La diga, la controffensiva e chi vince in Ucraina

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La diga, la controffensiva e chi vince in Ucraina

La diga, la controffensiva e chi vince in Ucraina

06 Giugno 2023

In Ucraina è partita la controffensiva di Kiev tutta all’insegna del silenzio informativo. Tre le direttrici: Donetsk, Bakhmut e Mariupol. I russi dicono di aver distrutto carri armati e inflitto perdite al nemico, mentre il capo dei loro mercenari torna a prendersela con Mosca. Gli ucraini smentiscono e affermano che stanno avanzando.

La Russia, d’altro canto, non sta immobile. Nella notte ha bombardato la diga idroelettrica di Nova Kakhova, vicino a Kherson. Sono previsti allagamenti esponenzialmente superiori a quelli del Vajont, giusto per dare un’unità di misura, motivo per cui stanno evacuando più di 16mila persone. Da lì proviene anche l’acqua destinata agli impianti di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia: ancora non si sa che tipo di ripercussioni ci potrebbero essere dal punto di vista della sicurezza. C’è anche il sospetto che l’allagamento serva a obbligare la collocazione delle forze ucraine nella controffensiva. Nel frattempo, tuttavia, i russi negano ogni responsabilità e accusano Zelensky di aver orchestrato un auto-sabotaggio.

Secondo la rivista Foreign Affairs, al momento né i russi né gli ucraini sono in grado di vincere questa guerra. I potenziali esiti del conflitto sono  tutt’altro che chiari. Sul campo di battaglia, la situazione appare ancora fluida, incerta, la guerra potrebbe continuare ancora, per anni.
Da una parte c’è un Paese come l’Ucraina che contro tutte le previsioni si è rivelato una salda democrazia, decisa a difendersi con coraggio e a mostrare al resto del mondo cosa può fare un popolo, una Nazione quando viene aggredita, se è unita, ha leadership forti e armi a disposizione. L’Ucraina potrebbe vincere anche se il prezzo di questa vittoria sarà durissimo. La ricostruzione durerà anni, forse decenni. Il costo in termini di vite umane è stato alto e continueranno ad essercene. Il Paese sconta milioni di profughi.
Nel suo libro Overreach: The Inside Story of Putin’s War Against Ukraine, Owen Matthews, a lungo corrispondente estero a Mosca, racconta invece cosa potrebbe accadere in Russia. Abbiamo già detto delle liti, della lotta per il potere e delle propagande nei circoli attorno a Putin, dentro e fuori il Cremlino. La Russia già oggi appare un Paese ferito, umiliato sul campo di battaglia, con una economia allo sbando. C’è una sorta di pulsione autodistruttiva tra le cerchie del potere russo? Secondo Mattehews, se Mosca perdesse la guerra potrebbe diventare ancora più incline all’estremismo, alla paranoia e all’aggressione esterna di quanto non fosse prima della guerra, come accadde in Germania dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale.
Attorno a Putin ci sono falchi della elite convinti che lo Zar sia stato troppo tenero con l’Ucraina. Costoro potrebbero spingere lo Zar a usare armi nucleari. E cosa accadrebbe se membri del Klan dovessero prendere il potere dopo Putin? I risultati per la Russia e il resto del mondo sarebbero devastanti. Matthews cita un ex funzionario russo che ha lavorato a stretto contatto con Putin per 15 anni. “L’Occidente dovrebbe fare attenzione a ciò che desidera. Chiunque verrà dopo sarà molto peggio”.
Ieri il Cardinale Matteo Maria Zuppi è volato a Kiev per tentare la strada dei colloqui di pace. In seguito, dovrebbe recarsi anche a Mosca. Una delle ipotesi negoziali in campo resta il ritiro dei russi e la creazione di una zona demilitarizzata nel Donbas. In pochi ci credono.