La Chiesa combatte l’inquinamento ma subisce quello ideologico
29 Agosto 2007
di redazione
Il 1 settembre la Chiesa italiana celebra la seconda Giornata per la salvaguardia del Creato. In contemporanea la CCEE, vale a dire il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, che ha sede a San Gallo in Svizzera, rende nota una Ricerca, pubblicata in italiano e inglese dalla Fondazione Lanza di Padova, su atteggiamenti ed attività delle Chiese cattoliche europee verso l’ambiente. Si tratta di una Ricerca scientifica, molto articolata, che fornisce dati quantitativi e qualitativi su cosa fanno gli uffici centrali delle Conferenze episcopali per la salvaguardia del creato, con chi collaborano, quali risorse vi dedicano, quali iniziative organizzano.
E’ una mappatura molto interessante da cui risulta un crescente impegno in questo campo e in particolare un interesse crescente per le tematiche del clima, dell’acqua, del risparmio energetico e il riciclaggio dei rifiuti. All’avanguardia si collocano le Conferenze episcopali di Germania e Austria, anche per la presenza in questi paesi di una diffusa sensibilità per questi problemi.
Dall’esame dei dati della Ricerca emergono però anche delle criticità e tutta una serie di iniziative desta delle perplessità in quanto a coerenza con la specificità cristiana. A Malta, per esempio, è stata fatta una indagine sull’impatto ambientale delle festività religiose celebrate nelle parrocchie che ha il vago sapore di concessione a mode ecologiste. In Germania è stato realizzato il progetto “Comunità ecclesiali per l’energia solare” durante il quale sono stati collocati su edifici ecclesiali 251 impianti solari per il riscaldamento. Niente da dire sull’utilità pratica dell’iniziativa, ma impegnare il nome delle comunità ecclesiali meriterebbe forse una causa migliore della pur utile energia solare. In Belgio e in Austria si è tenuta una Campagna di Avvento sull’uso dell’energia in casa. Siamo d’accordo che Cristo si è incarnato per cambiare totalmente la nostra vita, ma l’uso dell’energia in casa non è certamente tra le priorità. Malta ha istituito un sistema di management ambientale negli uffici della curia mentre in Ucraina si è tenuta una conferenza religiosa su “I problemi ecologici della Trans-Carpazia”. L’Austria organizza un corso di base sulla sostenibilità rivolte ai responsabili parrocchiali per l’ambiente, ai sacrestani e ai custodi. Vien da pensare se non sarebbe il caso di dirottare queste energie verso la catechesi e la teologia.
Queste ed altre iniziative documentate dalla Ricerca suggeriscono che l’interesse delle Chiese europee per l’ambiente è cosa buona, ma che si dà concretamente il pericolo di inquinamento ideologico, vale a dire di perdita della specificità cristiana per assumere atteggiamenti in sintonia con le versioni ecologiste e new age di oggi. Alcuni uffici delle Conferenze episcopali hanno anche preso posizione su problematiche molto concrete, rischiando così la strumentalizzazione. Quella austriaca ha aderito alla protesta contro l’eccessivo traffico sulle Alpi e al “digiuno dell’auto”. Credo che non mancassero cause migliori. In molti casi si registrano prese di posizione contro il nucleare e contro gli OGM e si sa, senza voler qui entrare nel merito, quali ipoteche ideologiche gravano su queste tematiche.
Si ha l’impressione che l’aumento dell’impegno e dell’interesse per l’ambiente, o meglio per il creato per usare un linguaggio religioso, si allinei su atteggiamenti politicamente corretti, spesso a rimorchio delle ideologie ecologiste, pacifiste e pauperiste che, in certe loro frange, condannano addirittura lo sviluppo in quanto tale e predicano la de-crescita e il non-sviluppo. I temi ambientali si prestano molto ad un uso moralistico e politico, mentre l’identità cristiana consiste nel vedere la natura come un dono del Creatore dato all’uomo affinché egli la governi con creatività e responsabilità, non rinunciando alla sua signoria. Il mondo è per l’uomo.
Più in generale, questi atteggiamenti corrono il pericolo di far sì che il cristiano si senta a posto nella coscienza quando risparmia l’acqua lavandosi i denti e che in questo consista la sua identità. In questo modo il cristianesimo si riduce a sola etica, in questo caso ad etica ecologica e la valutazione religiosa, spirituale, pienamente umanistica perché pienamente divina evapora nel generico. Del resto, con questi atteggiamenti è facile avere l’applauso del mondo. Basta seguire la corrente e si ha l’impressione di avere il consenso. Basterebbe però collegare il tema dell’ambiente a quello della vita, o della dignità dell’embrione o del rischio dell’eugenetica e l’assonanza politicamente corretta con il mondo finirebbe subito.