La Cai ha tenuto duro e ora si prepara al decollo

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La Cai ha tenuto duro e ora si prepara al decollo

06 Novembre 2008

 

La Cai ha tenuto duro contro i sindacati, ha negoziato e ri-negoziato, non s’è fatta intimidire dalla minaccia di sciopero e ha messo sul piatto un miliardo di euro, smentendo tutti quelli che fino a ieri sostenevano che Colaninno &C. volessero prendersi la parte buona di Alitalia sborsando al massimo 300 milioni.

Furono ribattezzati “cavalieri coraggiosi” e un po’ di coraggio, in fondo, lo hanno dimostrato. Sono stati tacciati di opportunismo ma sfidiamo chiunque, specie se ha fiuto per gli affari, a imbarcarsi in un’avventura ricca di insidie per puro spirito di solidarietà. S’è detto che gli imprenditori si stavano sfilando e che i nuovi voli non sarebbero mai partiti invece Cai procede spedita verso il decollo della Nuova Alitalia fissato per il primo dicembre. Che sia quella la data del decollo o un’altra poco importa, quello che conta è che il vento soffi a favore della nuova compagnia e che le autorizzazioni per il primo volo arrivino presto, come stamani ha auspicato il  responsabile della divisione Corporate di Intesa SanPaolo Gaetano Miccichè: “Al momento non ci può essere nulla di esattamente definito in assenza delle autorizzazioni che aspettiamo. Toccherà poi a Colaninno e Sabelli decidere sui tempi e i modi delle iniziative”, ha detto.

Il momento, inutile negarlo, è delicato e anche un’ondata di scioperi potrebbe essere deleteria per una compagnia che cerca di nascere sulle ceneri di un vecchio carrozzone tirato avanti per anni dagli aiuti di Stato. Ebbene, nonostante l’atteggiamento ostile della Cgil prima e degli autonomi che ancora oggi continuano a piantar grane, la Cai ha continuato a camminare sulla strada intrapresa qualche mese fa. Ieri il commissario Augusto Fantozzi ha ufficializzato la somma offerta da Cai per le attività di volo di Alitalia: un miliardo di euro. Fior di quattrini, 600 milioni in più rispetto alle voci, ora smentite, secondo cui Colaninno&C. avrebbero messo sul piatto solo 3-400 milioni di euro per la parte buona della compagnia commissariata, la parte su cui gli advisor del ministero dello Sviluppo economico e del commissario devono esprimere in settimana un giudizio di congruità. Il corrispettivo sarà liquidato in più tranches e per circa 275 milioni in contanti (100 milioni al closing dell’operazione previsto il 30 novembre 2008) e 625 milioni accollandosi i debiti. E’ la più grande operazione privata mai fatta in Italia e questo dovrebbe bastare per valutare gli sviluppi senza sparare preventivamente a zero su Cai, l’atteggiamento opposto rispetto a quello che s’è visto da quando sono venuti alla luce i nomi degli interessati al salvataggio di Alitalia.

Ha ragione il ministro delle attività produttive Claudio Scajola quando dice che quella di Cai e degli imprenditori che partecipano alla cordata è una sfida rischiosa. Si può simpatizzare per l’italianità di un’azienda ma quando si decide di mettere una fiche sul tavolo senza garanzie di successo è per amore del rischio e perché il gioco vale la candela.

Del resto, non sarà per niente facile affrontare i problemi legati al trasporto aereo in un momento come questo: secondo le stime di Iata, l’industria del trasporto aereo soffrirà perdite stimate in 5,2 miliardi di dollari nel 2008. Il mix tra gli alti prezzi del petrolio (nonostante i cali degli ultimi mesi) e la caduta della domanda è un gelato al veleno per chi si affaccia nel settore timidamente ma con grande coraggio come sta facendo Cai. Gli industriali di Compagnia aerea italiana non hanno nulla (o poco) a che vedere con il trasporto aereo ma conoscono il sapore della sfida perché anche su questo hanno costruito la loro fortuna. I Benetton e Gavio sono i maggiori gestori di autostrade d’Italia; la famiglia Fossati (gruppo Findim) è proprietaria di una holding che comprende realtà industriali, immobiliari, finanziarie e agricole a livello europeo; Gianluigi Aponte è uno degli armatori più potenti del mondo; Emilio Riva è il re dell’acciaio italiano. Sono solo cinque esempi ma bastano per essere ottimisti. Dal primo dicembre o giù di lì dovranno fare i conti con una compagnia svuotata della sua parte migliore da anni di scelte manageriali sbagliate e  pronta ad essere gettata in un ring affollato dalle low cost. Servirà anche una grande operazione di marketing, un’iniezione di fiducia perché si torni a volare (i dati sul calo dei passeggeri di Alitalia sono drammatici). E, perché no,  in un momento di crisi internazionale che ha il suo epicentro nella bolla dei mutui subprime diminuire i prezzi dei voli sarebbe sicuramente un ottimo biglietto da visita per Cai.

Il ministro Scajola si è detto ottimista sulla capacità del management di risollevare le sorti del vettore italiano sostenendo che “nessuno mai ha investito una cifra di un miliardo di euro”. E come dargli torto?