La Bulgaria è al centro del conflitto energetico tra Russia e Occidente

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La Bulgaria è al centro del conflitto energetico tra Russia e Occidente

03 Agosto 2009

Le elezioni parlamentari in Bulgaria dello scorso 5 luglio hanno spostato fortemente a destra il baricentro politico del paese. Questo cambiamento interno sta producendo rilevanti effetti sui rapporti con Mosca e sugli equilibri tra Russia ed Europa in campo energetico.

Sofia è il Paese più povero d’Europa e la perdurante crisi economica produce una crescita della disoccupazione di quasi mezzo punto percentuale ogni mese. Questa congiuntura economica si è innestata su una dilagante corruzione nello stato, che ha sensibilmente minato la legittimazione popolare del governo socialista dell’ex premier Stanishev. Infatti la coalizione del partito socialista al governo ha subito il dimezzamento dei suoi consensi rispetto alle elezioni del 2005: dal 34,2% al 17,72%.

Invece il 39,72% dei voti ha suggellato il trionfo del Gerb, acronimo bulgaro di “Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria”, la nuova forza politica di destra creata dall’ex sindaco di Sofia, Boyko Borisov, il nuovo primo ministro. Il Gerb è nato soltanto nel dicembre 2006, ma già nel maggio 2007 ha vinto nettamente le prime elezioni europee in Bulgaria, replicando sia alle europee, sia alle politiche di quest’anno. Borisov è un personaggio fuori dagli schemi. E’ stato pompiere, professore alla scuola di polizia e titolare di una società che forniva bodyguards alla nomenclatura comunista. Poi è capo della segreteria del ministro degli interni fino al 2005. Quando i socialisti arrivano al governo, Borisov diventa sindaco di Sofia sconfiggendo Stefan Sofiyanski, primo cittadino per tre mandati consecutivi.

La politica economica di Borisov è chiara: per conservare i livelli minimi di welfare in un quadro economico in continuo peggioramento, bisogna sacrificare gli investimenti di lungo periodo. Si tratta di progetti nel settore energetico che la Bulgaria sta sviluppando con la Russia: il gasdotto South Stream e l’oleodotto da Burgas ad Alessandropoli, in Grecia, oltre alla centrale nucleare di Belene, sul Danubio. Quest’ultimo progetto potrebbe essere sospeso in tempi rapidi, perché il ministro delle finanze Djankov prevede di vendere le azioni della compagnia pubblica che dovrebbe gestire l’impianto per ripianare il grave deficit pubblico. Il nuovo governo cerca l’operazione più conveniente: realizzare la centrale di Belene e l’oleodotto escludendo la Russia. Perciò Sofia è alla ricerca di investitori internazionali come alternativa ai prestiti promessi da Mosca. Quanto a South Stream la Bulgaria aveva già iniziato a distanziarsi da Mosca prima delle elezioni, aderendo lo scorso 13 luglio al vertice di Ankara per il gasdotto europeo Nabucco.

Il giorno stesso dell’insediamento del nuovo governo bulgaro, il quotidiano russo Nezavisimaya Gazeta ha pubblicato indiscrezioni di fonti russe sui gravi danni economici che Mosca potrebbe subire se questi tre grandi progetti venissero realmente interrotti – senza escludere ritorsioni contro Sofia. Il valore della centrale di Belene si aggira sui quattro miliardi di euro, mentre l’oledotto Burgas-Alessandropoli ammonta a un miliardo ed è controllato dalla triade russa del petrolio: Rosneft, Transneft e Gazprom Neft. Il danno di una defezione bulgara da South Stream è incalcolabile, perché la Bulgaria è il primo terminale europeo per il gas russo che attraversa il Mar Nero per evitare il transito in Ucraina. South Stream senza la Bulgaria equivale ad una Russia incapace di imporsi come fornitore energetico predominante per l’Europa.

Tuttavia sia in Russia che in Bulgaria ci sono condizioni politiche che frenano la rottura economica tra i due paesi. La centrale di Belene è realizzata da Atomstroyexport, il monopolista russo dell’energia nucleare. Il suo presidente, Sergei Shmatko, è anche ministro dell’energia, nominato direttamente dal presidente Medvedev. Allo stesso modo il presidente bulgaro Parvanov, pilastro del socialismo post-comunista, insiste per rispettare gli impegni assunti con Mosca. D’altronde era stato lo stesso Parvanov ad aver siglato l’accordo per i tre progetti durante la visita ufficiale a Sofia del premier russo Putin nel gennaio 2008. Già in quei giorni, nonostante i blocchi della polizia, nelle piazze di Sofia erano divampati tumulti di piazza contro l’ “imperialismo sovietico”. Ma gennaio è un mese letteralmente freddo per i rapporti tra Sofia e Mosca. Nel gennaio scorso la Bulgaria è stata la principale vittima della guerra del gas tra Russia e Ucraina. Ospedali, asili nido e scuole congelati dal freddo; penuria e rincaro dei beni di prima necessità perché le industrie erano a corto di energia.

Il disincanto verso la Russia e la conseguente urgenza di sottrarsi al suo imperialismo energetico è stato il principale focolaio che ha alimentato la vittoria della destra. Mosca ha sopravvalutato la fedeltà della Bulgaria destinandovi il tratto più importante di South Stream. L’Europa si ritrova un insperato alleato per rilanciare Nabucco. Ecco perché adesso la Bulgaria esce dalla sua tradizionale marginalità geopolitica per influire direttamente gli equilibri tra Europa e Russia.