Iran, la battaglia per la libertà è un impegno non negoziabile

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Iran, la battaglia per la libertà è un impegno non negoziabile

Iran, la battaglia per la libertà è un impegno non negoziabile

10 Febbraio 2023

In questi giorni il Festival della canzone italiana ospita sul palco del Teatro Ariston di Sanremo l’attivista di origini iraniane Pegah Moshir Pouh. Pouh racconta cosa succede nel suo Paese. Mentre a Kashmar, nell’Iran nord-orientale, le Autorità hanno chiuso una clinica in seguito a un confronto tra due donne sul tema dell’hijab.

La vicenda, documentata da un video diffuso sui social media, riguarda una donna velata che ammonisce un’altra donna per non aver indossato correttamente il hijab. Un medico della clinica interviene per difendere il diritto della donna di non indossare il velo come forma di protesta. La risposta delle autorità è stata immediata e brutale, con il medico accusato di “insultare una donna con hijab e insultare i chierici”. La clinica rischia di chiudere.

In Iran il fronte della battaglia per la libertà

Questo episodio è solo l’ultimo di una lunga serie di eventi che hanno visto la chiusura di attività commerciali, ristoranti, caffè e persino farmacie a causa della mancata osservanza delle leggi islamiche. In Iran portare l’hijab è obbligatorio. Una legge che rappresenta la sempre più stringente repressione delle libertà individuali nell’antica Persia.

Lo scorso 16 settembre moriva Mahsa Amini, la giovane di 22 anni deceduta in circostanze mai chiarite dopo la prigionia nel carcere di Evin, dopo essere stata arrestata della polizia religiosa a Tehran. Amini era stata accusata di non indossare l’hijab “adeguatamente”. Da allora, mesi di proteste pubbliche, repressione e violenza in tutto il paese. Donne e studentesse mostrano il loro sostegno alla battaglia per la libertà in un modo senza precedenti. Il movimento delle donne e dei giovani iraniani rappresenta oggi la più grande minaccia per il governo islamico dalla rivoluzione del 1979.

Una repressione brutale del dissenso

In risposta a queste proteste, le autorità iraniane hanno lanciato una repressione brutale del dissenso, arrestando migliaia di persone e imponendo pene severe, compresa la pena di morte, ai manifestanti. Questa repressione delle libertà individuali è inaccettabile e va condannata con fermezza. Di fronte a tutto questo, l’Occidente ha un imperativo morale. Deve esercitare la propria leadership nella difesa della libertà e dei diritti umani in tutto il mondo. Questo significa non arrendersi alla tentazione di intrattenere relazioni con regimi islamici autoritari come l’Iran, che sono noti per la loro intolleranza e repressione.

Non dobbiamo cadere nella tentazione di scendere a compromessi per ragioni di sicurezza o interessi economici e sostenere, costi quel che costi, i nostri valori fondamentali. Questo significa anche sostenere gli attori che lottano per la libertà e la giustizia, come il popolo ucraino che affronta una minaccia costante da parte di un dittatore alleato e amico degli islamofascisti iraniani.

Servirà un impegno fermo e coerente a favore della democrazia, dei diritti umani e della libertà individuale, nei luoghi dove questi valori sono sistematicamente oppressi. Solo attraverso questo impegno incrollabile per i nostri valori possiamo proteggere la nostra libertà e garantire un futuro migliore per le generazioni future. È nostro dovere morale sostenere e difendere la libertà ovunque essa sia minacciata.