La Germania non guida più

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La Germania non guida più

18 Aprile 2018

La Germania non guida più. The Franco-German honeymoon has ended”. Wolfgang Münchau sul Financial Times del 16 aprile spiega le difficoltà della Merkel e che la svolta europeista di Martin Schulz era solo sua. Perciò Olaf Scholz, quando è diventato ministro delle Finanze e leader della Spd, l’ha archiviata. Anche Federico Fubini scrive della debolezza della Kanzlerin e di come la svolta euroscettica dei Paesi del Nord abbia una sponda a Berlino e in Baviera. Prima di creare un problema politico ad Angela Merkel, gli otto hanno avuto un via libera dalla Germania a dispetto della leader tedesca”. E così anche Guy Chazan sul Financial Times del 16 aprile: “Angela Merkel’s conservative party has severely criticised EU plans to create a European monetary fund, a move that will cast a pall over French president Emmanuel Macron’s efforts this week to win German support for eurozone reform”, il partito conservatore di Angela Merkel ha severamente criticato le proposte di Emmanuel Macron sull’eurozona.

Sotto il segno di Grillo, non può mancare qualche tratto comico nelle cronache politiche del momento. Oggi il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, ha rilanciato – in un’iniziativa, così pare, non concordata – tre proposte su povertà, famiglie e lavoro in attesa delle prossime mosse del Colle: punti non nuovi e già contenuti nel programma Pd, ma non così lontani da alcuni cavalli di battaglia dei 5 Stelle”. Così il sito Unioneonline dell’Unione sarda del 17 aprile riporta le dichiarazioni del reggente del Pd. Insomma con questi “tre punti” Martina penserebbe di guadagnarsi la cappa. Se il “reggente” non scherza quanto a semplificazione lievemente ridicola, è interessante notare come anche i cinquestelle stiano articolando il loro tradizionale riferimento alla comicità genovese come base del proprio comportamento. Queste le dichiarazioni registrate da Dino Martirano sul Corriere della Sera del 18 aprile dei due capigruppo del M5S Danilo Toninelli e Giulia Grillo: “La proposta di Martina è utile ai fini del lavoro che sta svolgendo, per l’analisi dei programmi di governo, il comitato scientifico presieduto dal professor Giacinto Della Cananea”. E’ evidente, con queste prese di posizione, come si stia arricchendo lo stile sfacciato di Beppe Grillo e dei suoi vaffa, grazie a fantozziani comitati scientifici supergalattici che solo la fantasia di Paolo Villaggio può avere ispirato.

Non è brillantissimo il destreggiarsi di Macron con le difficoltà del momento e della sua presidenza. In Europa la risposta è l’autorità della democrazia, non la democrazia autoritaria”. Così La Stampa onlline del 17 aprile riporta una frase di Emmanuel Macron dal suo intervento al Parlamento di Strasburgo. In Francia monsieur le président è in evidente difficoltà: dopo aver vinto le elezioni grazie al suicidio (più o meno pilotato) di François Fillon, all’omicidio del partito socialista francese compiuto da François Hollande, e alla compiutamente svelata inconsistenza di Marine Le Pen, il suo impegno si manifesta nell’assemblare gesti di apertura con manifestazioni di arroganza, senza riuscire a risolvere il suo problema: quello della inadeguatezza delle basi politico-sociali del suo potere. In Europa fa propaganda invece che politica, senza comprendere il malessere dell’area Est del Continente (che parla molto anche alla Baviera), le preoccupazioni dell’area baltica (che influenza molto anche l’area ex Lega anseatica della Germania) e le difficoltà dell’area mediterranea (si consideri solo come è rimossa la questione catalana). Nel mondo fa il bulletto invece di lavorare a costruire razionalmente una solidarietà occidentale che superi le umoralità di Donald Trump. La sua evidente impasse è testimoniata dalla frase che riportiamo che testimonia il momento in cui un politico entra nella fase “sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa”. Forse dopo Napoleone il grande, dopo il Napoleone il piccolo di Victor Hugo, siamo proprio arrivati a un Napoleone il piccolissimo.

Il “Goodbye Forlani” del “topino” Casini. La nostra prima scelta resta l’atlantismo, e su questo non sono ammessi giochini”. Così dice Pier Ferdinando Casini intervistato da Daria Gorodisky sul Corriere della Sera del 16 aprile. Il più furbastro politico italiano cerca di indossare i panni del suo antico maestro (quello si un vero statista) Arnaldo Forlani. Cerca di convincerci che c’è ancora il pericolo incombente dell’Unione sovietica, cerca di farci dimenticare che qualche mese fa la sua chioccia attuale, Angela Merkel, ha detto che non si può più contare sugli Stati Uniti come nei tempi andati raccogliendo i soliti sorrisini del partner francese del momento. Ma perché invece di dedicarsi ad analisi serie, se del caso criticando anche nel merito Matteo Salvini, il nostro si lancia in nostalgie – del tipo di quelle del film Goodbye Lenin sulla Ddr – sulla fedeltà atlantica? Immagino che il suo istinto da topino gli faccia pensare che forse così troverà qualche buchetto di groviera in cui ficcarsi per continuare a rosicchiare in santa pace.