La Cina in Germania l’ha fatta da padrone
29 Giugno 2011
Nel mese di agosto ripubblichiamo una serie di articoli apparsi nel 2011 sull’Occidentale – il "meglio di" interni, esteri ed economia, tra i più letti e commentati, e dunque ancora capaci di suscitare discussioni e confronto.
Turbocapitalismo made in China. E’ così che la Süddeutsche Zeitung, riprendendo in parte il titolo del fortunato libro di Edward Luttwak, ha definito, ironicamente, gli accordi economici che la Cancelliera Angela Merkel ha stretto con il Primo Ministro cinese Wen Jiabao durante il vertice di Berlino dei giorni scorsi. Si è trattato di una vera “invasione cinese”, come ha titolato la spregiudicata Bild Zeitung. In effetti il Premier cinese è arrivato a Berlino con ben tredici ministri al seguito: la più grossa ed importante visita a Berlino della storia dei rapporti tra Germania e Cina. Un forum economico finalizzato a rafforzare ancora di più i già solidi rapporti economici (e di potere) tra i due più principali esportatori mondiali. La Cina è al primo posto, la Germania al secondo.
In un documento ufficiale Wen Jiabao ha esplicitamente elogiato la collaborazione tra i due paesi: la Germania è, per la Cina, il miglior partner in Europa. Berlino e Pechino, con questo incontro, vogliono consolidare i proprio rapporti economici ed allargarli ulteriormente. Gli scambi commerciali tra Cina e Germania erano pari a circa 130 miliardi di euro nel 2010 e si presume raggiungeranno i 200 miliardi nel 2015. Nell’ambito delle consultazioni sono stati chiusi quattordici contratti per un volume di affari pari a oltre quindici miliardi di dollari, ovvero oltre dieci miliardi e mezzo di euro, come riportato dal Die Welt (28.06.2011).
Tra i principali beneficiari c’è l’azienda Airbus: la Cina comprerà, infatti, sessantadue areoplani modello A320. Era una affare molto discusso in quanto la Cina aveva richiesto un’eccezione per l’emissione di CO2 per il traffico aereo nell’Unione Europea. Anche l’azienda automobilistica Volkswagen ha concluso un importante accordo con il suo partner cinese FAW per la costruzione di una nuova fabbrica in Cina. Ma anche la Siemens ha avuto benefici economici dagli accordi.
Con questi affari la Cina di Wen Jiabao ha confermato di essere interessata e disponibile a importare prodotti tedeschi di eccellenza, ora si aspetta, però, che la Germania riconosca totalmente il mercato economico cinese, superando così i tanti ostacoli che spesso vengono posti a causa della scarsa libertà di scambio del mercato cinese e per la questione (mai risolta) legata ai diritti umani.
Angela Merkel, pur riconoscendo che i rapporti economici tra i due paesi migliorano costantemente, non ha risparmiato qualche critica. Oltre ad un doveroso accenno al problema dei diritti umani, la Cancelliera ha ricordato che le aziende tedesche hanno ancora forti limiti di operatività nel mercato cinese. Si tratta di un critica ripresa, tra l’altro, anche dalla stessa Süddeutsche Zeitung che in un commento di Stefan Kornelius ha ricordato come la Cina possa sfruttare il libero mercato occidentale, ma la Germania (e più in generale gli Stati occidentali) non possano fare lo stesso in Cina.
Anche il ministro degli affari esteri Westerwelle non ha negato che su alcuni punti ci siano forti differenze, ma ha ricordato come l’intensità dei rapporti tedesco-cinesi siano tali che queste divergenze possano essere comunque discusse e superate. Wen Jiabao, da parte sua, ha voluto rassicurare i partner tedeschi ed a ha invitato però, al contempo, a riconoscere e rispettare modelli diversi di economica di mercato.
Nell’atteggiamento del premier cinese e della sua folta squadra al seguito si è vista una certa consapevolezza della propria forza economica: Se l’Europa è in difficoltà, non abbiamo problemi ad aiutarla. La Cina è disponibile ad acquistare una parte del debito pubblico di alcuni stati europei, ha detto Wen Jiabao. Sono parole di un gigante economico affamato e, forse, incalcolabile. Ma non è finita qui. Come giustamente ricordato dalla Bild del 27.06.2011, stando alle previsioni attuali, entro la fine di questo secolo gli europei saranno soltanto il cinque per cento della popolazione mondiale e dal punto di vista economico la Cina supererà presto anche gli Stati Uniti. Il problema del futuro è che il più grande potenza del mondo per la prima volta nella storia moderna non sarà più una democrazia.