La Fiat ha capito che in India il mercato dell’auto non conosce crisi
30 Agosto 2010
C’è un Paese dove l’industria dell’auto non sembra subire crisi e sembra anzi destinata ad un futuro assicurato. Non si tratta della Cina, bensì dell’India. Il possibile acquisto della coreana SsangYong da parte del produttore indiano Mahindra è l’ultimo esempio della forza dei carmakers indiani.
In Italia Fiat fatica senza gli eco-incentivi (-0,8% nel primo trimestre 2010); in Germania i grandi produttori registrano risultati in positivo grazie al forte traino della domanda cinese; negli Stati Uniti, solo Ford non ha beneficiato degli aiuti pubblici. In Asia, si legge tutto un altro spartito.
Il mercato giapponese, dopo essere sceso ai minimi storici in marzo, nei mesi successivi ha registrato una crescita robusta. In Corea del Sud, rispetto al 2009 si è avuto un rimbalzo della domanda del 17%. La Cina, secondo alcune stime (J. D. Power and Associates), nel 2009 avrebbe superato gli Stati Uniti diventando il primo mercato mondiale per le automobili mentre la prima metà del 2010 è testimone di un vero e proprio boom del mercato delle auto di lusso. Ma non è più (solo) la Cina a fare notizia.
L’India è già oggi il secondo mercato mondiale per le due ruote ed il quarto per i veicoli commerciali. In termini di "vetture passeggeri" vendute, l’India occupa ora l’undicesimo posto, ma entro il 2016 si prevede possa ricoprire la settima posizione, con un valore stimato superiore ai 145 miliardi di dollari USA (fonte: Automotive Mission Plan 2006-2016). Nell’ultimo lustro l’automotive indiano è cresciuto mediamente di oltre il 20%. Nello scorso mese di luglio, la Society of Indian Automobile Manufacturers (SIAM) ha registrato una crescita del 38% su base annua, ovvero 158.764 veicoli venduti.
Da Toyota a Nissan, da Ford a Volkswagen, tutti i big internazionali dell’auto vedono l’India come uno dei mercati del futuro, FIAT inclusa. La casa di Torino punta entro l’anno al raddoppio delle auto vendute rispetto al 2009 e ha recentemente stipulato una joint venture con Tata per la produzione di utilitarie. In futuro sentiremo senz’altro parlare di Geely, il carmaker cinese che di recente ha acquisito Volvo, ma non mancheremo di imparare anche i nomi di Tata e Mahindra, due case automobilistiche indiane che stanno rapidamente accrescendo il proprio prestigio internazionale.
Tata Motors è la più grande casa automobilistica indiana. Venti miliardi di dollari USA di fatturato nel 2009/2010, oltre 24.000 dipendenti, il secondo produttore mondiale di autobus e il quarto più grande produttore di camion del mondo. Un ritmo di crescita impressionante negli ultimi cinque anni: oltre il 25%. Nel giugno del 2009 Tata ha iniziato la produzione, per il mercato indiano, della Nano, l’auto più economica a livello mondiale. A soli tre mesi dall’inserimento sul mercato, Tata ha ricevuto ordinativi per 200.000 unità.
Tata non cresce solo nel mercato interno: nel 2008 è stata protagonista di due acquisizioni di rilievo sul panorama internazionale, Land Rover e Jaguar, società in declino che ora crescono a tassi eccezionali nei mercati emergenti. L’altra big dell’auto Indiana è Mahindra Mahindra, specializzata nella produzione di jeep e di sport utilities. Oltre 7 miliardi di dollari USA di fatturato e più di 100.000 occupati. Nel 2005 ha firmato una alleanza con Renault per la produzione e commercializzazione della Logan in India. Con l’acquisizione della sudcoreana SsangYong, produttore di SUV, Mahindra intende allarga le proprie ambizioni internazionali.
Nel 2010 l’economia indiana potrebbe crescere oltre il 9% (stima FMI), ed un contributo rilevate arriverà dal mercato dell’auto, in forte espansione. Gli indiani non sono solo bravi ingegneri, ma anche capaci costruttori di automobili.