In Sicilia Lombardo e il Pdl firmano la tregua almeno fino alle Europee

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In Sicilia Lombardo e il Pdl firmano la tregua almeno fino alle Europee

01 Giugno 2009

Per il momento è solo tregua. Ma tregua armata. E tutto quanto per colpa di Raffaele Lombardo e di quel repentino azzeramento della giunta, seguito dalla nomina di una nuova di zecca, però piuttosto anomala. Dopo i botti e le polemiche che invece di acquietarsi paiono salire ulteriormente di decibel, il governatore se la prende con gli “ascari” locali, vedi i parlamentari regionali vicini al gruppo Alfano-Schifani,  ma non risparmia i vertici nazionali del Pdl che, in via cautelare, hanno frattempo sospeso i tre dissidenti (legati a Gianfranco Miccichè e all’ex di An Giuseppe Scalia), entrati nel neo esecutivo sicilianista. Per Lombardo, semplicemente gente che ha “perso la testa”.

Secondo il leader autonomista, l’oggetto del contendere resta chiarissimo: uno stop radicale a tutti quei settori della maggioranza che “sinora hanno remato contro l’azione di innovazione”, pertanto nessuna rottura del patto con gli elettori. Al contrario, una scelta inevitabile per mantenersi in asse con un programma concordato a ridosso delle precedenti regionali. Ovviamente di opposto avviso sono i competitori che rovesciano in toto il ragionamento di Lombardo, imputandogli una coppia di errori micidiali: un sostanziale non governo misto a molte chiacchiere in libertà. Insomma, saremmo alla versione isolana della politica degli annunci e, sotto sotto, al timore del ritorno in forma aggiornata del vecchio orlandismo, per l’occasione in salsa etnea e quindi rispetto al “masaniellismo” dell’ex sindaco di Palermo modulato con maggior sapienza.

Accuse e ripicche a parte, la questione degli scenari venturi, allo stato dell’opera, resta perfettamente ai blocchi partenza, ovvero in alto mare. Le posizioni in campo con il passare del tempo sembrano irrigidirsi anziché no. E se il governatore annuncia: “Andremo avanti a velocità supersonica”, contemporaneamente lascia intravedere qualche spiraglio (vedi i tre assessorati per ora congelati in attesa del sei e sette giugno) che consenta di parlarsi ancora. Per il Pdl, il consiglio secco è invece quello di “azzerare la giunta dopo le europee e riapertura di trattative con Pdl e Udc attraverso i rappresentanti ufficiali, evitando invece trattative private”. All’incirca, un dialogo fra sordi. Intanto, per giovedì è prevista una seduta del parlamento con tanto di mozioni di censura in arrivo per il nuovo esecutivo.

Nel frattempo, dato che nessuno dei tre schieramenti presenti a Palazzo dei Normanni è autosufficiente (a parte un’improbabile convergenza fra Pdl e Pd), il vero colpo del kappao, intendi sfiducia, non è da prendere neppure in considerazione. Niente di strano perciò che mancando le prospettive e crescendo, al contrario, i nodi da sciogliere qualcuno dia libero sfogo alla fantasia congetturando, magari, strambe alchimie ed eterodosse convergenze. E’ il caso del segretario regionale dell’Udc, Saverio Romano, che individua la regia occulta dell’attuale svolta alla regione in una singolare intesa fra il democratico Giuseppe Lumia, il pidiellino Marcello dell’Utri (da sempre vicino ai dissidenti del gruppo Micciché) tenuti assieme dall’assessore -magistrato Massimo Russo. Solo in parte più lineare, sempre dal fronte casiniano, è l’invito di  Lillo Mannino al suo ex pupillo oggi governatore  a ripensare “all’assurdità della sua alleanza con Berlusconi”. Quindi, niente di facile sotto il cielo di Sicilia anche in considerazione del fatto che a Palermo sembra in fondo normale che un forte partito locale provi a scombiccherare gli equilibri interni del suo maggiore alleato, magari prendendo di mira un’altra formazione (intendi Udc), in Sicilia in buonissima col quel medesimo partitone, con cui peraltro a livello nazionale battaglia fieramente.