La Germania non è solo Angela Merkel. Cosa dice la Spd sulla crisi europea?
25 Novembre 2011
Al momento la Germania è il più singolare dei paesi europei. Nella crisi del debito sovrano, l’intero continente guarda a Berlino. E’ così che l’ultimo numero della Zeit ha aperto l’editoriale dal titolo: "Arriva l’ora X". Il paese di cui più si discute nei consessi internazionali e nelle redazioni di gran parte dei giornali europei è proprio la Germania. Ma cosa vogliono veramente i tedeschi? Un’Europa in cui si parli solo tedesco? In cui si affermi un’egemonia della Repubblica Federale? O forse tornare semplicemente al marco?
Che si parli di eurobonds, di fondo di stabilità, di titoli di stato o spread è il pensiero della Cancelliera Angela Merkel a essere preso come paradigma. Eppure se è vero che la Cancelliera rappresenta la Germania, non è l’unica voce. Il confronto politico sui principali temi ed argomenti dell’attuale crisi economico-finanziaria è molto acceso. Anche all’interno della sua stessa maggioranza i contrasti sono evidenti – ricordiamo, ad esempio, il voto contrario di un gruppo di parlamentari al fondo di stabilità nel settembre scorso.
Ad avere un ruolo fondamentale nel dibattito politico tedesco è, ovviamente, la SPD, il partito socialdemocratico. La SPD rappresenta il principale partito di opposizione. Tutti i sondaggi continuano a darla in svantaggio (31 per cento) di circa 3 punti percentuali rispetto all’Unione (34 per cento), ma hanno, comunque, ristabilito una distacco notevole rispetto ai Verdi (15 per cento) che nei mesi scorsi erano addirittura arrivati ad insidiare la SPD nel ruolo di seconda forza politica nazionale. Si tratta, dunque, di un partito che sembra essersi ripreso dalla minimo storico raggiunto nel 2009.
Il volto della SPD è oggi rappresentato da Sigmar Gabriel, un imponente signore, tondo e dalla retorica efficace. Nel dibattito sulla finanziaria di mercoledì scorso al Bundestag, il parlamento tedesco, il leader socialdemocratico ha rimproverato alla coalizione di governo di aver creato oltre 26 miliardi di altri debiti, ancora di più rispetto all’anno precedente.
Gabriel ha accusato il governo di scarsa credibilità e di violare il principio della riduzione del debito. Secondo Gabriel, la responsabilità del Governo è che in un periodo in cui la crescita in Germania è buona ed in cui sono cresciute le entrate, la Repubblica Federale ha aumentato i debiti. Il leader della SPD ha giudicato disastrosa la politica di Angela Merkel.
Non solo per il bilancio interno, ma anche, e soprattutto, in relazione all’Europa, dove la Cancelliera si fa promotrice, in tutti i paesi europei, di una nuova politica economica che superi la politica del debito. Tuttavia, però, è la prima a creare nuovi debiti in casa propria. Fin qui la discussione di mercoledì scorso in parlamento.
Ma il vero è proprio manifesto socialdemocratico sulla crisi, Sigmar Gabriel l’ha definito in una recente intervista allo Spiegel (17 ottobre scorso). Il capitalismo, secondo il leader socialdemocratico, deve essere frenato su due livelli con un’economica sociale di mercato non solo a livello nazionale ma anche internazionale. È l’intero sistema finanziario internazionale a dover essere riformato. Secondo Gabriel ci troviamo di fronte ad una scelta da compiere: democrazia o dominio della finanza?
Per il socialdemocratico tedesco l’ideologia dei neoliberali ha fallito ovunque. Siamo ad una svolta epocale. Sono necessarie nuove regole sociali ed ecologiche. La prima iniziativa da intraprendere è quella di iniziare una politica comune europea dal punto di vista finanziario, tributario ed economico. Le banche devono, inoltre, tornare a servire l’economia reale. I mercati finanziari devono essere tassati e bisogna dividere la banche d’affari da quelle commerciali. Insomma, un programma ambizioso ma che, forse, sarebbe molto difficile realizzare se la SPD dovesse trovarsi al governo.
In ogni caso non è finita qui. La galassia socialdemocratica tedesca comprende anche un’altra personalità di spessore: Peer Steinbrück, già Ministro delle Finanze durante la grande coalizione del primo governo Merkel. Con molta probabilità sarà proprio lui il candidato della SPD che sfiderà Angela Merkel nelle prossime elezioni del 2013. Ha già avuto l’investitura ufficiale da parte del padre nobile della SPD (ma potremmo dire della Germania intera), ovvero l’ex Cancelliere Helmut Schmidt.
Nell’ottobre scorso, in un lungo estratto, pubblicato dalla Zeit, di un libro-dialogo con Helmut Schmidt, Peer Steinbrück, tra le tante proposte che ha lanciato c’era quella di alleggerire la Banca Centrale Europea dal peso del proprio bilancio con titoli di stato. Steinbrück ha ripreso quest’idea in un’intervista di ieri sulla rete tedesca n-tv.
Gli eurobonds sono una strada ormai obbligata e la Cancelliera Merkel, nonostante continui ad essere contraria, sembra non poter più sostenere molto a lungo questa sua linea, recentemente rafforza dal vertice con Monti e Sarkozy. Per Steinbrück, infatti, gli eurobonds sono l’unica alternativa ad una “rinazionalizzazione” dell’Europa, che sarebbe molto peggio, e dovrebbero essere accompagnati dalla creazione di un’agenzia europea del debito che dovrebbe emetterli.
Allo stesso tempo l’agenzia dovrebbe avere anche una funzione di controllo e stabilire, inoltre, le procedure. In realtà, la partita che si sta giocando a Berlino è quella per le elezioni politiche del 2013.