La Corea del Nord si risveglia per dichiarare “guerra generale” a Seul

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La Corea del Nord si risveglia per dichiarare “guerra generale” a Seul

20 Maggio 2010

Seoul ha formalmente accusato Pyongyang di essere l’artefice dell’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan del 25 marzo scorso, provocando 46 vittime tra l’equipaggio. Pyongyang ha paventato la “guerra generale” nel caso di ritorsioni sudcoreane.

La risolutezza sudcoreana nella gestione della vicenda Cheonan si percepiva sin dalle prime parole pronunciate dal Presidente sudcoreano  Lee Myung-bak, allorché dichiarò che “le indagini dovranno essere condotte in modo esauriente ed i loro risultati dovranno essere aperti al pubblico, così da non lasciare nessun sospetto circa le dinamiche dell’incidente”.  Sbagliava chi riteneva il comportamento sommesso delle ultime settimane adottato da Seoul fosse sintomo di debolezza. Semplicemente, prima di accusare ufficialmente Pyongyang, Seoul voleva essere certa della colpevolezza del regime di Kim Jong-il.

Per questo, il Presidente Lee aveva incaricato una commissione di inchiesta internazionale – comprendente esperti sudcoreani, statunitensi, australiani, inglesi e svedesi – di far luce sulla vicenda. Il rapporto finale degli inquirenti certifica l’ipotesi ritenuta più probabile già dai primi rilievi dopo l’incidente: l’imbarcazione è stata affondata da un siluro.  Gli investigatori hanno ritrovato tracce di esplosivi e frammenti di metallo compatibili con un siluro nordcoreano.  “Si tratta dell’unica spiegazione plausibile”, ha affermato Yoon Duk-yong, a capo del team di esperti.

Mercoledì scorso, dopo aver esaminato il rapporto finale, il Ministro sudcoreano degli Affari Esteri e del Commercio, Yu Myung-hwan, ha pubblicamente condannato la Corea del Nord. Il Presidente Lee ha promesso una “azione decisa” contro il Nord. Per contro, Pyongyang ha bollato le accuse come “false” e, nelle parole di un portavoce del Ministero della Difesa, sarebbe pronta a “rispondere con una guerra generale a contromisure azzardate”.  Pyongyang ha inoltre fatto sapere di essere intenzionata ad inviare in Corea del Sud un proprio gruppo di ispettori al fine di “verificare le prove materiali” oggetto dell’accusa.

Seoul ha incassato la solidarietà immediata del suo alleato più importante, gli Stati Uniti, presenti in Corea del Sud con diverse basi militari e circa 28.000 soldati.  “Vi saranno senz’altro conseguenze” per la Corea del Nord, ha fatto sapere il Dipartimento di Stato Americano.  Il Presidente Obama ha voluto far conoscere la sua opinione attrverso un comunicato stampa diffuso dalla Casa Bianca, dove si legge che l’inchiesta “punta alla conclusione che la Corea del Nord è responsabile per questo attacco[…]Questo atto di aggressione è l’ennesima dimostrazione del comportamento inaccettabile e del disdegno del diritto internazionale da parte della Corea del Nord”.

La Corea del Sud intende presentare in tempi brevi (forse già lunedì prossimo) al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una bozza di risoluzione, concordata con gli americani, volta ad aumentare la pressione su Pyongyang, inasprendo il regime delle sanzioni. Tokyo, Canberra e Londra hanno già dato il proprio assenso. E la Cina? La Cina ha preso tempo, dichiarando che esaminerà il rapporto con la dovuta calma e perizia. Nelle relazioni intrattenute con le due Coree, Pechino cerca sempre di apparire neutrale o comunque di non discriminare; in questo caso le risulterà difficile negare l’evidenza dei fatti.  La realtà, tuttavia, vede Pechino come l’unico attore in grado di scongiurare un conflitto non così improbabile come si possa credere.