La cannabis fa male, anche se c’è chi ancora scende in piazza per dire di no

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La cannabis fa male, anche se c’è chi ancora scende in piazza per dire di no

08 Maggio 2010

Si terrà a Roma oggi 8 maggio la “Million Marijuana March”, ennesima manifestazione contro il cosiddetto proibizionismo anti-droga. Se si trattasse di un’opinione su come arrestare il fenomeno, la liberalizzazione sarebbe un tentativo forse fallimentare ma apprezzabile; certo ci viene un dubbio (e che dubbio!) sul vantaggio anti-droga che potrebbero portare negozi di marijuana in pieno centro con tanto di pubblicità sull’uscio (si noti che a Los Angeles e Amsterdam, su richiesta degli abitanti, stanno chiudendo via via i negozi di vendita di marijuana e i marijuana-café, così decantati e “agognati” da noi).

Ma recenti manifestazioni simili a quella di oggi, prendono ben presto un’aria non “contro la marijuana e le droghe”, ma “contro chi le vieta”. Musica reggae e spinelli in gigantografie, magliette, simulacri di mega-canne danno un messaggio: la marijuana non fa male. Invece i rischi ci sono, stando a studi recenti che, come sul Canadian Journal of Psychiatry, mostrano che l’insorgenza di schizofrenia (malattia mentale tristissima) è proporzionale alla precocità dell’età di assunzione della marijuana; allucinazioni sono più frequenti in chi “fuma” due volte nel mese precedente rispetto alla popolazione generale ( su “Schizophrenia Research”). Per il Journal of Psychopharmacology del 2009 fumare cannabis da giovani comporta disturbi alla memoria da adulti; e dal sito Schizophrenia.com apprendiamo che "gli esperti stimano che l’8-13% dei casi di schizofrenia sono dovuti all’uso di cannabis". In Nuova Zelanda, l’uso della cannabis ha portato a ricoveri ospedalieri per un totale di 35 milioni di dollari nel 2005. E il rapporto del Ministero Neozelandese spiega che la cannabis è responsabile del 10% del totale dei casi di psicosi. Nel giugno 2008 la rivista “Archives of General Psychiatry” riportava che l’uso continuo di marijuana danneggia parti precise del cervello e nel luglio 2007 il Lancet riportava che il 14% dei casi di schizofrenia sarebbero evitati se non si fosse usata la cannabis. Sulla rivista “Drug and Alcohol” del 2005, settanta adolescenti che fanno uso di cannabis almeno 1 volta a settimana sono stati studiati a 12 ore dall’ultima assunzione. Risultato: attenzione, memoria e apprendimento alterati.

Conclusione: per evitare danni da droga, non basta non prenderla durante un compito che richiede una certa attenzione (per esempio guidare) per non fare danni, o poco prima: chi lo fa abitualmente rischia anche a distanza. E pensate che la cannabis faccia bene all’apparato riproduttivo? Si potrebbe continuare; certamente gli studi vanno approfonditi, ma il rischio appare evidente e richiama a cautela: fumare cannabis non è bere gassosa. Si dirà che anche alcol e tabacco fanno male, certo, ma allora perché non iniziare una campagna ecologica che strappi il corpo dei giovani alle insidie del commercio (legale o illegale, di stato o privato) di sostanze nocive ma redditizie per qualcuno? Continuare sulla via della banalizzazione a chi giova? Forse a chi sostiene che la vita umana è fatta a recinti e che ognuno nel proprio recinto può farsi quello che gli pare. Libertà? No: violenta solitudine. Pensateci quando vedrete “canne” sulle T-shirt per le strade della vostra città o quando sentirete qualche personaggio molto di moda vantarsi delle sue “trasgressioni” e contagiare con le sue vanterie milioni di ragazzi.