In Sicilia la riforma della sanità è legge

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In Sicilia la riforma della sanità è legge

26 Marzo 2009

“Più salute e meno burocrazia, costi minori e migliori servizi”. Visibilmente stanco, ma con l’entusiasmo che gli si legge sotto i baffi, dopo 9 mesi di estenuanti trattative che hanno messo in pericolo persino la solidità della maggioranza, il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo raccoglie (nella tarda serata di ieri) il voto favorevole dell’Assemblea regionale siciliana, che trasforma in legge la riforma della Sanità nell’Isola.

Alla votazione finale erano presenti 81 deputati, 51 i sì, 28 i no: il Pd ha votato contro il ddl, nonostante abbia contribuito a redigerlo. La spiegazione di tale atteggiamento arriva dal capogruppo dei democratici a Palazzo dei Normanni Antonello Cracolici, il quale in fase di dichiarazione di voto ha spiegato come è vero che il testo della riforma contiene molti elementi voluti dal suo partito ma, ha precisato che “la ciccia della spartizione delle nomine costituisce il vero cemento della maggioranza di centrodestra alla Regione”. Ma l’ostruzionismo maggiore Lombardo lo ha avvertito in questi mesi soprattutto dentro la sua maggioranza con il tira e molla inforcato con i deputati dell’Udc – specie dopo i rapporti non più idilliaci tra l’ex governatore Totò Cuffaro e l’attuale presidente della Regione -. In pratica i centristi per mesi, insieme al Pdl, hanno contestato, fino a quasi minacciare la sfiducia al governatore, la riduzione delle aziende sanitaria dalle attuali 29 a 17, come voluto dalla riforma disegnata da Lombardo insieme all’assessore alla Sanità Massimo Russo quest’ultimo, una volta portata a casa la “pagnotta” ha commentato scomodando nientemeno che di Nick Carter: “Tutto bene quel che finisce bene e l’ultimo chiuda la porta”.

Ma la porta ha rischiato di rimanere aperta anche nelle ultimissime ore, quando nel corso della maratona del dibattito in aula, poco dopo la mezzanotte del penultimo giorno, un emendamento presentato dall’onorevole catanese del Pdl Pippo Limoli a favore dell’ospedale di Caltagirone, stava quasi costringendo Lombardo e Russo a mischiare nuovamente le carte, dopo i numerosi aggiustamenti che l’ultimo testo portato in aula ha subito rispetto la bozza originaria che tanti dissapori aveva sparso tra le varie componenti politiche della stessa maggioranza di governo locale. Il clima durante le operazioni di voto, comunque, è continuato a rimanere teso. Nel corso del lungo dibattito per l’esame dei singoli articoli e degli emendamenti proposti da tutti i gruppi si sono dovute addirittura ripetere anche le votazioni a scrutinio segreto.

Alla fine Lombardo ha fatto prevalere il buonsenso e, prendendo la parola ha sottolineato quanto difficile sia stata per l’assemblea trovare la quadratura del cerchio in questi lunghi mesi di incomprensioni, buttando così sulle spalle dei deputati stessi la responsabilità di una figura penosa, qualora fosse saltata ancora una volta l’armonia ritrovata sul disegno di legge. Una “mala cumparsa” si dice da queste parti che, ha precisato il presidente della Regione, “rischia di ricaderci addosso non come deputati ma come popolo” quindi, cercando di serrare le fila, ha invitato tutti a condividere la linea del governo.

Con il passaggio della riforma sanitaria l’assessore Russo parla di un risparmio di almeno 50 milioni di euro grazie alle nuove norme e risponde alle accuse dell’opposizione così: “Il numero dei direttori diminuisce – precisa l’ex magistrato voluto in giunta dal governatore per risistemare il carrozzone della Sanità siciliana – saranno 122 a fronte dei 160 di oggi. Non è un papocchio, né un compromesso al ribasso, ma una sintesi felice”.

Vediamo allora  in dettaglio come cambia il sistema sanitario dell’Isola a partire dal primo settembre 2009. In primo luogo le azienda passano da 29 a 17. Nello specifico: 9 provinciali, 3 di riferimento regionale, 2 di riferimento nazionale ad alta specializzazione e 3 universitarie. Ognuna di esse sarà organizzata in distretti, in tutto 20, costituiti dall’aggregazione di alcuni nosocomi e guidati da un coordinatore amministrativo e da uno sanitario; poi deospedalizzazione e potenziamento dei servizi territoriali. Vengono pure istituiti nuovi distretti ospedalieri, potenziato il controllo territoriale, si passa alla gestione interamente pubblica del servizio di pronto soccorso 118, di fatto  si conclude il rapporto con la  Sise, la società “in house” della Croce Rossa che in questi anni ha gestito il servizio, con ampie garanzie del mantenimento dei posti di lavoro per i 3.200 dipendenti delle autoambulanze; il potenziamento – con nuove unità periferiche in ognuna delle province siciliane – delle 4 centrali operative già esistenti (Palermo, Catania, Messina e Caltanissetta).

Occhi particolarmente attenti anche sulla qualità dei manager della aziende sanitarie, che verranno scelti in base a rigorosi criteri: via, dunque, quelli incapaci, i direttori generali decadranno automaticamente in caso di mancato raggiungimento dell’equilibrio di bilancio o degli obiettivi prefissati.  La valutazione sarà a carico di un soggetto esterno (l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali o di un’altra struttura ad evidenza pubblica scelta dall’assessore) . E su questo punto si registra l’intervento di Rudy Maira, presidente del gruppo Udc a Sala d’Ercole: “Per dare azione pragmatica al buon lavoro svolto fin qui, anche su indicazioni del nostro partito, merita una citazione la norma che fissa a sei anni il limite per l’incarico di direttore generale di una stessa azienda ospedaliera. Avremo così un criterio essenziale di verifica, dopo tre anni dell’operato, del mandato manageriale e dei risultati conseguiti da ogni manager”. “Questa norma – conclude Maira – consentirà davvero di avere i migliori dirigenti alla guida delle nostre aziende”.

Capitolo cliniche private, la nuova legge sancisce la libertà di scelta del paziente tra pubblico e privato. Approvata, inoltre, la modifica delle regole per i budget assegnati alle cliniche e ai laboratori: non verranno più erogati in base alle prestazioni effettuate l’anno precedente, ma legati ai dati epidemiologici, e il tetto di spesa sarà stabilito dalla Regione d’intesa con le associazioni di categoria. Prevista una “premialità” per le strutture pubbliche e private che erogano prestazioni a pazienti non siciliani.

A proposito di questo, e contrariamente alla posizione del governo nazionale, grazie ad un emendamento presentato dal presidente Lombardo e dall’assessore Russo, la Sicilia assicurerà le cure gratuite ambulatoriali ed ospedaliere anche agli extracomunitari senza obbligo di segnalazione alle autorità per il personale medico. “Abbiamo affermato il naturale principio di civiltà e solidarietà ai più bisognosi", ha commentato Russo. Prevista infine l’istituzione dei presidi territoriali di assistenza (Pta) che attraverso il Centro unico di prenotazione (Cup) controlleranno la capillare erogazione delle prestazioni primarie, dei servizi socio sanitari integrati, di quelli a favore dei minori, delle famiglie  e i servizi di salute mentale.

Cauti i sindacati, il segretario regionale della Cisl Maurizio Bernava considera l’approvazione della riforma un passo importante, ma allo stesso tempo una svolta parziale e  chiede presto una “riorganizzazione del sistema sanitario dell’isola con atti amministrativi e tavoli di confronto con sindacato, sindaci ed Asl”. La Cgil, per bocca di Italo Tripi, segretario generale in Sicilia, ha ricordato come “la proposta di partenza (ovvero la bozza iniziale ndr) fosse migliore del risultato finale, ma grazie all’azione del sindacato e delle forze piu’ sensibili in Parlamento si è impedito che prevalesse il solito copione del cambio tutto per non cambiare nulla e adesso bisogna vigilare affinché si evitino le solite derive clientelari che possono trovare spazio tra le maglie della legge”.