Jackie Kennedy, l’ultimo giorno del presidente

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Jackie Kennedy, l’ultimo giorno del presidente

25 Gennaio 2009

La citazione d’apertura è già un programma. Recita così: “Voglio il minimo delle informazioni date con il massimo del garbo”. Autore, Jackie Kennedy. E’ appunto la first lady, l’io parlante e la protagonista dell’ennesimo plot sull’omicidio del presidente degli Stati Uniti d’America. Ma nella fattispecie, la ricostruzione, come dichiara francamente l’autore Adam Braver, per quanto “sia prevalentemente frutto della fantasia”, lavora su emozioni e pensieri a caldo, della vedova più celebre della seconda metà del “secolo breve”. Il libro, che ha la struttura di una fiction informata e documentata, racconta praticamente un’unica giornata: quel fatidico 22 novembre del 1963 di Dallas, e quanto vi potrebbe aver ruotato attorno. Mettendo a fuoco soprattutto dettagli, colpi d’occhio, fotogrammi di sguincio. L’attacco, d’altronde, è davvero mica male.

“Jackie arrivò alla Casa Bianca che portava la taglia 42; se ne andò che portava la 38”. A seguire altre annotazioni apparentemente secondarie, ma capaci di lasciare il segno, di disegnare una giovane donna, molto chic, ai vertici del mondo, più singolare, se non più umana, di quanto solitamente si ritiene. Scrive Braver: “Per i suoi abiti, Coco Chanel usava il jersey di lana, un tessuto fino allora adoperato per l’intimo maschile. Lo riteneva ideale per conferire conforto e sobrietà. Jackie esigeva che i suoi tailleur avessero linee pulite e compatte, che il tessuto fosse sostenuto, eternamente ingualcibile. Inoltre, Jackie rese  popolare l’acconciatura cotonata, il cappellino pillbox e i bottoni grossi come monete d’oro”. E, poco dopo, una malignità e un’arguzia: “Una volta il ‘New York Times’, chiese a Jackie se avesse veramente speso 30.000 dollari nelle boutique di Parigi nel corso di un unico viaggio. – Potrei spendere una cifra del genere – rispose lei, – solo se portassi biancheria intima di zibellino -. L’eternamente partigiana Pat Nixon replicò dichiarando che lei preferiva gli stilisti americani, i migliori del mondo, e aggiunse: – I vestiti, io li compro quasi tutti nei grandi magazzini di Washington”.
Poi, i momenti crudi. L’attentato, la corsa disperata in ospedale, il viaggio con la bara del marito appresso in orbita verso la capitale. Durante il fattaccio, la signora Kennedy, secondo Braver, si comportò alla grande: “La gente può dire quello che vuole riguardo alla sua classe e al suo portamento da debuttante, ma quando cominciarono a partire i colpi, lei gli andò sopra, per proteggerlo dalle pallottole; e Jackie lo sa bene che se non avessero colpito prima Jack, avrebbero di sicuro colpito lei”.

Adam Braver, “Dallas, 22 novembre 1963”, Einaudi, traduzione di Maurizio Bartocci, pagine 180, euro 16,50.