“La fine e l’inizio”: una storia profondamente umana
03 Luglio 2012
Lo scorso 22 Giugno, presso la Sede di Rappresentanza del Banco Popolare a Palazzo Altieri, in Roma, è stata ricordata la figura del Beato Giovanni Paolo II con la presentazione del volume “La fine e l’inizio” di George Weigel. Il libro ripercorre la vita del grande Pontefice che, con il suo pontificato lungo quasi trent’anni, ha lasciato importanti segni nel secolo appena concluso.
Primo relatore il Card. Camillo Ruini, che ha sottolineato le doti di storico del prof. Weigel il quale, in questo secondo volume dedicato a Giovanni Paolo II, è riuscito a parlarne con l’adeguato distacco determinato dalla sua scomparsa. Si è soffermato sulla sua contrapposizione alle politiche allora condotte nei paesi dell’ex blocco sovietico: una lotta “fra la vita e la morte”. Alcuni storici si chiedono se la sua azione sia stata veramente decisiva per la caduta del Comunismo, poiché esso sarebbe caduto – prima o poi – per cause concrete, ma nessuno si attendeva che ciò avvenisse già alla fine degli anni ‘80. Questa accelerazione è attribuita da molti, tra cui Weigel, alla pazienza e tenacia di un Pontefice in grado di impegnarsi affinché non vi fosse un accordo formale e diplomatico fra i due opposti (mondo cattolico e comunista), ma piuttosto su tutti gli aspetti della dignità dell’uomo e la priorità del bene comune. Il Card. Ruini si è poi soffermato sugli ultimi anni di pontificato, dedicati all’evangelizzazione dell’Europa, fondamentale in paesi come: Italia, Spagna, Francia e Polonia; ma anche degli altri continenti. Karol Wojtyła era uomo di intensa preghiera. In merito, il Card. Ruini ha voluto concludere il suo intervento raccontando la sua personale esperienza di oltre venti anni al fianco di Giovanni Paolo II, e ricordandolo come un uomo che considerava la messa quotidiana come il momento centrale della giornata, riuscendo – allo stesso tempo – a conciliare le sue doti di “uomo di governo”.
È poi intervenuto il Presidente dell’Associazione fra le Banche Popolari, Avv. Carlo Fratta Pasini, che ha voluto aprire il suo intervento precisando che tutti noi ci sentiamo orfani del riferimento dato dall’imponente figura di Giovanni Paolo II. Ha poi proseguito manifestando il suo stupore, nel corso della lettura del volume, per la lotta al comunismo di Wojtyła, che non credeva fosse stata così tenace. Ricordando il suo insegnamento nel primo giorno di pontificato: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”, l’Avv. Fratta Pasini ha sentito la necessità di sottolineare di non perdere, oggi come non mai, l’indicazione della via da percorrere. Il Presidente ha voluto chiudere il suo intervento con un’immagine dedicata agli ultimi anni di pontificato di Giovanni Paolo II, ricordandolo come profondamente segnato dalla malattia ma, allo stesso tempo, sempre impegnato per il prossimo. Oggi si è portati a vivere come se la sofferenza non dovesse riguardarci, mentre il suo messaggio – come è stato sotto l’occhio di tutti – ha rappresentato esattamente l’opposto.
V’è stato un breve intervento dell’Autore, che ha voluto aggiungere alcune considerazioni relative alla fase in cui ci troviamo, ritenendo che dopo il Concilio Vaticano II (di cui ricorrono i 50 anni) si è conclusa con l’attuale ed il precedente pontificato la “contro-riforma”. Secondo Weigel, l’attuale ruolo della Chiesa è ora quello di ritrovare il suo ruolo missionario di evangelizzazione. Da storico ha voluto precisare l’importanza dell’impegno di Wojtyła nella caduta del comunismo, che emerge nella sua opera dall’analisi dei documenti successivi alla caduta del muro di Berlino. Ha poi voluto fornire l’immagine di una storia il cui percorso non viene determinato solo dai politici o dall’economia, ma dalla cultura. Proprio la crisi culturale che il mondo occidentale sta attraversando dovrebbe spingere ad una sua riforma, che permetta quindi di risolvere problemi di carattere sociale, politico, e demografico. Nelle parole che Giovanni Paolo II ha pronunciato all’Unesco, il 2 giugno 1980, questo aspetto è sintetizzato in tutta la sua forza: “L’uomo vive di una vita veramente umana per mezzo della cultura. L’uomo è il fatto primordiale e fondamentale della cultura”.
In conclusione, l’autore ha voluto esprimere ai presenti la possibilità, per tutti, di guardare al modello di Giovanni Paolo II, a molti vicino come modello di vita, e che esprime in maniera chiara come ci si sbagli pensando che i santi siano solo quelli “posti nelle nicchie degli altari”, dimenticando così che l’uomo è chiamato alla santità, perché quello è il progetto di Dio.