In tempi di crisi ha senso offrire musei gratis (quasi) per tutti?
29 Aprile 2012
di Carlo Zasio
Domenica scorsa si è chiusa in sordina la settimana della cultura promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali, dieci giorni di gratuità nei musei e nelle aree archeologiche che ha coinvolto tutti i siti statali. O meglio, quasi tutti. Sì, perché per la prima volta una delle Soprintendenze autonome, i cui incassi da biglietteria costituiscono parte considerevole del bilancio in quanto non vengono versati alle casse dell’erario, ha deciso di non partecipare. Il caso ha riguardato Colosseo, Palatino e l’area del Foro, dove cittadini e turisti hanno dovuto pagare per accedere ai monumenti in assoluto più visitati in Italia con quasi 6 milioni di ingressi annui.
Se in un primo momento sulla decisione della neo Soprintendente Mariarosaria Barbera sembrava aver pesato la pressione dei privati concessionari dei servizi di biglietteria interessati agli aggi sui singoli biglietti, in realtà le motivazioni son ben altre: in un momento così difficile, in cui i fondi pubblici per i restauri sono in costante diminuzione e per l’anfiteatro Flavio ci si affida al mecenatismo privato, perdere in dieci giorni un incasso stimato in un milione e mezzo di euro è stato valutato incoerente con la missione di tutela della Soprintendenza. Questi fondi – ha messo nero su bianco la soprintendente in una lettera indirizzata al ministero – verranno usati per ripristinare l’agibilità dell’area archeologica palatina, compromessa dai danni alla vegetazione dovuti alle nevicate di febbraio.
Altre soprintendenze autonome avrebbero voluto seguire la scelta di Roma, ma sono state dissuase dal Ministero che, comunque, è stato costretto a rivedere l’intera campagna di comunicazione, non più incentrabile sulla completa gratuità dei musei.
Un po’ per questo e un po’ per un calo generalizzato dei flussi turistici in questo primo quadrimestre, la settimana sembra si sia chiusa non proprio brillantemente. Forse al Collegio Romano si dovrebbe trasformare questo piccolo incidente in un’opportunità.
In un contesto di crisi economica così profonda, il MiBAC si può ancora permettere di organizzare la Settimana della Cultura in uno dei periodi di picco della stagione turistica, regalando a milioni di turisti l’ingresso gratuito nei propri musei? O non varrebbe piuttosto la pena di abbandonare la spasmodica ricerca di numeri roboanti e spostare un simile evento in bassa stagione, quando il pubblico dei musei è fatto prevalentemente di cittadini italiani? Con un minore aggravio per le casse dell’erario si perseguirebbe forse una finalità maggiormente educativa, a tutto vantaggio dei residenti.