
La crisi dipende dalla debolezza dell’euro non dalla credibilità del Cav.

18 Settembre 2011
di Milton
La riunione dell’Ecofin che si è conclusa lo scorso week end, non ha, come accade sovente, prodotto novità di rilievo, se non la scoperta che la politica economica dell’area euro, in questo momento, pare sia condizionata dai veti, udite! udite!, di Austria, Slovenia e Finlandia. Per dirla alla Metternich, queste espressioni geografiche, queste economie trainanti, che sommate fanno meno di un terzo del PIL della povera Italia, pretendono garanzie finanziarie dalla Grecia prima di rilasciare la prossima tranche di prestito al paese ellenico. Sarebbe come chiedere a un mendicante una fidejussione per i cinque euro di obolo che gli si sta per dare…
Questa è l’Europa dell’Euro, una serie di organismi acefali, iperburocratizzati, senza leaders e senza visione, intrisi di particolarismi, senza radici comuni e con interessi spesso divergenti, con un paese forte, la Germania, che per storia e cultura non ha, diciamo così, nel suo DNA sensibilità alla cooperazione, né senso di riconoscenza.
La cruda verità è che l’Euro ha fallito: d’altra parte un’unione monetaria, senza uno straccio di unione politica, non poteva avere futuro. L’Euro è la storia di una grande ambizione delle burocrazie tecnocratiche (tendenzialmente massoniche e keynesiane) degli anni ’90, che hanno preteso di confezionare lo stesso vestito (l’euro) sia per una grassa signora di 80 chili (la Germania), sia per ragazzine mingherline e forse anoressiche (la Grecia, il Portogallo).
Questi sono i risultati, una moneta troppo forte per economie troppo deboli, parametri di riferimento rigidi che non tengono conto delle specificità dei vari paesi membri, una politica monetaria che pensa solo all’inflazione, infischiandosene del resto (rimarrà negli annali di storia dell’economia, la “lungimirante decisione della BCE di alzare i tassi di interesse solo qualche settimana prima dello scoppio della crisi dei mutui sub-prime).
Ma dove sono i padri dell’Euro: in Italia qualcuno è diventato Presidente della Repubblica, qualcun altro ci vuole diventare. Perché non ci spiegano tutto quello che sta accadendo, perché non ci spiegano lo scellerato concambio euro/lira che ha impoverito un intero paese?
Ma dove sono coloro che pranzarono sul Britannia e misero le basi di questa sgangherata unione monetaria: uno dei commensali sta per prendere le redini della BCE, scrive letterine al governo italiano (e in c.c. a Bersani) ed era a capo del Financial Stability Forum (sottolineo “stability”) quando scoppiò… d’improvviso … la crisi che tutt’ora viviamo. Dio ce ne scampi!
Siamo ormai da qualche mese nel ridicolo. Tutti, dalle massaie ai parlamentari, dal Trota e Calderoli a Di Pietro e Grillo, discettano di spread e aspettano l’apertura delle borse come se i mercati fossero diventati gli oracoli, che indicano ogni giorno la strada da seguire. I poveretti non sanno che ai mercati dell’aumento dell’IVA in Italia o delle privatizzazioni in Spagna, non interessa proprio nulla. I poveretti non sanno che il valore dei prodotti derivati di tutti i mercati del mondo è quasi 15 (quindici!) volte il PIL mondiale, che cosa volete che importi ai mercati se Berlusconi è credibile o meno o se la Merkel ha il di dietro abbondante?
Parleremo anche della manovra del Governo italiano appena varata (una pena!), ma non è questo il problema. La situazione italiana non è peggiore di quella di due anni fa o cinque anni fa, è sicuramente l’Italia non sta peggio di altri partner europei. Certo viviamo al disopra delle nostre possibilità, si cresce poco o nulla, ma questa è un’altra storia.
E’ in atto invece un attacco all’euro, per troppo tempo troppo forte e in qualche grattacielo di Shangai si è deciso che tutto quello stock di debito USA in dollari e relativi investimenti devono essere rivalutati, perché ora è venuto il momento di fare shopping in Europa. Quando il dollaro tornerà vicino a valori di 1,20/ 1,25 per un euro, la tempesta si placherà e finalmente al bar si smetterà di parlare di spread e si tornerà a parlare di calcio.