“Inutile minacciare crisi, non hanno più i numeri”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

“Inutile minacciare crisi, non hanno più i numeri”

21 Ottobre 2013

L’unico centrodestra che può vincere «è quello inclusivo, non estremista ma in sintonia con quel popolo che poi lo vota. Che non si spaventi delle pulsioni della sua gente, anche le più intense, ma che le sappia indirizzare verso obiettivi di governo». Già. E chi chiede l’azzeramento delle cariche nel Pdl? «E’ contrario a questo progetto. Rema contro. Berlusconi deve mantenere una guida carismatica, ed è stato lui a fare Alfano segretario. Tornare indietro da questo, è fuori dalla realtà. Ribadisco: se Forza Italia nasce da un azzeramento, io non entrerò». Gaetano Quagliariello, ministro per le Riforme, difende le colombe del Pdl e avverte: «Da mercoledì 2 ottobre, giorno della fiducia a Letta, non si torna indietro. Se qualcuno puntasse di nuovo alla crisi, si ritroverebbe gli stessi numeri a favore dell’esecutivo. Anzi: forse anche qualcuno di più».

Insomma lei è rimasto della stessa idea o no?

«A che proposito, scusi?».

A proposito del fatto che nel Pdl ci sono due classi dirigenti inconciliabili. Pronto per lo strappo?

«Resto dell’idea che bisogna coniugare la battaglia contro la persecuzione di Berlusconi con quella per i bisogni del Paese. Vede, in politica le scelte non sono esoteriche. Sento usare la categoria del tradimento in modo folle: contro Alfano, dentro Scelta civica, ora persino contro Napolitano … Fermiamoci. Ragioniamo di linee politiche e di persone che le sostengono».

E che nel Pdl sono inconciliabili. L’ha detto lei. E allora?

«Se le linee politiche resteranno inconciliabili bisognerà prenderne atto. Berlusconi, con quel suo colpo di reni sulla fiducia, ha cercato una- conciliabilità. Ma il dibattito dei giorni successivi, così come interpretato da una parte del partito, mi pare che lo abbia smentito».

La parte è quella dei Fitto, Bondi, Santanché. Insomma dei falchi.

«Li chiami come vuole».

È possibile immaginare un centrodestra che inglobi Alfano, Casini e Fitto? E che a guidarlo sia sempre Berlusconi?

«Se il centrodestra vuoi tornare a vincere all’interno di uno schema bipolare non solo è possibile: è obbligatorio. Quel che sta accadendo in Scelta Civica è una grande opportunità da cogliere. Partendo dalle scelte concrete di governo».

Ma l’accusa è invece di voler riproporre un aggregato centrista post-Dc. Uno schema estraneo al bipolarismo.

«Nessuno vuole un piccolo centrino di ottimati. Al centro non c’è spazio per i partiti: ci sono gli elettori da conquistare. Per questo è essenziale Innanzi tutto riformare il sistema politico e la legge elettorale. Solo dopo parleremo di forma partito: se cioè un grande centrodestra si deve organizzare in un solo grande partito come in Germania, in due come in Francia o di più».

Avete identità comuni anche con chi, come Sandro Bondi, dice che la legge di stabilità aumenta le tasse o come la Santanché che vuole azzerare il Pdl?

«La legge di stabilità è frutto di un governo di larghe intese: bisogna tenerne conto. Nasce in un Paese in piena crisi e che vuole rispettare i vincoli europei. Si deve migliorare in Parlamento, certo.

Ma è vero o no che abbassa la pressione fiscale? O che lo spread è al minimo e la Borsa al massimo?

«La risposta è no. Non la mia: è quella di Bondi. Secondo il quale fa aumentare le tasse a carico dei ceti medi».

Qualcuno mente, ministro: chi?

«Forniremo una nota documentata. Si può benissimo dire di no: ma si rischia di isolarsi da ciò che veramente pensa il nostro popolo. Il Paese vive una condizione bivalente: non pensa che quello di Letta sia il miglior governo del mondo e pretende che si faccia di più. Nel contempo, però, se si domanda se il governo debba andare avanti, una larga maggioranza dei cittadini risponde di sì. Soprattutto nel ceto medio, l’etica della responsabilità prevale su quella della convinzione».

E quando si arriverà al voto sulla decadenza di Berlusconi vi aspettate che Casini e Mauro votino con voi?

«Mi aspetto che tutti votino secondo coscienza e non come in una corrida. A mio avviso, però, sarebbe preferibile se la deliberazione sulla decadenza arrivasse per una sentenza della magistratura piuttosto che per un voto della politica. Dopo che gli anni di interdizione sono stati ridotti a due, mi pare di intravedere un piccolo spiraglio. E se tutti gli attori politici faranno qualcosa per allargarlo, si potrà anche trovare un modo affinché , in tempi congrui, un giudice verifichi se la legge Severino sia costituzionale ed in linea con il diritto comunitario>>.

Ma se invece il Parlamento dice sì alla decadenza e Berlusconi chiede la crisi: che succede?

«Per me, dal 2 ottobre non si torna indietro. E credo che anche i numeri restino quelli».

(Tratto da Il Messaggero, intervista di Carlo Fusi)