La chiusura domenicale di Palazzo Barberini è un’offesa per turisti e romani

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La chiusura domenicale di Palazzo Barberini è un’offesa per turisti e romani

24 Luglio 2012

La chiusura domenicale di Palazzo Barberini a Roma è una notizia che più di tante altre può far capire quale sia la criticità della situazione del sistema cultura nel Paese, e più in generale quanto l’Italia si stia pericolosamente avvicinando a un punto di non ritorno.

Dopo un lungo contenzioso con il circolo delle forze armate per disporre integralmente degli ambienti del museo, cominciato dalle colonne del Manifesto nel 1977, costato la destituzione del potentissimo direttore generale del Ministero per i beni culturali Francesco Sisinni nel 1994 e conclusosi felicemente con la sigla definitiva dell’accordo tra MiBAC e Ministero della Difesa nel 2006, la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio aveva potuto terminare i cantieri di restauro nel 2010 – costati 18 milioni di euro – e consegnare il palazzo alla Soprintendenza Speciale per il polo museale romano per il nuovo allestimento.

La Fornarina del Raffaello, la Giuditta e Oloferne e il Narciso del Caravaggio, il Ritratto di Enrico VIII di Hans Holbein, il Ritratto di Beatrice Cenci di Guido Reni, il Paesaggio con Agar e l’angelo di Poussin, le tele del Vouet e le opere di molti caravaggeschi fiamminghi attivi a Roma nella prima metà del XVII secolo, insieme a centinaia di quadri provenienti dai depositi e saggiamente alternati nel percorso espositivo, erano finalmente tornati a risplendere in un contesto restituito al suo splendore. In quattro anni sono stati restaurati piano terra e piano nobile, riscoperti i giochi d’acqua ed i grotteschi tipici dell’architettura barocca, recuperati lo scalone del Bernini e la scala elicoidale del Borromini, risistemati i giardini esterni e la serra.

Ora però, dopo un’intera primavera di aperture festive a singhiozzo con gran parte delle sale inaccessibili, si è arrivati alla saturazione degli straordinari dei custodi, che prevedono un limite di non più del 50% di giorni festivi nel proprio monte ore complessivo. Il blocco del turnover in vigore dal 1993 ha portato il personale del ministero da 24.000 dipendenti a poco più di 18.000 e a nulla sono serviti gli inserimenti dei 500 giovani assistenti tecnici museali al tempo del Giubileo e di altri 490 nel 2008: il ritmo dei pensionamenti è troppo rapido in una struttura la cui età media supera ormai i 55 anni.

Forse la Soprintendenza potrebbe spostare alcuni custodi dalla Galleria Spada o da Palazzo Venezia, musei meno densi di visitatori e capolavori, ma sarebbe comunque una soluzione temporanea destinata in breve a dimostrarsi inefficace. Si potrebbe invece valutare nel rinnovo delle concessioni ai privati dei servizi di biglietteria, bookshop e ristorazione un maggiore coinvolgimento per garantire i servizi di custodia. Qualcosa comunque va fatto, perché è impensabile sottrarre ai romani e ai turisti un gioiello, per quanto poco conosciuto, come Palazzo Barberini proprio nei giorni festivi.