In Virginia la rielezione di Obama dipende tutta dall’economia
10 Maggio 2011
Da quando Osama bin Laden è stato ucciso non c’è quotidiano, telegiornale o blog americano che non riporti un sondaggio sulle possibilità di rielezione del Presidente Barack Obama. L’ultimo, in ordine di tempo, è quello comparso ieri sulle pagine del Washington Post, in cui s’indaga sulle oscillazioni del livello di apprezzamento nei confronti del numero uno della Casa Bianca, in uno Stato cardine come quello della Virginia. Obama, infatti, è stato il primo Democratico dopo 44 anni a conquistare lo Stato della East Coast durante la sua corsa presidenziale.
Dal primo quesito del sondaggio risulta evidente che l’uccisione del numero uno di al-Qaeda sta incidendo positivamente sui sondaggi elettorali a favore dell’operato generale di Obama alla Casa Bianca: dal 49% di gradimento il presidente è salito al 57% subito dopo il "colpo" messo a segno ad Abbottabad.
Se si getta invece uno sguardo specifico alle elezioni del 2012, in cui Obama correrà per la riconferma, il sondaggio prevede, anche in questo caso, una sua crescita di consensi. Sebbene il numero degli elettori sicuri di volerlo votare sia salito di un solo punto (dal 29% al 30%), la percentuale di coloro che potrebbero votarlo è passata dal 26 al 33. Non solo, ma quelli che sono sicuri di non volerlo votare sono diminuiti dal 43% al 35%. Sempre nell’ottica delle elezioni future, al quesito “Se dovessi votare oggi, a quale candidato alla Casa Bianca daresti la preferenza?” gli intervistati confermano, così come espresso nel periodo “pre-bin Laden”, di preferire Obama rispetto a tutti i conservatori considerati “papabili” per la candidatura. In particolare, l’attuale presidente ha aumentato il suo vantaggio rispetto al candidato più forte, Mitt Romney: il primo al 48%, contro il secondo al 46%; dopo l’uccisione di bin Laden, si passerebbe al 51% per Obama, contro il 44% dell’esponente conservatore.
Strada spianata per Barack Obama, quindi? Non proprio. Nel momento in cui agli elettori vengono sottoposte domande riguardanti l’economia i consensi scendono sensibilmente. Infatti, chi giudica negativamente le condizioni economiche del Paese si attesta all’89%, contro l’11% di chi ritiene che l’economia sia in salute. Nel giugno 2007 (periodo in cui, come oggi, mancava un anno e mezzo alle elezioni), ben il 44% degli elettoti della Virginia erano soddisfatti dell’andamento economico.
Su un tema che tradizionalmente sta a cuore agli americani, cioè l’incidenza dello Stato federale sull’economia, il sondaggio conferma un giudizio negativo: sempre in relazione al 2007, il numero di quanti ritengono troppo pesante l’intervento federale sulla gestione delle finanze sale dal 50% al 57%.
I risultati del sondaggio, come sottolineato da Chris Cillizza del Washington Post, rendono manifeste le difficoltà che avrà Obama nella riconferma alla presidenza. Il suo mandato è stato caratterizzato dalla più pesante crisi economica degli ultimi ottant’anni, contro cui la Casa Bianca ha deciso di far fronte con interventi che la stampa conservatrice non ha esitato a definire “socialisti”. La riforma sanitaria, cavallo di battaglia della presidenza democratica, avrà un peso determinante sulle preferenze degli elettori. Così come la questione della disoccupazione, salita in aprile al 9%, e delle spese militari che, nel bilancio 2011, pesano per ben 900 miliardi di dollari (circa un quarto dell’intero bilancio federale).
Il sondaggio del quotidiano statunitense, dunque, conferma i princìpi ai quali gli americani rimangono affezionati quando si tratta di scegliere (o confermare) un candidato: Stato leggero e laissez faire.