Iran: in arrivo nuove sanzioni Usa

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Iran: in arrivo nuove sanzioni Usa

29 Ottobre 2007

Il segretario di Stato
americano Condoleezza Rice e il segretario al Tesoro, Henry Paulson, giovedì
scorso hanno annunciato che gli Stati Uniti l’imposizione di nuove sanzioni
economiche all’Iran. Nel mirino finiranno le tre principali banche iraniane (Melli,
Mellat e Saderat), le società e le persone legate alla Guardia Rivoluzionaria
Iraniana (Gri) e al suo esercito, i Quds. Del Gri verranno colpiti soprattutto
gli interessi economici, in particolare quelli connessi all’industria del gas e
del petrolio, ampiamente dipendenti dal sistema economico internazionale.
Impedire alla Guardia Rivoluzionaria l’accesso ai circuiti finanziari e
commerciali americani (e per estensione a quelli globali), servirà, almeno
nelle intenzioni, a ridurre il flusso di finanziamenti destinato al programma
di proliferazione nucleare e alle attività terroristiche in Iraq e in altri
paesi.

Dai soliti sospetti arrivano
le solite critiche alla decisione dell’amministrazione Bush. In prima linea
troviamo Putin, per il quale le sanzioni non faranno altro che peggiorare la
situazione, e i democratici americani, che temono, ad eccezione di Hillary
Clinton, che l’inasprimento del regime sanzionatorio rappresenti un passo in
avanti verso lo scontro militare. D’altro canto, la Rice sottolinea che le nuove
sanzioni non implicheranno l’abbandono della strada diplomatica. Al Washington
Post, un membro dello staff di Bush spiega che anzi si tratta di un modo per
prevenire il conflitto: “Il Presidente non vuole essere costretto – e non vuole
che il suo successore sia costretto – tra due scelte spiacevoli: vivere con un
Iran nucleare o usare la forza militare per prevenire che l’Iran fabbrichi armi
atomiche”.

Il leader delle Gri, il generale
Mohammad Ali Safari, ha già annunciato che i suoi uomini sono pronti più che
mai a difendere la rivoluzione iraniana, mentre un portavoce del ministro degli
Esteri ha dichiarato che queste sanzioni sono destinate a fallire.

Si spera che il tempo non
dia loro ragione e che invece le sanzioni contribuiscano in maniera
determinante a ridurre le risorse economiche di cui le Gri si avvalgono. Le
sanzioni imposte dall’Onu nel 2006 sono state in effetti più benefiche che
dannose per la Guardia Rivoluzionaria. Le Gri hanno infatti colmato il vuoto
lasciato dalle banche e dalle aziende che hanno preferito lasciare il mercato
iraniano, assumendo il controllo dei maggiori giacimenti di petrolio e di
numerosi progetti di costruzione. Hanno trovato nuovi partner finanziari
internazionali, riuscendo a fare notevoli profitti poi devoluti al sostegno
dell’insurrezione in Iraq, agli Hezbollah e ad altri gruppi terroristici, e al
programma nucleare iraniano. I loro partner nel business del petrolio includono
aziende giapponesi, sudcoreana, austriache, turche, bulgare e ungheresi, senza
contare i finanziamenti dalla Cina.

Colpendo il settore
bancario, dove ha già ottenuto qualche risultato positivo, Washington spera d’indurre
le grandi banche internazionali a lasciare l’Iran. Credit Suisse, Deutsche
Bank, Dresdner Bank e PNB-Paris Bas hanno troncato più di un affare con gli
ayatollah, ma ancora numerose sono le banche che continuano a operare a Teheran
e che facilitano le transazioni delle Gri (tra cui diverse banche italiane). La
novità incoraggiante introdotta dalle nuove sanzioni è la maggiore difficoltà
che le banchi d’affari incontreranno per mantenere i rapporti sia con Stati
Uniti che con l’Iran, e questo per due motivi: innanzitutto, il dollaro
americano non potrà più essere utilizzato dalle banche iraniane che verranno
colpite dal provvedimento, quindi se una banca estera riceve dollari da una
banca iraniana, non li potrà impiegare sul mercato americano senza violare la
legge Usa. Inoltre, se Washington scopre una transazione tra una società o una banca
estera e uno dei soggetti iraniani destinatari delle sanzioni, una legge del
Patriot Act permette di trattenere fondi dello stesso valore appartenenti a
tale banca o società negli Stati Uniti. Queste nuove restrizioni rendono molto
più rischioso il riciclaggio di denaro sporco e più difficile la vita di chi
continua a fare affari con l’Iran.

Purtroppo, il successo delle
nuove sanzioni dipende anche dalla volontà dell’Europa  e di altri paesi di aderire, cosa poco
probabile visto che molti paesi europei credono che le sanzioni siano
un’esclusiva del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ma con la Russia membro
permanente del Consiglio, non ci sono molte speranze. Agli Stati Uniti non
resta che andare avanti, con il sostegno di una coalition of the willing di paesi che si sono fatti una ragione
dell’impotenza dell’Onu, e che per questo ritengono che uno sforzo internazionale
comune potrebbe garantire la sicurezza internazionale senza giungere a una
soluzione militare.