Knockout, la resa dei conti firmata Steven Soderbergh

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Knockout, la resa dei conti firmata Steven Soderbergh

26 Febbraio 2012

Alla fine della proiezione del nuovo film di Steven Soderbergh “Knockout – La resa dei conti” si prova una strana sensazione. La sensazione di aver assistito, comodamente seduti sulla poltrona, ad un videogioco. Uno splendido videogioco, grazie all’abilità del protagonista. Anzi, della protagonista, poiché la storia ruota attorno a Mallory Kane (Gina Carano, americana di chiare origine italiane nata ad Albuquerque nel 1982, campionessa di arti marziali miste). Nella prima immagine la vediamo dimessa e infreddolita entrare in un tipico luogo di ristoro americano. Si siede al tavolo. Indossa una felpa bagnata e troppa leggera per proteggerla dalla neve, e ordina qualcosa di caldo. Volto grazioso, sul quale si percepiscono alcuni lievi lividi. Arriva un ragazzo. I due si conoscono. Iniziano a parlare. Lui la invita a tornare. Lei risponde negativamente. Pensiamo ad un banale litigio tra fidanzati.

Improvvisamente l’uomo la colpisce con estrema violenza al volto e l’atterra. I pochi clienti sono sbalorditi. Un ragazzo prova a fermare l’assalitore, che si sta accanendo sul copro della ragazza. Ma questa, si rialza in maniera sorprendente e inizia a combattere. Combatte con precisione e forza inusitata. Altro che agnello sacrificale in balia della furia omicida del maschio. Mallory è una macchina da guerra, e ben presto, con colpi micidiali da far impallidire un campione di arti marziali combinate al pugilato e alla lotta, riesce ad avere la meglio. Comincia così la fuga di Mallory. Man mano che il film di Soderbergh va avanti, sappiamo chi è Mallory (addestrata nei corpi speciali dei marine, diventata successivamente killer al servizio del  governo degli Stati Uniti, impiegata in operazione internazionali), chi è l’assalitore, e soprattutto perché e chi la vuole fare fuori.

Non è possibile raccontare, per ovvi motivi, la complicata storia, che si svolge, andando avanti e indietro nel tempo, tra Barcellona, Dublino, Londra, New York, San Diego, New Mexico, per concludersi nel sole e nel clima rilassante del mare di Spagna. Mallory non abbandona la scena dalla prima all’ultima immagine, interpretando sempre un ruolo nuovo: ingenua, spietata, seducente come Monica Bellucci in vestito nero attillato e tacchi a spillo, repellente in giubbetto sporco di barbona, fumettistica nei panni di Lara Croft pronta a sparare senza pietà, sofisticata nel ruolo di ricca signora in vacanza in un albergo lussuoso. Accanto a lei  sfila un cast stellare: Michael Douglas, Michael Fassbender, Ewan McGreg, Antonio Banderas, Mathieu Cassovitz, Channing Tatum. 

Soderbergh, regista profondamente americano pur se attento alle sfaccettature del cinema europeo, si diverte come non mai nel giocare con un genere, il thriller spionistico, che ormai, dalla consolidata serie di 007 alle moderne versioni di “Mission: Impossible” e “Bourne Identity”, si è trasformato grazie alla predominanza degli effetti speciali. Ma l’unico effetto speciale impiegato, con grande abbondanza, in “Knockout – La resa dei conti”, sono muscoli, corsa, agilità, calci e pugni, mosse da far impazzire gli amanti del wrestler di Gina Carano. Ormai le donne imperversano nell’action movie, dalla progenitrice Sigourney Waever nel mitico “Alien”, sino ad Angelina Jolie (“Lara Croft”) e Milla Jovovich (“Resident Evil”), passando per Uma Thurman di “Kill Bill”, senza dimenticare l’ultima arrivata, Rooney Mara (nel ruolo di Elisabeth Salander, protagonista accanto a Daniel Craig nella versione americana della saga ideata da Stieg Larsson “Millennium. Uomini che odiano le donne”).

Ciò che sorprende è che un regista dalle confermate capacità artistiche come Steven Soderbergh non avverta nessun problema nel portare a termine un film tutto sommato convenzionale. È questo il vero segreto di “Knockout – La resa dei conti”. Sperimentare sempre strade nuove, senza paura di affrontare le convenzioni.