il Pdl e l’Mpa.

Il Pd in questa fase rimane un po’ alla finestra, fa ordinaria e ordinata opposizione, in attesa probabilmente di acquisire la linea del nuovo segretario regionale che si eleggerà il 25 ottobre. Compito non facile per nessuno dei pretendenti, i candidati sono Giuseppe Lupo, Giuseppe Lumia, Giuseppe Messina e Bernardo Mattarella, in quanto nonostante si sia riuscito a dare vita al gruppo unico all’Ars, le divisione rimangono spesso nette tra le diverse anime del partito, a cominciare dagli ex diessini e margheritini.

La partita sicula è in pieno svolgimento.

Raffaele Lombardo. Al presidente della Regione non è bastato lo sbocco dei fondi Fas per abbassare il tiro. Ha utilizzato il suo passaggio al meeting Cl di Rimini per rilanciare l’idea del Partito del Sud.

Il governatore vuole fare presto, specie dopo l’ennesima “minaccia” leghista. La Sicilia, senza entrare nel merito della parziale attuazione e dei benefici fin qui acquisiti, ha fatto del suo Statuto speciale un motivo di orgoglio politico e territoriale e non può certo digerire, rimanendo immobile, l’ennesima esternazione del ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli. “Con la riforma costituzionale – ha detto il ministro – credo che si potrà avere un avvicinamento delle Regioni ordinarie rispetto a quelle a statuto speciale. Le regioni ordinarie diventeranno un po’ più speciali e quelle a statuto speciale lo saranno un po’ meno”.

Ma gli intenti del governatore sono anche strettamente politici. Lombardo spera di acquisire peso elettorale oltre la Sicilia. Il magro risultato dell’Mpa alle Europee (non ha superato il 3 per cento) ha convinto il governatore che non si può essere leader politico senza un partito che non supera la sua entità regionalista. Riproporre diritti, interessi, speranze non più per la sola Sicilia, ma per l’intero Mezzogiorno, può giovare al presidente per costruirsi uno zoccolo duro di consensi fin quasi le porte di Roma; certo c’è da capire quanto appeal le sue idee hanno sull’elettorato. Si possono spiegare così i contatti avuti in passato con i governatori di Calabria, Agazio Loiero, e Campania, Antonio Bassolino, e a fine luglio la nomina da parte della direzione dell’Mpa di 4 coordinatori, rispettivamente in Calabria, Puglia, Basilicata e Campania: l’obiettivo della nuova organizzazione sul territorio del Movimento per le Autonomie è quello di realizzare una vasta aggregazione politica e sociale per lo sviluppo del Mezzogiorno del Paese, in linea con le indicazioni del leader, appunto, Lombardo.

Da non sottovalutare una frase del presidente siciliano durante il suo intervento al meeting di Rimini. “A partire dalla comunicazione culturale – ha detto il governatore – noi nella seconda metà di settembre partiremo. Inizieranno i convegni e gli incontri in vista della costituzione del Partito del Sud”. Un chiaro riferimento a un’altra iniziativa del presidente. Lo scorso 12 luglio sono stati presentati a Catania i “Quaderni dell’Autonomia”, una nuova iniziativa del gruppo editoriale “I Vespri”, guidato dal prof. Carmelo Rapisarda, con esperti di diritto, politica, economia, quali il prof. Maurizio Ballistreri, ex deputato regionale nella passata legislatura regionale proprio nell’Mpa, precedentemente anche segretario provinciale della Uil di Messina e il prof. Mario Centorrino, noto economista di area Pd. L’iniziativa vuole essere uno strumento a larga diffusione, su cui non solo i politici, ma gli studiosi di diritto, sociologia, storia e i cittadini, possono esprimere analisi, valutazioni e commenti su questi temi.

Certo al momento della creazione de “I Quaderni” l’indirizzo era esclusivamente riferibile all’autonomia siciliana, sul quale da sempre Lombardo ha creduto, ma alla luce dei fatti attuali è ipotizzabile che l’operazione si allarghi, dando vita una sorta di think tank, capace di costruire la base ideologica e culturale con la quale caratterizzare il nascituro Partito del Sud.

Il nuovo soggetto, inoltre, consentirebbe al governatore e ai suoi seguaci di entrare dentro le alleanze siciliane e, soprattutto, di tentare Berlusconi, quale altra forza in più da arruolare nelle liste che sosterranno i candidati di centrodestra alle regionali del 2010. Gli altri partiti devono stare in allerta. Lombardo sa bene di non avere nelle altre regioni voti sufficienti per proporsi come leader nazionale e, anche in Sicilia, con il nascituro partito vorrebbe gonfiare ulteriormente le già buone percentuali dell’Mpa. Non gli resta che pescare un po’ di qua e un po’ di là, magari tra gli scontenti dell’Udc, non disdegnando qualche simpatia nel Pd, e, soprattutto, dentro il Pdl che – nonostante l’azione massiccia del Cavaliere – in Sicilia non è affatto un monolite, ma frastagliato in diverse correnti.

Infine, il governatore ha rilanciato sulla banca del Sud, spiegando che non ha mai contestato il ruolo delle grandi banche del Centro – Nord presenti nel Mezzogiorno. “Non bisogna, però, dimenticare – ha precisato Lombardo –  che nel 1990 operavano in meridione oltre cento banche indipendenti, mentre oggi sono appena sedici. C’è anche da prendere atto che esiste un’oggettiva difficoltà data dal fatto che al Sud il danaro costa di più, e di conseguenza una o più banche del Sud accrescerebbero i vantaggi sia per le famiglie che per le imprese”.

Udc. Tra gli ex democristiani, dopo l’estromissione dalla maggioranza di governo, e nonostante l’ostentata compattezza del partito, i malumori non sono mancati. La stessa leadership locale dell’ex governatore Cuffaro ne è uscita ridimensionata. Anche nell’ultimo gioco di equilibri, la nomina dei 17 nuovi manager delle Aziende ospedaliere e delle Asl in Sicilia, gli uomini dello scudo crociato si sono tenuti fuori dall’indicare nomi e rivendicare poltrone. Di fatto però esiste un’apertura a rientrare nell’alleanza sia da parte di Lombardo, sia da parte dell’Udc. Totò Cuffaro ha ammesso, “è proprio vero Lombardo ci ha più volte fatto sapere che vorrebbe un ritorno in giunta dell’Udc”. Il segretario regionale Saverio Romano nelle scorse settimane si è incontrato proprio con il governatore della Sicilia. Il capogruppo dell’Udc all’Ars, Rudy Maira, ha manifestato le buone intenzioni e ha dettato le condizioni: “Diciamo sì al rientro nel governo, ma vogliamo tre assessorati di peso, un freno alla “decuffarizzazione” della Regione e un nuovo programma da condividere soprattutto con l’ala più oltranzista del Pdl. Tra i nuovi assessori potrebbe certamente rientrare l’ex Giovanni Ilarda, che si aspettava la riconferma nel Lombardo bis.

Il presidente della regione conosce, e ovviamente non ammette, le debolezze del suo esecutivo, specie quando deve confrontarsi con l’Aula, con le insidie di Udc e Pd e un Pdl siciliano nel quale convivono tante posizioni distinte.

All’Ars in autunno si voteranno provvedimenti troppo importanti – a cominciare dalla riforma degli Ato – per continuare a navigare a vista e con il pericolo spesso di rimanere sotto, in fase di votazione.

L’Udc, inoltre, negli ultimi giorni ha tuonato contro le posizioni della Lega Nord su temi come quello dell’immigrazione; in più il partito di Casini da sempre si è proclamato fedele difensore degli interessi del Sud. La Vela potrebbe dunque essere il primo alleato del nascituro soggetto politico del Mezzogiorno che Lombardo ha in mente? E un Udc rinvigorito nella regione dove conserva la cassaforte più ricca di voti può tornare a chiedere di più, in vista delle contrattazioni a livello nazionale che potranno intercorrere tra Casini e Berlusconi? 

Il Cav. sarebbe il primo a benedire un rientro in giunta dello scudo crociato a siglare la pace definitiva con il Pdl.

Berlusconi ed i suoi più stretti collaboratori stanno lavorando ad un patto pre – elettorale con l’Udc per le regionali. Se non ci riescono rischiano di perdere quattro o cinque regioni, oltre a quelle vicine al centrosinistra. Certo Lombardo diventa una sorta di ago della bilancia, se accoglie dentro la maggioranza nuovamente l’Udc, fa un favore al Presidente del Consiglio se non lo fa, rischia di pregiudicare il risultato del centrodestra proprio alle prossime regionali.

Il segretario siciliano dell’Udc, Saverio Romano, ieri ha smentito ogni ipotesi di alleanza con il Pdl: “La tradizione politica dell’Udc non consente salti da trapezisti o movimenti trasformistici in vista di appuntamenti elettorali. Non credo che le elezioni regionali del 2010 potranno rappresentare un’eccezione a questo modo di intendere e di vivere la politica”, ha detto l’esponente centrista, ma sappiamo bene che la briscola si gioca sempre a carte coperte.

Salvatore Cuffaro. In questa fase una considerazione a parte bisogna fare per l’ex presidente della Regione Sicilia. Il vice segretario nazionale dell’Udc, ex amico fraterno di Lombardo, ha vissuto sulla propria pelle lo scontro apertosi con la crisi del governo regionale a maggio e la nascita del secondo esecutivo; a Cuffaro non è andato giù il ruolo di “testimonial” di un certo tipo di politica per la Sicilia ed è stufo di sentire parlare di “decuffarizzazione”.

Il senatore Udc è l’unico, in questo clima di chiarimenti, che continua a lanciare critiche all’operato del suo successore e alla squadra di governo. C’è  però chi è pronto a giurare che gli ex gemelli – Lombardo e Cuffaro sono stati i discepoli prediletti e cresciuti alla scuola politica dell’ex ministro Calogero Mannino – riusciranno a ricucire il loro rapporto politico e personale.

Proprio ieri il presidente della Regione si è mostrato meno ostile e molto più delicato nei confronti del suo predecessore. Non ha perso tempo a inviare una nota stampa nella quale rettificava un “non” in un passaggio di un’ intervista rilasciata al quotidiano “Libero” che, omesso, dava adito ad un’interpretazione errata del pensiero del governatore. Lombardo alla domanda “Cuffaro tornerà in giunta?” ha precisato che la risposta corretta era: “Per me l’unica pregiudiziale è il sostegno alle mie riforme: accettarle non (appunto quello mancante nell’intervista, ndt.) vuol dire sottoscrivere la smentita del suo operato alla guida della Sicilia”.

Pdl. Il Popolo della Libertà continua a rimanere diviso. Persino il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio, considerato appartenente alla corrente dei “lealisti” – vicini al ministro della Giustizia Angelino Alfano e al presidente del Senato, Renato Schifani –  non riesce a mantenere del tutto il suo ruolo super partes ed è convinto sostenitore di un rimpasto necessario nel governo regionale, oltre ad essere fortemente critico nei confronti di Lombardo. Qualche settimana fa, inoltre, c’è stata una polemica tra lo stesso Cascio e il capogruppo dell’Mpa, Francesco Musotto, sui critici bilanci regionali, con diversi botta e risposta che hanno finito con il fare rispondere al presidente dell’Ars che, forse, all’onorevole Musotto non era ancora andato giù di non essere diventato lui presidente dell’Ars.

Sempre vicino ai lealisti, ma con un gruppo proprio insieme al senatore Pino Firrarello, c’è il coordinatore regionale Giuseppe Castiglione, tra i maggiori oppositori di Lombardo e, in contrasto netto con la corrente degli “ex ribelli” capitanati dal sottosegretario Gianfranco Micciché.

L’ultima polemica, Castiglione ha definito esclusivamente politiche le scelte dei manager della Sanità siciliana. Al coordinatore regionale del Pdl probabilmente non è andata  giù che, ancora una volta, l’ala vicino al sottosegretario Gianfranco Micciché ha fatto la voce grossa, raccogliendo più di tutti proprio sulle nomine nella Asp e nelle Asl: fanno riferimento a Micciché, esattamente,  Franco Maniscalco, vicino anche al ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e messo a capo dell’Asl di Siracusa, Fabrizio De Nicola, vicino all’assessore all’Agricoltura Michele Cimino e arruolato a capo dell’Asl di Trapani e Dario Allegra, già ai vertici delle municipalizzate di Palermo e nominato al  Civico di Palermo.

L’ala appartenente alla corrente Schifani – Alfano, nella quale appunto si rivede Castiglione, si è dovuta accontentare di una sola nomina, Mario La Rocca, dirigente dell’Assessorato al Turismo, già ai vertici delle Ferrovie siciliane e designato alla guida del Policlinico di Palermo.

Sempre i lealisti del Pdl, al loro interno, si dividono in “pontieri” ed i “fondamentalisti”.

I primi, che fanno riferimento ad Angelino Alfano, guardano a un superamento delle divisioni interne. I secondi, non vogliono per niente scendere a patti con l’ala di Micciché.

Il capogruppo del Pdl a Palazzo dei Normanni, Innocenzo Leontini, cerca di non collocarsi apertamente in nessuna di queste correnti anche se il suo riferimento politico rimane il tandem Alfano – Schifani.

Infine bisogna considerare l’ala finiana e gli ex di An che, sostengono il governo Lombardo e considerano positivo l’operato del governatore. Quest’ultima corrente fa riferimento a Dore Misuraca, proveniente da Forza Italia, considerato un berlusconiano, ma lontano dalle posizioni dei lealisti, e l’area An, con, tra gli altri, Fabio Granata, Carmelo Briguglio e Nino Strano.

E proprio dalle debolezze del Pdl potrebbe nascere la forza di chi vuole fondare nuove realtà o ridisegnare i pesi della politica in Sicilia con ampi riflessi su Roma. Ma il Cavaliere tutto questo lo sa.

Mpa. Il partito del presidente della Regione, stranamente, è quello che interpreta il ruolo più passivo. In fondo il partito è riuscito a piazzare uomini e guadagnare poltrone importanti. Nella condizione attuale può essere considerato un vaso dentro il quale attingere quanto può essere utile per costruire il nuovo progetto politico del suo leader.

D’Altra parte, forse, lo stesso governatore comincia a considerare la parentesi del Movimento per le Autonomie sul viale del tramonto, riconoscendolo però quale demiurgo necessario che l’ha condotto fino alle posizioni attuali.

Gli stessi colonnelli di Lombardo, per il momento, sotto i vessilli dell’Mpa stanno cercando di costruire il tessuto politico, di candidati e consensi, fuori dalla Sicilia nelle altre regioni del Sud che andranno a votare nel 2010.

Anche dentro gli autonomisti il clima non è idilliaco e lo stesso presidente della Regione ha dovuto inghiottire qualche boccone amaro, a cominciare, ad inizio di esecutivo bis –  dalla votazione, in commissione Sanità all’Ars, del nuovo presidente (Giuseppe Laccoto) poltrona persa dal centrodestra, a discapito di un uomo del Pd, sostenuto inaspettatamente da ben due voti provenienti proprio dall’Mpa.

Sicilia chiama Italia: Sicilia sempre più laboratorio e ombelico della politica italiana.