La Chiesa greco-cattolica ucraina sposta il Natale al 25 dicembre e fa asse con l’Occidente
07 Febbraio 2023
Anche a livello religioso l’Ucraina prende sempre di più le distanza da Mosca. Il conflitto tra i due Paesi incide sulla fede della popolazione di Kiev. La notizia è di quelle che fanno riflettere sulla direzione e il divario sempre più marcato a tutti i livelli rispetto alla storia delle due nazioni. La Chiesa greco-cattolica ucraina ha deciso di cambiare il calendario liturgico. La festa del Natale, celebrata fino ad ora il 7 gennaio, sarà invece celebrata a Kiev il 25 dicembre a partire dall’anno 2023.
In sostanza il Natale a Kiev non sarà celebrato insieme con i fedeli di Mosca ma nella stessa data, il 25 dicembre, dei fedeli occidentali. Una presa di distanza netta, precisa da Mosca e dalla sua storia anche religiosa, se è possibile tracciare una divisione tra fede e società civile. Ancora una presa di distanza a tutti i livelli dalla Russia. E a quanto pare i fedeli ucraini si sono detti più che favorevoli alla scelta, a causa e soprattutto per il conflitto, la guerra in corso.
La storia tra i due Paesi torna a dividersi e a percorrere strade diverse. La principale comunità cristiana in comunione con Roma, in sostanza, sarà più vicina all’Occidente. Il Natale il 25 dicembre. L’Epifania sarà festeggiata a Kiev il 6 gennaio e non più il 19 gennaio come a Mosca. Si è scelto così di prendere le distanze da tutto ciò che riguardava la cultura, la fede Russa. Un deciso cambiamento nei rapporti secolari in termini di culto tra i due paesi.
Un solco che in poco tempo si è approfondito, ingigantito. Una rottura con il passato religioso. L’arcivescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchuk ha deciso per una svolta, stile, come viene chiamata la scelta approvata durante l’ultima sessione del sinodo che si è tenuto pochi giorni fa il primo di febbraio. Un dato per tutti. Oltre il 90 per cento dei fedeli sostiene la decisione, la riforma.
Arrivano parole significative in tal senso. Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina in un messaggio parla, chiede “di ascoltare la voce della Madre Chiesa. Vogliamo che la nostra Ucraina sia diversa migliore a prima della guerra”. Diversi ma migliori è il messaggio raccolto è accettato anche dal mondo politico ucraino. Soddisfazione è stata espressa dallo stesso ministro della cultura. Ad affermare che in quel paese la religione e la cultura viaggiano insieme lungo il corso della storia. Come è accaduto nei secoli passati. Ieri 6 febbraio l’annuncio ufficiale.
Ma c’è di più. Molti commentatori hanno affermato che la svolta della Chiesa greco-cattolica vuole sostenere la popolazione e i militari sottoposti ai bombardamenti russi. Fare da apripista nel mondo ucraino. L’arcivescovo maggiore ha espresso il desiderio, la speranza che i fratelli ortodossi seguano questa decisione. Ha affermato “Ci stiamo muovendo verso lo stesso obiettivo. Un dialogo tra le due fedi religiose ucraine.
Su tutto aleggia la figura del patriarca di Mosca Kirill, la sua benedizione dell’aggressione di Mosca alla terra ucraina. Fin qui le frasi, le parole con cui è stata presa l’importante decisione di festeggiare il Natale il 25 dicembre come in tutto il mondo religioso occidentale. Ci sono inoltre da segnalare due differenti immagini che hanno fatto il giro del mondo e che riguardano il tema della fede su cui si inserisce il rapporto religioso dei fedeli in questa guerra di invasione russa contro la nazione ucraina.
Non sono passati tanti mesi da quando lo stesso patriarca russo Kirill è incredibilmente scivolato a terra durante una funzione religiosa a Mosca. Scivolato a terra sull’acqua santa. Benedetta. Un fatto casuale per chi non crede. Un fatto che ha però lasciati sbalorditi tanti fedeli. Un segno. Chissà ? Quasi all’inizio della guerra era toccato ad altre immagini fare il giro del mondo. L’ostia consacrata che venivava messa al sicuro dalla cattedrale di Kiev come sempre era avvenuto nel corso della storia ucraina ogni qual volta c’era stata una minaccia portata nel cuore della capitale. Il simbolo di Santa Sofia.
Due ali di persone, soldati, donne, bambini al passaggio di mezzi che si dirigevano fuori città con le ostie consacrate, che si inginocchiarono al passaggio prima di un segno della croce. Militari con il fucile sulle spalle. Donne con i fazzoletti sulla testa. A capo chino. Una veloce preghiera. Le labbra che si muovevano come al rallentatore. Allora la guerra era appena iniziata. Il popolo ucraino aveva iniziato a resistere e sta ancora resistendo anche grazie alla sua fede.