James Jones, la scelta della Rice per i territori palestinesi
05 Dicembre 2007
Il segretario di Stato
americano, Condoleezza Rice, ha nominato James Jones, ex comandante della Nato
e dei Marines, inviato speciale per la sicurezza in Medio Oriente. Dice il
portavoce della Casa Bianca, Sean McCormack, che il suo ruolo consisterà
principalmente nel monitorare lo sviluppo dei servizi di sicurezza palestinesi
e la cooperazione con le controparti israeliane. Jones sarà affiancato dal
tenente generale Keith Dayton, da due anni a capo del programma di addestramento
delle forze di sicurezza palestinesi facenti capo ad Abu Mazen, anche se con
risultati poco incoraggianti: Hamas infatti, quando ha preso il controllo della
Striscia di Gaza lo scorso giugno, ha avuto la meglio proprio su al-Fatah,
equipaggiato peraltro con armi americane. La speranza è che una figura di
grande autorevolezza come quella di Jones operi con maggiore efficienza nel garantire
la sicurezza dell’area.
Jones, sessantatreenne,
originario di Kansas City, Missouri, si è ritirato lo scorso febbraio dopo quarant’anni
di carriera militare: è stato Comandante Supremo nella Nato dal 2003 al 2006; comandante
dei Marines dal 1999 al 2003 e prima ancora ha partecipato alle operazioni di
soccorso nel nord dell’Iraq e in Bosnia. Agli inizi ha prestato servizio in
Vietnam: le dodici ore di resistenza sotto gli attacchi dei vietcong, insieme ai
suoi uomini, gli sono valse un’importante onorificenza, la Silver Star Medal, e
hanno dato una svolta alla sua carriera.
Dopo essersi ritirato, il
pluridecorato Jones ha guidato la commissione che aveva il compito di riferire
al Congresso lo stato delle forze di sicurezza irachene. Il suo report, che ha preceduto
la testimonianza del generale Petraeus, riconosceva i progressi effettuati in
Iraq ma denunciava anche la corruzione e le divisioni della polizia irachena.
Il report è stato strumentalizzato dai democratici per contrastare, senza
successo, la richiesta di Petraeus di proseguire con il “surge” in Iraq, perché
Jones aveva suggerito di procedere a una riduzione delle truppe per attenuare negli
iracheni la percezione dell’“occupazione” americana.
Rice lo definisce un
“esperto in diplomazia”, “un brillante stratega che capisce le sfide della
sicurezza in Medio Oriente”. In realtà, il generale non ha esperienza nel conflitto
israelo-palestinese. Anzi, riferisce il quotidiano israeliano Haaretz che la
scelta di Jones è tutt’altro che favorevole a Israele, paese con il quale il generale
ha avuto da sempre un rapporto “freddo”. Jones infatti, nel tentativo di espandere
il commercio con gli stati del Golfo, si è apertamente opposto alle leggi
americane che vietano alle aziende di sostenere il boicottaggio arabo nei confronti
d’Israele. Il Jerusalem Post, per di più, cita un ufficiale della difesa
israeliana secondo cui Jones farà certamente pressioni nei confronti d’Israele
affinché faccia concessioni in materia di sicurezza assumendosi i rischi
conseguenti, in un momento in cui le forze palestinesi non hanno la capacità di
tenere a freno il terrorismo.
Jones conserverà l’incarico
di capo dell’Institute for 21st Century Energy e della Camera di Commercio
americana di Washington; il generale è inoltre membro del Comitato direttivo
della Boeing Co., il secondo maggior produttore di aerei commerciali, e di
Cross Match Technologies Inc., che fornisce soluzioni d’identificazione
biometrica al dipartimento di Stato e al governo britannico.
E’ un amico stretto del
candidato presidenziale repubblicano John McCain e potrebbe diventare in futuro
ministro per l’Energia. Per questo motivo, c’è chi sostiene che non vuole
“sporcarsi le mani” con la questione mediorientale per evitare di mettere a
rischio il suo futuro politico.