La brutta fine dei comunisti italiani

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La brutta fine dei comunisti italiani

18 Luglio 2008

“Nulla è più emblematico della scelta delle località dove tenere i congressi di fine luglio operata dagli stati maggiori di Rifondazione, Comunisti italiani e Verdi, le terme di Chianciano e Salsomaggiore” Dice Francesco Bonazzi sull’Espresso (18 luglio) Ragionevole questa tesi che sarebbe emblematico per la sinistra estremista tenere il congresso nei santuari delle pisciate 

“Gli elettori di Catania, che a Claudio Fava hanno dato alle recenti elezioni l’insulto di 178 miseri voti per punirlo della sua ‘saccente indignazione’” Dice Giorgio Bocca su Venerdì (18 luglio) Bocca è arrivato alle conclusioni che Brecht suggeriva ai capataz comunisti della Germania orientale: bisogna proprio sciogliere il popolo

“Desidero restare fedele alla norma costituzionale” Dice Nicola Mancino alla Repubblica (18 luglio) Si tratta di quella che riguarda l’obbligatorietà dell’azione penale. Quella che invece che garantiva l’immunità dei parlamentari, Mancino l’ha liquidata nel 1993 e la riliquida in un rigo sopra della sua intervista. Chissà dove si trova tutta la calce necessaria a imbiancare sepolcri come Mancino

Il Cavaliere? E’ come Nerone” Dice l’Economist alla Stampa (18 luglio) Affidandosi troppo a giornalisti italiani con frangetta, l’illustre settimanale londinese sta assumendo uno stile da Joe Cricket