La crisi dello Stato e il crollo dei viadotti
10 Marzo 2017
Crisi dello Stato e crollo dei viadotti. “Sette cedimenti in tre anni/ L’Italia dai viadotti fragili” così un titolo della Repubblica del 10 marzo commenta l’ennesima tragedia avvenuta nelle Marche con il crollo di un ponte. Certamente vi sono stati errori umani, certamente influisce la riduzione degli investimenti nella manutenzione, certamente pesa anche il terribile destino che regola le cose umane. Ma non è inutile ricordare come certe disgrazie avvengano con più frequenza da quando tra il governo Monti e la riforma Del Rio si sono svuotate le province e organizzate le città metropolitane e le aree vaste nel modo che sappiamo, senza definire istituzioni dalle nette responsabilità. La crisi italiana è innanzi tutto crisi del suo Stato sia dal punto di vista dello svuotamento di autonomie territoriali storicamente radicate sia parallelamente nel cedimento senza contrappesi della sovranità nazionale. I referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto sono solo una prima risposta. Le aperture a vere riforme istituzionali (cioè contrapposte ai pasticcetti Boschi) di Gustavo Zagrebelski a Silvio Berlusconi sono un altro segnale della gravità della situazione. Sarebbe utile che si occupa di politica si desse maggiormente da fare in questo senso
Se le notizie non fuggono più. “Un’iniziativa tanto inedita quanto clamorosa” scrive Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera del 5 marzo. Nel noto cronista giudiziario traspare quasi un elemento di panico per questa ideaccia della procura di Roma di contrastare le fughe di notizie sulle indagini giudiziarie. Aho! Così si toglie il pane dalla bocca di tanti onesti professionisti della pena e della fotocopia!
Angela Merkel, l’ultima speranza? “Angela Merkel’s visit to Washington next week will be among the most important- and most awkward- of her carreer” così inizia un editoriale del Financial Times del 10 marzo che affida alla Kanzellerin e alla sua capacità di domare Donald Trump, tutte le speranze di fondo del libero Occidente. Ho paura di avere visto un film molto diverso da quello che ci racconta l’autorevole quotidiano londinese parlando della positiva influenza internazionale di Berlino. La Merkel preparando l’omicidio politico di Silvio Berlusconi ha aperto una crisi di cui non si vede la fine di uno dei fondamentali Stati membri dell’Unione, volendo punire le colpe della Grecia (salvando però le banche tedesche) ha aperto una crisi finanziaria su cui solo san Mario Draghi ha messo una pezza, autorizzando le follie francesi (e inglesi) in Libia e Siria ha aperto un altro vaso di Pandora, pasticciando in Ucraina ha aperto una crisi con la Russia (con cui peraltro via Spd sviluppa accordi sul petrolio che sono invece interdetti all’Italia), ha una politica ambigua verso la Cina, ha partecipato al disastro della svolta di Ankara, per acquisire popolarità demagogica internazionale ha spinto Ungheria, Austria, Slovacchia a irrigidire le politiche antimmigranti mettendo insieme in difficoltà l’Italia, ha voluto quel pasticcione di Jean-Claude Juncker presidente della Commissione europea, e così via. Forse un commentatore inglese dovrebbe essere maggiormente consapevole dei rischi che possono derivare da un’egemonia tedesca sul continente europeo.
Ex. “Matteo Renzi e Barack Obama l’ex presidente americano, si incontreranno i primi di maggio a Milano” così una didascalia a una foto del Corriere della Sera del 10 marzo. Giochi di associazione: leggi questa notizia e ti viene subito in mente il film di Fausto Brizzi “Ex”, commedia di inganni e tormenti tra “ex” che non sanno dimenticare.